martedì 5 novembre 2019

L’area tavernanovese possedimento di Maria, nipote di Sergio I Duca di Napoli.

Ho aggiornato un vecchio post del 2016, aggiungendo una immagine che meglio rende il risultato ottenuto.


Siamo al 18 Luglio 949: nell'ambito di una valorizzazione e ricalcolo di alcuni beni materiali, il duca di Napoli Giovanni III permutò, con il monastero di S.Severino e Sossio di Napoli, un mulino con un territorio in Arcora.

Voglio precisare qui che quando si parla di Arcora in un contesto anteriore al 1484 non si parla dell'attuale Casalnuovo ma di quel (vasto) territorio che era attraversato dall'Acquedotto Augusteo del Serino; nello specifico quel territorio attraversato dal suo pontecanale di lunghezza pari a 3,5 Km che, ricordiamo, tagliava in due l'antica via Nolana proprio a Tavernanova, grosso modo dopo la Chiesa Parrocchiale 100 m. più avanti verso Pomigliano; lo stesso acquedotto poi, nel suo andare verso la zona dell'attuale Casalnuovo, passava vicinissimo al "possedimento" dei Gaudioso.

Dunque, nella pergamena che attesta tale permuta (in "Monumenta ad neapolitani Ducatus historiam pertinentia, vol.2-2, di Bartholomaei Capasso), si ritrova che:

"[...] domino Iohanni Domini gratia consul et dux idest integrum campum nostrum campense quod pro ista parte arcora cum integrum intersicum suum qui est a parte meridiei iuxta viam publicam una cum introitu suo et omnibus sibi generaliter et in integrum pertinentibus qui in suprascripto sancto et venerabili nostro monasterio obvenit a domina Maria monacha filia quondam domini Marini lociservatoris, postmodum vero monacho visavio vestro per firmissimam chartulam offertionis scriptam que et ipsam chartulam offertionis scriptam nos habemus pro reliquum quod continet. [...]"

Ovvero che un parte imprecisata di arcata (dell'acquedotto) con tutta i terreni (censiti) attraversati e che dalla parte meridionale si trovava vicino ad una via pubblica - insieme alle sue intere pertinenze – erano toccati in sorte al Monastero da Maria, figlia di questo domino Marino "lociservatoris", monaca dello stesso Monastero di Napoli.
Marino era l'ultimo dei figli del Duca Sergio I (e perciò detto "lociservatoris", un appellativo che veniva dato al più giovane dei figli dei Duchi di Napoli), vedi anche Rif.[48]. Si presuppone che Marino possa essere stato il fratello del duca Gregorio IV di Napoli.
Come era costume per quel tempo, la monaca aveva portato in dote al monastero questo territorio ricevuto dal padre (sinnò nun ce traseva...).

La parte più interessante di questo studio, però, nasce dall'analisi del testo a seguire:

"Coherentem in suprascriptum integrum campum et in suprascriptum intersicum in uno tenientia ab uno latere parte occidentis campum heredum quondam domini Iohannis filii domini Salamonis sicuti inter se terminus lapideus est finis et habet per longitudinem in ipso latere passi tricentum decem et octo, et de uno capite a parte septemtrionis coheret campum heredum domini Stefani sicuti inter se levata est finis et habet ibidem latitudinem passi quadraginta et ex alio latere a parte orientis coheret ipsurn arcora dudum aqueductus usque et ad ipsum intersicum et da ipsum intersicum in parte meridie coheret terra sanctorum Apostolorum et habet in ipso latere a parte orientis da fine de campum heredum predicti domini Stefani qui est a parte septemtrionis usque in nostrum intersicum passi ducentidui et da ipsu intersicum usque ad supradicta via publica parte meridie habet passi centum quadraginta duo de longitudine et de latitudine ipse intersicus habet passi centum duodecim et a parte meridiei in capite de supradictum intersicum coheret suprascripta via publica que ducit ad ipsa arcora et habet ibidem latitudinem passi sexaginta sex."

Per la sua traduzione, mi sono avvalso dell'aiuto della prof.ssa A. Visone in quanto Vi sono dei passaggi che richiedevano un latino un poco più preciso del mio:

"vale a dire l’intero nostro terreno campestre che (è) da questa parte degli archi con l’intero suo pezzo di terra interposto che dalla parte di mezzogiorno è vicino alla via publica con la sua unica entrata e con tutte le cose pertinenti ad esso in generale ed per intero…
Confinante al soprascritto intero campo e al soprascritto pezzo di terra interposto in un solo corpo da un lato dalla parte di occidente con il campo degli eredi del fu domino Giovanni figlio del domino Salamone come tra essi il confine è una pietra terminale e ha per lunghezza nello stesso lato 318 passi e da un capo dalla parte di settentrione confina con il campo degli eredi del domino Stefano come tra essi il confine è diminuito e ha ivi una larghezza di 40 passi e dall’altro lato dalla parte di Oriente lo stesso confina con gli archi già dell’acquedotto fino allo stesso pezzo di terra interposto e dal pezzo di terra interposto nella parte di mezzogiorno confina con la terra dei santi Apostoli e ha (misura) nello stesso lato dalla parte di oriente dal confine con il campo degli eredi del predetto domino Stefano che si trova dalla parte di Settentrione fino al nostro pezzo di terra interposto 202 passi e dallo stesso pezzo di terra interposto fino alla sopradetta via pubblica dalla parte di mezzogiorno ha (misura) 142 passi di lunghezza e di larghezza lo stesso pezzo di terra interposto ha 112 passi e dalla parte di mezzogiorno lungo il capo del sopradetto pezzo di terra interposto confina con la sopradetta via pubblica che conduce agli stessi archi e ha ivi una larghezza di 66 passi."

La lettura di questa parte di testo fa emergere alcuni passaggi che dovrebbero indicare come questo territorio molto probabilmente abbracciava l'area tavernanovese; infatti:
  1. Suprascripta via publica que ducit ad ipsa arcora: quale strada conduceva ad arcora nel nono secolo se non (i resti, forse) della via Nolana? (cfr. la riproduzione della Tavola Corografica del Ducato Napoletano nel sec. XI di B. Capasso, a cura della Società Napoletana di Storia Patria)
  2. Intersicum suum qui est a parte meridiei iuxta viam publicam: se vi è una intersezione (di territorio, quindi un limites di una centuriazione) vicino a questa strada con le arcate dell'acquedotto (che vanno sulla direzione nord-sud), la strada è posta sull'asse est-ovest: quale è la strada intesecata dalle arcate del pontecanale e che era sulla direttiva est-ovest se non la via Nolana?
  3. Et da ipse intersicum usque ad supradicta via publica parte meridiei: si sottolinea che la via publica è al lato sud rispetto ad un limite (confine) della centuriazione.
  4. Coheret ipsum arcora dudum acqueductus: territorio attaccato (confinante) con gli archi dell'acquedotto.
Quindi, il fulcro di questo antico territorio era l'intersezione degli archi dell'acquedotto con la via Nolana e noi sappiamo che questa intersezione era in Tavernanova, come prima specificato.

Altre congetture su questa pergamena si possono fare nell'ordine di inquadrare il territorio nei limiti (e  misure) delle centuriazioni Suessola e Ager Campanus II, sfruttando un eccellente lavoro svolto da Giacinto Libertini, Bruno Miccio, Nino Leone e Giovanni De Feo "L’acquedotto augusteo del Serino nel contesto del sistema stradale e dell’urbanizzazione del territorio servito nell’Italia Meridionale":




Ager Campanus II, epoca di Silla e Cesarea, in colore verde
Centuriazione Suessola, in colore giallo
In rosso la Via Nolana e in blu il tracciato delle arcate dell'Acquedotto.

Dalle misure riportate nella pergamena (in passi ferrei della Chiesa di Napoli, 1 passo = 194 cm) e ammettendo che per "pezzo di terra interposto" si intenda un terreno a limites non "congruenti" con quello principale (pezzi di terreno a scacchiera...), si potrebbe abbozzare una configurazione di territorio che comprende l'intersezione tra i due tipi di centuria.
Per meglio vedere ciò, sfruttando Google Earth (R), ho posizionato le immagini elaborate dal gruppo di lavoro citato sopra su una nuova mappa. Si ottiene questo:




Si può quindi affermare, con buona approssimazione, che la parte pressochè centrale dell’attuale territorio di Tavernanova è appartenuto ai Duchi di Napoli fin dal nono secolo!

Primavera del 1945: da Pomigliano a Napoli

SDASM arch. : Wagner Melching 483rd Bomb Group Collection

In realtà dovrebbesi chiamare "Pimigiliano To Naples", così come trascritto da W. Melching.

La foto dovrebbe essere stata scattata nella primavera del 1945 e ritrae uno degli equipaggi del 483rd Bombardment Group, U. S. Army Air Corps, attivo in Italia con il suo bombardiere B-17.

La strada dovrebbe essere la nazionale che da Pomigliano arrivava (e arriva...) a Napoli, passando per Tavernanova.

...ma a che "altezza" siamo? A me da l'impressione di un tratto della Via Vecchia delle Puglie...

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