sabato 31 dicembre 2016

Auguri Tavernanova!

Le stagioni e gli anni si susseguono: auguro a tutti Voi un 2017 carico di soddisfazioni, comme 'o core Vuoste addesidera!

venerdì 30 dicembre 2016

Last minute: "Ogne minuto", canta Mario Abbate...

...testo: G. Porcaro, musica di Spizzica.


Ovviamente, tutto il resto è nella pagina "...e canzone do' zie Peppine" (link a destra).

sabato 24 dicembre 2016

Carmine De Chiara...sie gentile overamente!

La tua educazione alla onestà ti ha permesso questo, Carmine, nello spirito dei tuoi genitori.
E' inutile ca t'o ddiche..e t'o ripete: si gentile overamente!
Auguri di Buon Natale a te e a tutti quelli come te, refrattari ai facili guadagni...

VM

Calendario Tavernanovese 2017

Ciao a tutti,
come ogni anno c'è la proposta del "famoso" calendario.
Sulla rete, il calendario da parete classico lo trovate su lulu.com. Grosso modo viene a fare 15€.

Support independent publishing: Buy this calendar on Lulu.
Secondo me è troppo, ma non sono riuscito a trovare qualcosa di meglio che consenta a ciascuno di Voi di ordinare una copia.
Se però siete bravi con il bricolage, Vi passo i 2 file .pdf da stampare per ottenere un  calendario "casalingo" e pur sempre affascinante (elaccee'...).

I files sono i seguenti:

File 1 - Copertina + Dic 2017
File 2 - Gen 2017 - Nov 2017

Saludos.


martedì 13 dicembre 2016

Una poesia di Giuseppe Porcaro: "Come una foglia tremante"

Giuseppe Porcaro - Bayonne (USA) 1911 - Napoli, 199x

COME UNA FOGLIA TREMANTE

La sera
è tra le braccia del silenzio.
insonne,
un passero pispiglia
tra le rame della quercia antica.
e’ insonne come me,
il passero.
sfinito,
stordito come me
dalla follia canicolare
del lungo giorno estivo,
che andare mi vide affannoso
per rupi scoscese
per aspri sentieri
per rive di mare
per strade nemiche
dietro un sogno
smarrito,
svanito.
sulla quercia antica,
stremata,
dove il sole ha dissolto
il suo ultimo oro,
s’è addormentato il passero
dopo un ultimo palpito d’ali.
come foglia tremante
l’anima mia s’inchina
alla Notte
che scende coi suoi brividi
a catturare il mondo.

Una mini-biografia di questo compaesano illustre (senza offesa), paroliere insieme all'immenso Totò di alcune canzoni napoletane, la trovate qui.

lunedì 12 dicembre 2016

Bar Porcaro: la storia cominciata da Angela e Raffaele finisce e ne comincia un'altra....

Siamo nel 1911, la nave Duca D'Aosta attracca al porto americano di Ellis Islands.
E' il 16 Gennaio.

A bordo di questa nave, insieme a tanti altri alla ricerca del sogno americano, vi è una donna particolare, Angelina.

Angelina Barone, come si evince dal documento ufficiale delle autorità portuali americane, arriva negli Stati Uniti per ricongiungersi con il marito Raffaele.

16-01-1911 - Il registro di bordo (particolare husband Porcaro Raffaele)
Raffaele Porcaro era partito qualche anno prima, probabilmente nel 1905, per cercare fortuna negli States.





07-04-1905 Registro di bordo della nave Prinz Adalbert
I due coniugi si trasferiscono in breve tempo a Bayonne, dove ebbero il primogenito Giuseppe e, qualche anno dopo, Antonio. Ai due fratelli si aggiunse, tempo dopo, anche un altro figlio maschio, Salvatore.
La nostra famigliola si diede da fare oltreoceano e da lì certamente pianse l'Italia in guerra. Calmatesi le acque e concordemente con le risorse messe da parte, decisero di fare ritorno in Italia nella prima metà degli anni '30 e si stabilirono in quel di Tavernanova dove misero in piedi alcune case lungo la via Nazionale insieme al loro cugino Giuseppe, su un pezzo di terreno comprato in comune.

Raffaele Porcaro in una foto dei primi anni '50. Sullo sfondo l'ingresso della Salumeria con il portone.

Probabilmente si cominciò con l'import-export di derrate alimentari e di farine poi, con la presenza sempre più costante di Antonio (che negli USA lavorava stabilmente a Pittsburgh)
Primi anni '50 - Antonio Porcaro e Maria Grillo

in Italia nei primi anni '40, si decise di fare un passo importante: commercio al dettaglio di salumi, senza disdegnare un occhio ai prodotti proveniente dalle Colonie ('e coloniale....).
Gli anni passano, si sà, e dopo la tragica e dolorosissima parentesi della seconda Guerra Mondiale (dove la popolazione tavernanovese si ritrovava durante i bombardamenti abbasce 'a rotta 'e Peppe 'o russe), anche Tavernanova comincia a rialzarsi.
Siamo nel 1946 e di lì a poco ci sarebbe stato il grande vernissage: a fianco della Salumeria gestita da Angelina ecco nascere quello che sarà il primo Caffè tavernanovese: il Bar Porcaro, gestito principalmente dai coniugi Antonio Porcaro e Maria Grillo che affiancano i genitori di lui (Maria era di Ailano).


Bar Porcaro anni '50

Durante il boom economico degli anni '50, ecco arrivare al Bar Porcaro uno dei primi televisori a valvole per vedere Lascia o raddoppia e anche uno dei primi centralini di smistamento telefonia che consentiva il collegamento voce con Napoli (e con la vicina Casalnuovo). Ai plug di questo centralino era attiva la primogenita di Antonio e Maria, Enrichetta alla quale si aggiunse anche il fratello Raffaele.

Durante questi anni il Bar prese anche una conformazione di balera e di sala per cerimonie, grazie alle due sale interne al cortile. Vi era tutto il necessario: lo spazio, la musica dal vivo e buona pasticceria napoletana.
Un cliente certo di quei tempi è stato il proprietario del negozio di arredi sacri che si trova(va) all'inizio della salita che dai Quattro Palazzi di Napoli porta a via Duomo; me lo disse tanti anni fa, ricordando con commozione l'accoglienza che aveva sempre ogni volta che veniva a ballare in sala...!!

Anni '60 - Enrichetta nel cortile del Bar (e calcio balilla)
Fino alla fine dei '60, il Bar fu rinomato per la sua pasticceria, annoverando fra le sue fila un paio di ragazzi che avrebbero poi fatto strada in questa specialità...
Li potete vedere nella foto sotto, insieme con Raffaele.

La pasticceria del Bar Porcaro (con Raffaele in basso a dx) - anni '50
Dopo la morte di Maria Grillo e del fondatore Raffaele, avvenute entrambe nel 1969 (!), il timone è ancora saldo nelle mani di Antonio Porcaro e della figlia Enrichetta, a cui si affianca il marito Francesco Mercolino che collabora alla gestione del Bar (ora non più pasticceria) fino al 1980.
Nel 1981 anche Antonio Porcaro lascia i suoi cari e il Bar a questo punto viene gestito principalmente dai coniugi Francesco et Enrichetta.

2006 - Bar Porcaro: Francesco et Enrichetta
Agli inizi del Terzo Millennio (siamo nel 2006), e sulla soglia di circa 60 anni di attività (e con la dipartita di Enrichetta nel 2011, ultima della stirpe Porcaro del ramo di Raffaele), il timone viene progressivamente preso in mano dal terzogenito Antonio, per mantenerlo fino ai giorni nostri.

Ma - ed è notizia di questi giorni - il 12 Dicembre 2016, l'icona tavernanovese Bar Porcaro esce definitivamente di scena.

Sono certo che con essa non escono di scena i ricordi legati a tutti i suoi protagonisti, non solo i fondatori, i proprietari e tutti coloro che vi hanno lavorato come "dipendenti" (the guys of the bar: Mario Maione, i fratelli Vincenzo e Carmine Visone, Alfredo Liguori, Ferdinando Procella, Gennaro Di Somma, Vincenzo, Pasquale, Massimo Manna, Gennaro e Renato Liguori, Raffaele Esposito, Raffaele per aggiungerci i più recenti Salvatore Riva, Anna di quelli di cui ricordo il nome e talvolta anche il cognome...e se mi scrivete sarò ben lieto di riportare qui il vostro e ci metto anche l'antico nume Tore 'o cingh cianche...) che nei decenni si sono avvicendati e soprattutto i clienti che hanno costituito il patrimonio di questo che non è stato solo "un bar", ma un crogiuolo di storie vissute sotto la luce fioca di una lampada a filamento, di luci al neon sfarfallanti durante una partita a carte, davanti ad un bicchiere di spuma o di una "presa" d'annece con annesso caffè Bourbon. Oppure guardando pugilato o le partite dell'Italia. O facendo del bene, come la sera del terremoto del 1980, quando mio nonno Antonio mi fece dare del latte a lunga conservazione a chi lo cercava e ne era rimasto senza, e non aveva soldi con se per pagarlo, "Jamme ca m'o pave rimane, pienze 'e sta bbuone", diceva a qualcuno di questi.
E concludo con ancora un suo ricordo di quando lo venne a trovare un suo amico carnale di Casalnuovo che gli disse che stava partendo per l'America: mio nonno lo abbracciò e lo baciò e poi scoppiò a piangere come un bambino. In America avrebbe voluto ritornarci anche lui...per rivivere il sogno americano dei suoi genitori Raffaele e Angela.

Ora però il sogno ("americano" almeno nello stile) della Bakery viene ad incontrare i tavernanovesi, al vecchio molo del Bar Porcaro, per tentare un viaggio concettuale all'inverso rispetto a quello originale di Raffaele e di Angela.

Vi aspettano tutti qui, in questa novella e ipotetica Ellis Islands al civico 190 di Via Nazionale delle Puglie: sono Raffaele e Angela, Antonio e Maria, Raffaele e Enrichetta insieme ai tavernanovesi affamati di novità, per augurarVi che la vostra "America" sia qui e il più a lungo possibile.

Vincenzo Mercolino




giovedì 10 novembre 2016

04 Maggio 2011: cimitero di Casalnuovo

Al momento della tumulazione di mamma Enrichetta Porcaro, un nimbo si formò intorno al sole.
Fu visibile ad occhio nudo a tutti i (commossi) presenti.

Il nimbo (o aureola) è un evento naturale. Gli studiosi dicono che è anche raro.

Non potetti fare a meno di fotografare quello che ho considerato un messaggio di pace, un segno, un arrivederci a tutti noi...e che oggi, 10 Novembre 2016 data della sua estumulazione pongo, ancora commosso, alla Vostra attenzione...


giovedì 3 novembre 2016

A Tavernanova un "Caposaldo di Livellazione"

Dove si trova questo oggetto? E' inserito tra le mura esterne della Cappella di S.Maria ad nives.
Ieri sono stato a Tavernanova e ho scattato qualche foto. Tra queste, anche questo elemento:

Anni '50 - Placca di livellazione nella muratura della Cappella di S.Maria ad Nives
Si tratta di uno dei numerosi elementi che rappresentano materialmente sul territorio la “Rete di livellazione di alta precisione” sviluppata dagli anni cinquanta dall’ Istituto Geografico Militare allo scopo del mantenimento del riferimento geometrico di precisione su tutto il territorio nazionale, finalizzato a consentire la realizzazione dei lavori topografici necessari sia per la produzione cartografica che per la realizzazione delle grandi opere ingegneristiche.
Questa che vedete era una serie di placche poste lungo tutta la via Nazionale delle Puglie, credo per segnalare l'altitudine sul livello del mare del luogo.

Credo sia venuta fuori dopo la "messa in sicurezza" della Cappella.

domenica 9 ottobre 2016

Il ricevitore dei Dazi tavernanovese ha un nome...

Arcangelo Francese, Ricevitore dei Dazi di consumo a Tavernanova agli inizi del 1800.
Probabilmente era di S.Sebastiano al Vesuvio, ma lavorava a Tavernanova.
Riscuoteva praticamente le tasse per i consumi del vino ma anche per altre cose, quali animali, canapa, carte, grani, granaglie etc. (fonte:Della storia delle finanze del regno di Napoli: libri sette, Volume 3 di Lodovico Bianchini)
E' menzionato in un piccolo libretto di poesie e varie amenità, "Poesie giovanili Giovanni Di Biase", che venne stampato per un gruppetto di persone (gli associati) in un contesto che potrebbe essere definito l'antesignano del moderno self-publishing: gli associati pagavano un certa quota e l'autore/editore stampava qualche libretto e lo mandava loro.
Uno di questi acculturati associati era il ricevitore dei dazi in quel di Tavernanova, nel 1836.

Grazie per le visite!

Ah, si tenite 'ggenie 'e ve leggere 'o libbre...

sabato 1 ottobre 2016

1648: pure l'esercito di Masaniello passò per Tavernanova

Tutti sanno che Tommaso Aniello d’Amalfi, meglio noto come Masaniello, fu il principale protagonista della rivolta napoletana che vide, dal 7 al 16 luglio 1647, la popolazione della città insorgere contro la pressione fiscale imposta dal governo vicereale spagnolo.

Sotto la direzione del vicerè, il Duca d'Arcos, gli spagnoli decisero di affamare il popolo napoletano impedendo l'arrivo delle granaglie dalla Puglia attraverso la via Regia che passava proprio per Tavernanova: "A tale uopo prescelsero la via che, dalle Puglie per Ariano, menava alla detta città, essendosi infatti questa l'unica e sola via del più largo transito".
Masaniello e i suoi, quindi "si risolsero di occupare Ariano, come chiave del commercio delle Puglie. Per il che un esercito di popolani, con a capo Pietro di Biasio, Cappellano di Rua Catalana e Pier Luigi Yilprutz fu spedito alla volta di questa città.".

Ovviamente gli Arianesi chiesero "al governatore della provincia, il Duca di Salza, che era in Montefusco, un esercito per resistere. Allora il Duca recossi tantosto in Ariano e sul cadere di otto-bre 1647 attese a fortificarla, ingiungendo a tutti i Baroni delle terre attigue e fedeli alla Spagna di venirne alla difesa.
Intanto, al cominciar del nuovo anno, i popolani capitanati dal Yilprutz, da Orazio Vassallo, da Diego Anzalone e Giuseppe Morra arrivarono ai piani di Grottaminarda; ed il loro numero si veniva sempre più crescendo per effetto delle insolenze e soprusi degli Spagnuoli.
In vista di pericoli cosÏ imminenti, il Duca di Salza ordinò l'incendio di tutte le case di campagna attorno ad Ariano; ma questo espediente non gli valse.

I popolani infatti assediarono questa città, e nel 6 marzo del 1648 il Yilprutz ordinò un generale assalto alla medesima, che rinnovossi per 4 giorni di seguito, fino a che fu presa: e il Duca di Salza ferito."

(fonte: "A.M. Iannachino, "Topografia storica dell'Irpinia / per il parroco Angelo Michele Jannacchini")

mercoledì 28 settembre 2016

Condottieri di ventura: Angelino d'Austria (1387)

Siamo nel Gennaio del 1387, Angelino d'Austria (o Angelino Berger, Angelo Chel, Angelo di Stulich, Angelo di Sterlida), Duca di Bari, signore di Rutigliano e di Montenero "Esce da Napoli con 40 cavalli e si scontra presso Casalnuovo di Napoli con Giacomo Stendardo".
Il mese successivo, "i contadini di Trocchia e di Pollena uccidono otto suoi saccomanni; il condottiero si porta con i suoi cavalli tedeschi in tali borgate e le mette a ferro e fuoco".
(fonte http://www.condottieridiventura.it/)

Queste e altre battaglie fecero sì che quasi tutto il territorio arcoriano lungo il solco della antica Strada Consolare Appia venisse distrutto e tutta la zona impoverita.


Nota storica: Casalnuovo di Napoli "nasce" dopo il 1400

domenica 25 settembre 2016

La storia tavernanovese vista dalla grancia dei monaci cassinesi (Parte II et ultima).

Ricostruzione "ideale" della villa rustica tavernanovese
lungo la via Filichito
Ci siamo fermati al 1248/50. Adesso qualche altra battuta per proseguire.
Con l'eccezione della pergamena relativa all'anno 949, quasi tutte le altre sono state raggruppate dalla dott. M.R. Pilone come riguardanti uno stesso fondo (n.1110, 1691, 1696, 793, 910, 146, 147, 247).
Nella fattispecie, la pergamena n.1696 ci dice che il fondo con casa coperta ad lista - con forno, alberi e un proprio frutteto, è detto Orticellu.
Nel 1250, secondo la pergamena n.1834, infine Letizia, vedova del defunto Simone Guindazzo, dona al Monastero di SS.Severino e Sossio un fondo con Casa, Curte et Harea proprio nei pressi del fondo che fu del Visconte e che confina da due parti con questo Orticellu.
Per concludere: la grancia tavernanovese MOLTO PROBABILMENTE comprendeva il complesso Gaudiosi e tutta la serie di costruzioni che si susseguono (susseguivano, capirete che parlianmo di scarsi 800 anni fa!) a partire dal complesso della Cappella di S.Maria ad nives fino ad arrivare grosso modo qui:


Tale grancia si è man mano consolidata nei secoli grazie alle donazioni di personaggi illustri dell'epoca (ricordiamo il Visconte di Napoli e lo stesso Duca!) fino ad essere luogo di taverna (nuova) agli albori del 1600.
Giusto per...vi ripropongo un particolare del dipinto del XVIII sec. (attribuito a R:Montanari), dove si vede Tavernanova e i due complessi (ormai distinti, vista la Regia Strada delle Puglie). In particolare, via Filichito non esiste, ma c'è il sentiero che portava fino all'ingresso (peraltro confermato da alcune mappe del XIX secolo) della grancia/villa lato Sud.


martedì 20 settembre 2016

La storia tavernanovese vista dalla grancia dei monaci cassinesi (Parte I).

Pseudo ricostruzione della villa rustica
tavernanovese (lato Nord)
Nello specifico, parliamo del complesso Gaudiosi, prima villa rustica romana, poi tramutatosi in grancia dei monaci di S.Severino e Sossio a fronte di alcune donazioni e/o di vendite.
Ma andiamo con ordine: siamo nel 949, il duca di Napoli - non uno qualunque! - permuta un molino con un territorio in Arcora.
L'analisi della pergamena insieme a quella della reticolazione delle centurie riconosciute sul territorio arcoriano, stabilisce che il territorio che va al duca comprende proprio il terreno dove è situato il palazzo Gaudiosi.
Non sappiamo se prima di tale anno vi fossero effettivamente dei ruderi di una villa rustica romana, ma sappiamo che quest'area era stata possedimento di Maria, figlia di uno degli eredi del Duca Marino, quasi un centinaio di anni prima (898) e che l'aveva donata a sua volta al Monastero (c'è però da sottolineare che, analizzando altre pergamene successive che riguardano Arcora, la presenza di case, ruderi o altro è stata sempre trascritta).
Dopo il 949, facciamo un salto diretto (non vi sono altri documenti) al 1200 circa, dove vi è uno scambio di proprietà tra Pietro Cacapice Truttello e il visconte Pietro Macza (Massa); tale fondo si trova in Villa Arcora (attenzione a "Villa").
Nel 1246 circa, lo stesso Visconte dona un fondo in loco Arcora al Monastero e poi, qualche anno dopo, insieme al fratello Napolitano Macza, vende al Monastero due fondi: Mocza e Orticellu.
Sembrerebbe che, contemporaneamente alla suscritta vendita, i coniugi Pietro Macza e la consorte Maria rinunciarono - sempre a favore del Monastero - ad una "casa coperta ad lista [...] cum integre omne bestie nostre et cum integre omne mobile nostrum".
Qui bisogna sottolineare due punti: la casa coperta "ad lista" è tipico di una villa rustica romana (e i resti di questa copertura si rilevavavno una trentina di anni nel complesso Gaudiosi); il mantenimento delle bestie, presente nelle ville rustiche più grandi come lo era appunto il complesso Gaudiosi, che si estendeva come un unicum che racchiudeva tutte le costruzioni a partire dalla cappella di S.Maria ad Nives fino all'ultimo rudere (ad oggi) che è giù su via Filichito (a destra).

giovedì 15 settembre 2016

Tavernanova e il culto dell'Addolorata: S. Gaetano Errico da Secondigliano...

...ne fu certamente il promotore indiretto anche da noi.
In un post di qualche anno fa, avevo riportato quanto ritrovato presso l'Archivio Diocesano di Nola, ovvero che, mancando i fondi per ristrutturare la Cappella di S.Maria ad Nives, l' Economo di allora (1856) visto che "In ogni anno gli abitanti di Tavernanova nell'ultima domenica di Ottobre sono soliti di celebrare una Festa in onore dell'Addolorata, per la quale, raccolgono e poi erogano trenta e più ducati.", proponeva che tale somma andasse per la ristrutturazione.

Tale devozione è nata sicuramente nel nostro paese non prima del 1818, anno in cui 'O Superiore afferma che una Chiesa dedicata alla Madonna Addolorata era da costruirsi in Secondigliano e il 1830-1835, anni in cui la Chiesa, costruita e benedetta, venne arricchita dalla statua della Madonna Addolorata.

S. Gaetano Errico è il 29 Ottobre....credo che anche questa sia una data da ricordare.

mercoledì 31 agosto 2016

1696: il Lettore dei Regi Bandi si presenta a Tavernanova

Duca di Medinacelli - Vicerè di Napoli all'epoca della Pragmatica
Siamo nel 1696, Carlo II emette la sua Pragmatica n.60, praticamente 'na legge che stabilisce 'na tassa.
All'epoca a Napoli comandava il Vicerè di Spagna, tal Luis Francisco de la Cerda y Aragón.
La gabella in questione (con ben 38 cavilli), ripresa nel 1717 e oltre, stabiliva che chiunque volesse vendere farine e suoi derivati nella Città di Napoli e zone limitrofe, doveva prima pagare la gabella in città e poi poteva passare alla vendita.
Ciò per evitare che l'immissione di farine et altro di contrabbando nella capitale non facesse vendere farine e derivati "regolari" presenti in città.

Nel Settembre del 1696, dunque, il Lettore dei Regi Bandi, Luigi Moccia, comunica (postilla 35) di aver letto con Trombette Reali negli infrasctitti Casali, e luoghi di Napoli Capo di Chino, Secondigliano,[...] e Ponte della Maddalena e Taverna Nova,[...]




Sarà stato uno spettacolo!

domenica 28 agosto 2016

Nel 1119 forse la prima traccia della vita nella grancia Tavernanovese

Contadini al lavoro - Miniatura cassinese degli inizi dell'XI secolo
In una offertio in Arcora da parte di Giovanni Seniore e di suo cognato Adenulfo al Monastero di S.Severino e Sossio, si ritrova che il territorio che loro offrono al Monastero aveva i seguenti confini:

"iuxta riu qui nominatur de Silice, iuxta viam qui pergit ad Summam, iuxta semita qui vadit ad illa obedientia vestra de diete monasterio et alios confines"

La semita è un sentiero. In alcune mappe dell'area, a partire dalla pergamena del 1695, consultabile presso l'Archivio di Stato di Napoli (vol.1845 - XVI del materiale iconografico sui "Monasteri Soppressi") è tracciato un sentiero che, partendo grosso modo dalla zona dell'attuale Parrocchia della Addolorata, si congiungeva all'attuale Via Plinio.
L'obedientia del Monastero è da intendersi come una dependance  dello stesso, ovvero la pars massaricia che ritroviamo nelle curtis al IX-X sec. come evoluzione delle ville rustiche romane.

Questa pergamena dunque, con beneficio d'inventario in quanto vi è un'altro gruppo di scritti interessanti, ha molte probabilità di indicare che nel 1119 la grancia tavernanovese era attiva per conto del Monastero di S.Severino e Sossio che in Arcora aveva la pars dominica situata nella Masseria della Preziosa (di cui la grancia era appunto obedientia).

1819

1801

giovedì 18 agosto 2016

S.Maria del Mercato (Amarcatara) e S. Crisanto: due chiese distrutte dei luoghi arcoriani.

S. Crisanto (fonte: santiebeati.it)
Facendo seguito al post sul quinto miglio, è interessante la menzione di queste due chiese distrutte dei luoghi arcoriani: S.Maria Amarcatara e S.Crisanto.
Della prima si hanno notizie (della sua distruzione) nel 1003 in una offertione di Pietro Scintilla al Monastero di S.Severino et Sossio di ben quattro campi di Arcora. In uno di questi c'era, oltre alla chiesa di S.Crisanto(distrutta anche essa, i cui resti erano ridotti alla sola cupola), anche quella di S.Maria del Mercato:

"Iterum offerunt et tradiderunt vobis et in ipso sancto vestro monasterio integra ecclesia vocabulo Sancte Marie qui nominatur Amercatara, et de integru campu uhi est superscripta ecclesia, qui modo distructa est, posita ibi ipsu, iuxta superscripta Arcora, una cum omnibus iuribus et pertinentiis earum, ad habendum, tenendum, dominandum per dictum monasterium"

Se per S.Crisanto possiamo pensare ad una posizione foris arcora (risalente tra il 995 e il 1008), per questa di S.Maria sono propenso ad un posizionamento a sud-est di Tavernanova, prima delle arcate. Si legge in una pergamena del 1119:

S.Maria della Piazza (o del Mercato)

"lnstrumentum unum curialiscum scriptum, factum in tempore imperatoris Iohannis Porfidi, continens quomodo Iohannes Seniore, habitator de castro Summe, offeruit abbati Cesario
et conventui integrum campum de terra iuris propriis dicti monasterii, situm in dieta villa Arcore et dicitur ad Sancto Grisanto et ad Sancta Maria xxx• iuris propriis dicti monasterii. Fines
vero dicti campi de terra sunt hii: de uno latere est rivum de Selete, ab alio latere sunt ipsa Arcora, de uno capite est via puplica, ab alio capite est via que vadit ad ipsa Arcora.". Quindi questo campo aveva come limiti inferiore e superiore due strade, di cui una era la via che andava verso le arcate (nazionale delle puglie), mentre a destra e a sinistra vi erano le arcate stesse e questo fiume - detto Selete - che alcuni autori indicano in intus Arcora.  Una ulteriore pergamena del 1119, conferma i confini appena citati.

P.S. - Santa Maria del Mercato...nei pressi si faceva il mercato...

martedì 16 agosto 2016

Tavernanova quale quinto miglio di una strada romana.

E allora?
Significa che se in qualche pergamena ritrovo in loco Arcora e ad illa quinta sono quasi certo che la zona è quella tavernanovese.


Nel testo di A. Piganiol - "Le conquiste dei romani. Fondazione e ascesa di una grande civiltà" (2010) - ed. Il Saggiatore, si descrive come i romani avevano l'abitudine di porre un tabernacolo dedicato a qualche dio lungo ciascuna strada da loro costruita. Questo tabernacolo veniva posto precisamente al quinto miglio.
Il quinto miglio della strada Neapolis - Abellinum (iniziata da Adriano Augusto nel II sec. dC), ovvero 5000 passi romani coincide con non meno di 5920 metri e non più di 7400 (vedi "Parole di pietra: La vita dell'antica Roma raccontata dalle epigrafi della via Appia").
Tavernanova si ritrova ad essere, lungo tale strada, proprio il quinto miglio.
Così, in una pergamena del 1112, troviamo:

"iterum a die presentis offerimus et tradidimus bobis et per vos in ipso sancto et venerabili vestro monasterio et integras omnes portiones et pertinentias vestras que nobis pertinet vel pertinere debeant aut pertinentes fuerit per quobis modum per memorata genitrice nostra. de integra ecclesia bocabulo sancte marie que vocatur at mascatura qui ad illa quinta dicitur et de integrum campum ubi est memorata ecclesia que vos cum dei aiutorium at nobiter illa edificastitis. Insimul iam proprium memorati vestri monasterii. positum ibi ipsum da intus iusta memorata vestra. arcoras una cum domibus et griptis distructis que ibidem sunt. intus memorata terra iam propria vestra et cum quantum nobis pertinet de piscinis distructis. et de omnes fabrices. que intus memorata terra sunt. insimul iam proprium memorati vestri monasterii et cum biis et anditas et introitas..."

venerdì 12 agosto 2016

12 Agosto 2012...

...e sono 4 gli anni passati.
Resteremo sempre a contarli, nella memoria del miglior sacerdote che Tavernanova potesse avere.
Nel libretto datato 12 Agosto 2013, "Mons. Gennaro Fico - Cenni di vita e di ministero", si leggono parole dolcissime tratte dal suo diario e che hanno come sfondo il nostro paesetto:

"...l'altero silenzio dei maestosi platani non turbato da vento alcuno m' ha parlato questa sera al cuore con un linguaggio che solo la natura usa, linguaggio che ho ben compreso perchè m'ha detto una muta parola di gioia e di pace..." (08-08-1948).

"Amo la domenica del mio paesetto; amo la poesia della festa domenicale, quale poesia è più sublime di quella che offre direttamente la natura?
Non credo che vi sia qualcosa di più poetico della semplice vita di un paesetto campestre dove il cuore che pulsa è la campana che annuncia che il sole ha indorato le più alte nubi e presto vestirà del suo manto regale le casette le casette del paesello dove, dopo una settimana di onesto lavoro, al mattino della festa tutti si raccolgono nella chiesetta a rivolgere la comune preghiera all'Onnipotente, a offrire un sacrificio degno del Padre, sacrificio di lode, di riconoscenza, per chiedergli forza per la debolezza umana.
M'è caro sentirmi spiritualmente unito a tutti i compaesani per lodare l'Altissimo, essere al di sopra degli odi partigiani, degli interessi privati, delle liti domestiche e stringermi in questa comunione di cuori, di affetti, di idee.." (15-10-1947).

Tutta Tavernanova oggi si stringe nella preghiera per questo grande sacerdote (senz'offesa...).

W don Gennaro W

venerdì 5 agosto 2016

La Madonna della Neve e Sant'Emidio: un 5 Agosto tutto di festa

Qui a Tavernanova il 5 Agosto è un giorno particolare: si festeggia Sant'Emidio, del quale vi è una statua nella Parrocchiale nolana dedicata alla Vergina Addolorata, molto probabilmente arrivata in chiesa ben prima del suo completamento (1959):

Parrocchia S.Maria Addolorata - Tavernanova (Na) - Sant'Emidio
La storia di questo Vescovo e Martire, patrono di Ascoli Piceno (e protettore dai terremoti), poichè nel 1703 un violento terremoto sconvolse le Marche ma non colpì quella città,  la potete leggere qui.

Per quanto riguarda la Madonna della Neve beh..certamente in questo blog troverete alcune notizie, ma una in particolare merita attenzione: solo nel 1756/7 i monaci benedettini - ai quali era stata affidata la gestione della cappella - fecero costruire l'altare di marmo. Questo, dal punto di vista della tradizione della Chiesa è molto importante in quanto definisce il passaggio da un altare "mobile" ligneo (ereditato forse da una antica staurita o da una cappellina privata) ad uno "immobile" marmoreo, segno invece di una liturgia ormai stanziale.
Scusatemi per le parole difficili.
Così, nella zona arcoriana, molti sono stati i toponimi (luoghi) associati a santi e/o madonne e che ora non ci sono più e, in una pergamena al mio vaglio si paventerebbe l'ipotesi di una staurita arcoriana, ovvero di un luogo di culto "temporaneo", che potrebbe essere l'antico predecessore di quello dedicato alla Madonna della Neve che, nelle nostre zone, ebbe come centro di culto la zona di Ponticelli a partire dal XIII sec.
La mia idea - tutta da vagliare - è che prima della Madonna della Neve, nell'area arcoriana tavernanovese potesse esserci qualche altro "culto"...

martedì 2 agosto 2016

Scusami Felice, ma...

...mai a immaginare che - a tua discrezione - Tavernanova già nel 1765 si estendeva per tutta l'attuale Via Casa Dell'acqua...
In un mio post di qualche anno fa (http://tavernanova.blogspot.it/2014/04/tra-piccinnino-e-weber-un-poco-di.html) mi era bastato localizzare dove era Taverrnanova rispetto a Pomigliano (e rispetto a Castello di Cisterna) per addurre che t'eri sbagliato.
Forse forse su Taverna nova no, non t'eri sbagliato se la pensavi così:

1765 - Felice Piccinnino, "Icon.crateris Neapolitani"
Dalla Masseria Preziosa via la Masseria Chiavettieri si arrivava su Via Nazionale delle Puglie; vediamo poi che la voce "Tavernanova" è in corrispondenza di un tracciato che oggi è seguito dalla via Filichito e da un altro che oggi è via Casa dell'Acqua.
Il centro di Tavernanova lo trovate in alto a sinistra.
Questa è una mappa che si presta a molti commenti...che ne pensate?
Buona serata!

La mappa per intero è consultabile qui su Gallica

domenica 31 luglio 2016

I luoghi arcoriani possedimento della nipote di Sergio, Duca di Napoli.

18 Luglio 949: nell'ambito di una valorizzazione e ricalcolo di alcuni beni materiali, il duca di Napoli Giovanni III permutò, con il monastero di S.Severino e Sossio di Napoli, un mulino con un territorio in Arcora.

Voglio precisare qui che quando si parla di Arcora in un contesto anteriore al 1484 non si parla dell'attuale Casalnuovo ma di quel (vasto) territorio che era attraversato dall'Acquedotto Augusteo del Serino; nello specifico quel territorio attraversato dal suo pontecanale di lunghezza pari a 3,5 Km che, ricordiamo, tagliava in due l'antica via Nolana proprio a Tavernanova, grosso modo dopo la Chiesa Parrocchiale 100 m. più avanti verso Pomigliano; lo stesso acquedotto poi, nel suo andare verso la zona dell'attuale Casalnuovo, passava vicinissimo al "possedimento" dei Gaudioso.

Dunque, nella pergamena che attesta tale permuta (in "Monumenta ad neapolitani Ducatus historiam pertinentia, vol.2-2, di Bartholomaei Capasso), si ritrova che:

"[...] domino Iohanni Domini gratia consul et dux idest integrum campum nostrum campense quod pro ista parte arcora cum integrum intersicum suum qui est a parte meridiei iuxta viam publicam una cum introitu suo et omnibus sibi generaliter et in integrum pertinentibus qui in suprascripto sancto et venerabili nostro monasterio obvenit a domina Maria monacha filia quondam domini Marini lociservatoris, postmodum vero monacho visavio vestro per firmissimam chartulam offertionis scriptam que et ipsam chartulam offertionis scriptam nos habemus pro reliquum quod continet. [...]"

Ovvero che un parte imprecisata di arcata (dell'acquedotto) con tutta i terreni (censiti) attraversati e che dalla parte meridionale si trova vicino ad una via pubblica - insieme alle sue intere pertinenze - toccò in sorte al Monastero da Maria, figlia di questo domino Marino "lociservatoris", monaca dello stesso Monastero di Napoli.

Marino era l'ultimo dei figli del Duca Sergio (e perciò detto "lociservatoris", un appellativo che veniva dato al più giovane dei figli dei Duchi di Napoli).
Come era costume per quel tempo, la monaca aveva portato in dote al monastero questo territorio ricevuto dal padre (sinnò nun ce traseva...).

La parte più interessante di questo studio, però, nasce dall'analisi del testo a seguire:

mercoledì 25 maggio 2016

Sulla memoria del 24 Maggio ricordiamo i Caduti tavernanovesi della Grande Guerra...


...con un video artigianale e credo suggestivo:





Qui voglio ricordare due Caduti dichiarati dispersi: Antonio Mozzillo e Biagio Brancati (Brancale).

Da alcune ricerche Antonio, disperso il 4 Giugno del 1917, fu coinvolto in quel giorno in una controffensiva austro-ungarica. Leggiamo dal diario storico della III° Armata:

4 giugno: alle ore 6,5’ si ebbe notizia che i nemico aveva sfondato la nostra prima linea presso la quota 146, e che alle 6,30’ si era impadronito della quota 110. Più tardi si apprese che ciò era avvenuto perché le nuove truppe … non avevano opposto resistenza. Numerose colonne austriache sono intanto segnalate scendenti dall’Hermada.“
Fonte: Ministero della guerra, Stato maggiore centrale, Ufficio storico,

Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918,Roma, Libreria dello Stato, 1924-1929

ed ancora, da Wikipedia:

"Alle ore 04.00 del 4 giugno 1917 gli austro-ungarici diedero improvvisamente inizio ad un violento fuoco di artiglieria diretto contro la prima linea del VII corpo, le retrovie e gli sbocchi delle gallerie; il bombardamento continuò per soli 40 minuti ma provocò l'interruzione delle comunicazioni tra le postazioni nemiche, i collegamenti telefonici saltarono, mentre una fitta coltre di fumo impedì le comunicazioni ottiche[13]. L'azione di comando del VII corpo d'armata divenne molto difficile. Subito dopo la fine del bombardamento la fanteria austro-ungarica passò all'attacco, preceduta da gruppi d'assalto (Stosstruppen) incaricati di penetrare nelle linee e infiltrarsi in profondità[13]. Impiegando una tecnica usata dai loro alleati tedeschi, gli austro-ungarici cercarono di individuare i punti più deboli dello schieramento italiano per concentrarvi gli attacchi, senza accanirsi ulteriormente verso posizioni più tenacemente difese[14]. In questa fase tuttavia la fanteria austriaca, attaccando immediatamente, subì alcune perdite a causa della non ancora del tutto efficiente coordinamento con la propria artiglieria[13].

La controffensiva austriaca venne condotta da sei battaglioni e raggiunse alcuni successi penetrando nei punti di collegamento tra la 16ª e la 20ª Divisione italiana, schierate a nord, e tra la 20ª e 45ª Divisione, che era in posizione più a sud; in particolare in quest'ultimo settore, difeso da un battaglione del 71º reggimento, appena arrivato in posizione e privo di solide fortificazioni, gli austriaci riuscirono ad avanzare in profondità attraverso le deboli difese, aggirarono e conquistarono quota 135, quindi proseguirono verso l'imbocco della galleria settentrionale della ferrovia Trieste-Monfalcone[13]. Contemporaneamente altri reparti austriaci marciarono sui fianchi ed alle spalle degli altri due battaglioni del 71º reggimento, che subirono perdite elevatissime e furono in parte distrutti; venne persa anche quota 145. Il brigadier generale Riccieri, comandante della brigata Puglie, e il colonnello Costa, comandante del 71º reggimento, rimasero gravemente feriti[13]."

Su Biagio le notizie sono un poco più scarne e dal blog icadutidelcarso.blogspot.it, recuperiamo una informazione (la Brigata Savona era appunto il 15° reggimento di fanteria):

"Il 25 Luglio erano in corso gli attacchi della seconda fase durante la II^ battaglia dell'Isonzo, la Brigata Savona faceva parte con le Brigate Cagliari-Piacenza-Macerata e 49° batt. bers. della 20^ Divisione. La Brigata Savona occupava la linea tra quota 89 e Redipuglia.
Gli obiettivi erano le linee sopra le Alture di Polazzo. Il 15° Reggimento raggiunse lo stesso giorno i reticolati ma senza oltrepassare il primo ordine di trincee che avverrà all'indomani.
".

Dunque l'ordine di trincee sarebbe stato dato giusto il giorno in cui Biagio sarebbe dato per disperso, nel pieno della Seconda Battaglia dell'Isonzo (18 Luglio - 3 Agosto 1915).
Sappiamo anche dal testo del Ministero (vedi link soprastante) che:

"Mentre il 15°, raggiunti il giorno 25 i reticolati nemici, oltrepassa l’indomani il primo ordine di trincee, il 16°, in questo stesso giorno occupa a sua volta alcuni tratti di trincea catturando 150 prigionieri, perdite: circa 600 uomini dei quali 33 ufficiali."

Qualche pezzo di cronaca a riguardo di questa battaglia lo trovate qui.

E ricordate anche di andare sulla pagina dedicata ai Caduti tavernanovesi, dove ho reperito alcune foto d'epoca!

Grazie per le visite!

mercoledì 4 maggio 2016

Anche il monastero di MonteVergine aveva qualche possedimento dalle nostri parti.

Lo si legge da "Afragola feudale: per una storia degli insediamenti rurali del napoletano", di Carlo Cerbone e Domenico De Stelleopardis:

"20 Aprile 1289, Guglielmo, ab. di Montevergine, per parte del Monastero di S.Felice di Napoli, procede a una permuta con Cesario Cacapece e Guido, figli di Giacomo Cacapece (fratelli uterini), cedendo loro due pezzi di terra siti nel luogo detto Arcora, altra volta concessi da Donato, ab. di Montevergine, a Giacomo di Castelvetere; incambio riceve un fondo, sito nello stesso luogo di Arcora".

Grazie per le visite!

sabato 23 aprile 2016

Gli abitanti dell'antica Arcora ci dicono che...

...sotto sotto...a leggere alcuni autori, il territorio di Arcora, quello che fu abbandonato a causa delle carestie e di una sopravvenuta instabilità del territorio, potrebbe essere proprio il territorio dell'area tavernanovese.
Infatti, proprio a causa dei problemi di cui sopra e per ripopolare l'area, Angelo Como chiese la concessione a Re Ferrante d'Aragona nel 1484 e - subito dopo averla ottenuta anche contro il reggente di Afragola, tal Cesare Bozzuto, con cui ebbe "questione" proprio perchè una parte della concessione ricadeva proprio nel territorio dei nostri amici afragolesi - cominciò a costruire delle case dell'attuale Casalnuovo in figura bislunga (cit. in Castaldi "Memorie Storiche di Afragola" - 1830).

Ora, da antiche pergamene ci arrivano i nomi degli abitatori di Arcora, tutti antecedenti al 1484 e dunque molto prossimi ad essere localizzati nel territorio tavernanovese:

Petrus filius Stefani è l'abitante più antico ritrovato, risalente al 975.


Seguono poi Benedictus De Paulo (1134-1154), e poi Iohannes Petrella, Nigrus Tinella, Stabile Peccella, Rogeri Tinella (1137 - 1154)

Tanti altri ho ritrovato. Chiude l'elenco Petrus de Pascario nel 1315.

Poi il territorio tavernanovese fu oggetto di sconvolgimenti non solo naturali, ma anche di guerre. E probabilmente proprio per questo motivo che il Como decise di spostare il luogo della fondazione della nuova Arcora in una posizione, almeno dal punto di vista naturale, più solido e anche lontano da tracciati spesso forieri del passaggio di eserciti stranieri.

(Fonti per le pergamene: R. Pilone - Antico Inventario delle pergamene del Monastero di SS.Severiono et Sossio; Appendice documentale "A" di "San Gregorio Armeno. Storia, architettura, arte e tradizioni" di Nicola Spinosa, Aldo Pinto e Adriana Valerio).

domenica 27 marzo 2016

Buona Pasqua, tavernanovese!

“Sia la strada al tuo fianco,
il vento sempre alle tue spalle,
che il sole splenda caldo sul tuo viso,
e la pioggia cada dolce nei campi attorno e,
finché non ci incontreremo di nuovo,
possa Dio proteggerti nel palmo della sua mano.”

S. Patrizio, Vescovo

giovedì 25 febbraio 2016

25 febbraio 2016: 170-esimo anniversario della nascita di Giuseppe De Nittis


Un pittore filo-impressionista che certamente ha calcato il suolo tavernanovese con il suo "Paesaggio con case e acquedotto” (Nella palude di Napoli)" (vedi post del 4 Febbraio 2016). Oggi lo ricordiamo con questa "Colazione in giardino".

Grazie Pippì!

giovedì 18 febbraio 2016

1695 - A Tavernanova il Monastero di S.Maria delle Grazie Maggiore fabbrica "un continimento di case"...

E' quanto si legge in un documento sui beni del Monastero di S.Maria delle Grazie Maggiore, scritto agli inizi del 1700, riportante la cronologia dei beni dello stesso.

In relazione dunque al possedimento "La Spina" in quel di Santo Anastaso, si legge che "ed anco ve ne sono altre moggia quarantacinque, vecino alla Taverna nova dalla parte superiore, che si và alla Città di Napoli, dove gli anni passati che fu, verso l'anno 1695 ci fabricò l'istesso monastero un'altro continimento di case, per maggiore comodità del personale".

Tavernanova, parte superiore verso Napoli, continimento di case, ovvero un agglomerato di case....per maggior comodità del personale.

Cosa vi viene in mente?

VIA CASA DE MANSI? E' una ipotesi....

giovedì 11 febbraio 2016

Pomiglianesi attivi per Tavernanova...


..quando si era frazione di Pomigliano.

Il primo è don Carmine Piccolo (Pomigliano 22-01-1886- ivi, 15-02-1927), parroco e Rettore della Chiesa del Suffragio di Pomigliano. Molto probabilmente verso il 1915 "presso Tavernanova, esercitò fecondo apostolato". Fu proprio lui ad indirizzare verso il Seminario di Nola don Pasquale Leone.

Passiamo poi all'Avv. Ercole Cantone, che fu Sindaco diverse volte, dal 1906 al 1925 e 1943 - 1948.
A lui molto probabilmente si deve la prima scolarizzazione tavernanovese oltre alla costruzione e manutenzione di alcune strade nel territorio.
Sotto due foto che lo ritraggono agli albori e al termine della sua carriera politica





A loro va il nostro plauso!


(Fonte: C. Aliberti "POMIGLIANO D'ARCO DALL’UNITÀ D'ITALIA ALLA REPUBBLICA"
P. C. Caiazzo "Pomigliano nella sua storia di ieri e di oggi (2ed)")


giovedì 4 febbraio 2016

Dal De Nittis una sorpresa per noi gradita...


...parlo di questo dipinto, venduto all'asta nel 2009 a Milano (prezzo base da 65.000 a 80.000 €) che ha per titolo (ma guarda un pò...)Paesaggio con case e acquedotto” (Nella palude di Napoli).

E noi quale palude di Napoli conosciamo, attraversata da due (resti di) tracciati di acquedotto?
Secondo me, sfruttando alcune carte quali la Carta Rizzi-Zannoni (foglio 14), o in quella di G.E. Westphal e ammettendo che il pontecanale che si vede in secondo piano sia l'acquedotto augusteo il dipinto inquadra un punto più giù della Casa dell'Acqua.
In fondo, la Tavernanova di fine '800 e a destra, er cupolone della Chiesa di S. Felice a Pomigliano.
Altre ipotesi sono bene accette!
Notate come il pittore definisca bene la "depressione" del territorio circostante mentre in basso mi sembra di scorgere una meridiana orizzontale...

Credo che questo sia l'unico dipinto che ci mostra una zona molto prossima a Tavernanova, intorno alla seconda metà del 1800.

mercoledì 3 febbraio 2016

E se Consalvo avesse voluto farci un regalo...

Consalvo Carelli - Pastori in campagna napoletana
Parlo di Consalvo Carelli, pittore della corrente "Scuola di Posillipo", nato a Napoli nel 1818 e ivi deceduto nel 1900. Nel dipinto qui riproposto, oltre a notare il monaco a cavallo e il corso d'acqua all'altezza del muso del cane, date una occhiata (eventualmente scaricando e ingrandendo l'immagine) nel parte centro destra del dipinto.

Con un certo grado d'immaginazione, avendo come componenti chiave del dipinto quelle su menzionate (senza dimenticare la donna con la brocca in testa) che ne pensate se l'edificio in fondo è la grancia tavernanovese (ricorda vagamente la struttura della stessa nel dipinto presente nel Seminario di Nola "Veduta diocesi di Nola confinante con dodici mitrie")? e davanti ad essa, in prospettiva, un pezzo delle arcate dell'acquedotto augusteo?

Se così fosse, il corso d'acqua identifica una zona nei pressi di Licignano, spostata verso Acerra, attraversata dal corso d'acqua che serviva l'acquedotto del Carmignano (cfr. Carta dei contorni di Napoli del 1872 - E. Westfal).

L'immaginazione è una brutta bestia, ma spesso offre frutti che necessariamente dobbiamo cogliere...

...e non finisce qui!!

mercoledì 27 gennaio 2016

Giornata della Memoria 2016


Mi ero ripromesso di inserire alcune foto legate ai campi di concentramento, giusto per evidenziare (ove mai ve ne fosse bisogno) a che punto arriva la barbaria umana.
Ma non lo farò direttamente: sarebbe troppo riduttivo rispetto a questa catastrofe che -purtroppo- non è lontana da noi.

Andate, ad esempio, su https://it.pinterest.com/search/boards/?q=holocaust

Che sia di monito a tutti noi...

lunedì 25 gennaio 2016

Condottieri di ventura nei luoghi arcoriani.


Ho notato di aver omesso un report testuale delle gesta dei condottieri di ventura che hanno solcato i nostri luoghi.
Così, oltre al video, ne ho fatto una pagina che potete scorrere qui.

Un uomo venerabile a spasso nelle campagne pomiglianesi....

Padre Domenicano Carlo Carafa, fondatore della Congregazione della Dottrina Cristiana, poi Congregazione dei Pii Operai
Parliamo del Ven. P.D. Carlo Carafa, nato a Mariglianella nel 1561 e morto l'8 Settembre del 1633 in Napoli. Sebbene la sua vita è ben descritta nella scheda del sito Santi&Beati.it, voglio porre l'attenzione su quanto riportato in un testo biografico a cura del P.D. Pietro Gisolfo, del 1667:

"Tanto grande fù in essolui questo assetto di lodare Dio insieme con altri nella mezza notte che ritrouandosi alle volte nella sua Masseria di Somma alzauasi a quell' hora & uscendo di casa solo tra gli horrori notturni di quella campagna per lo spatio di due miglia sino alla Chiesa dello Spirito Santo à Pumigliano doue_ era il monasterio de Padri Eremitani di S.Agostino e iui vnitosi con essi recitaua diuotamente il Matutino ma quando era in luogo doue non gli era possibile ritrouare compagni se lo diceua esso solo di mezzanotte."

Con questo, voglio solo ipotizzare (anche leggendo la scheda menzionata sopra) che tale sant'uomo si sia trovato a passare un poco del suo tempo evangelizzatore anche nella novella Tavernanova, non dimenticando che la sua è stata  la prima istituzione che sorge nella Chiesa con il fine precipuo di svolgere missioni al popolo nei villaggi e paesi rurali.

martedì 19 gennaio 2016

Dalla "Galleria delle Carte Geografiche" dei Musei Vaticani...

...una importante puntualizzazione sulla geografia del territorio tavernanovese.

Galleria delle Carte Geografiche - Campania
Se ingrandite l'immagine (su internet ne trovate qualcuna con maggiori dettagli), sopra la voce "Pomigliano" troverete una bella chiazza azzurra che dovrebbe indicare molto probabilmente un generico bacino d'acqua (da dove si vedono dipartire due rivoli simboleggianti due fiumi, di cui uno è certamente il Sebeto).
Il dipinto si attesta negli anni 1580/81 e fu fatto sotto la guida del cosmografo, geografo e matematico perugino Egnazio Danti, probabilmente per mano del cartografo Giovanni Antonio Vanosino.
Questa rappresentazione ci interessa poichè indica come a quel tempo la nostra zona era caratterizzata da questo "lago" naturale di risorgiva che a sua volta dava origine al fiume Sebeto.
Riposto questa foto del 1956 in cui sono state evidenziate (usando un algoritmo) le zone adiacenti concave...
Ditemi voi che poi gli "incroci" con le vicende storiche del territorio le facciamo dopo...


Canale Youtube - La playlist...

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