lunedì 28 ottobre 2013

Due nuove foto aggiunte all'album....

La prima riguarda il retrobottega del Bar Porcaro di Tavernanova, quando era anche pasticceria:

la foto dovrebbe essere relativa alla fine degli anni '50. Il ragazzo a sinistra non so chi fosse (pure perchè io non c'ero...), al centro vi è il Maestro Pasticcere, tal Paolino Nappi da Nola (poi fondatore del ristorante Cerchio d'Oro a Nola) e a destra il giovane Raffaele Porcaro.

Altri tempi, altri babà...






Quest'altra foto, del 1968/9, è interessante poichè può dare una idea non tanto di Via Arcora, ma della parte occidentale della grancia dei monaci:

dalla estensione della coltivazione, la strada che doveva portare a Casalnuovo passando sull'autostrada non è ancora stata ultimata.
L'albero denominato "cazzone" si intravede in fondo sul centro-destra, incastonato tra il muro che affacciava sulla nazionale e quello che delimitava una officina meccanica (c'è un' auto che si intravede).
Osservando questa foto, mi viene da dire che quella costruzione bassa che si vede in fondo, al centro, un tempo sia stata il prolungamento della grancia prima che si fosse palesata la necessità di far sbucare via Zi Carlo sulla strada Regia...

domenica 27 ottobre 2013

Don Stefano Mattiello: una storia poco chiara di metà '800

Archivio Diocesano - I cittadini di Tavernanova al Vescovo di Nola
I protagonisti di questa storia sono da una parte i cittadini tavernanovesi e dall'altra don Stefano Mattiello (o Mattielli, come riportato in "Basile G. - Esposito A. - "Pomigliano sacra: ordini monastici, sacerdoti, religiosi"", il cui riferimento trovate in questa pagina).

La prima parte del documento che Vi propongo è molto seria, e ci lascia sul più bello (diciamo così). Il testo recita così:

"Al monsignor Vescovo di Nola.
Eccellenza, i cittadini della Frazione Tavernanova comune di Pomigliano d'Arco animati da uno spirito di vera Religione si rifuggono dalla nota immoralità del loro curato per nome Stefano Mattiello, domandano all'Eccellenza sua la destituzione dello stesso, o l'allontanamento almeno di un anno da quella cura per evitare qualche grave disastro in molte famiglie.
Lo scandalo dato a questa popolazione come dedita alla deboscia per adulteri e sodomie, il modo di ...... questa gente con forzate prestazioni di danaro e cereali; la vendita che fa dei sacramenti e delle sacre funzioni; il pochissimo comodo, che da ai fedeli in tutte le sacre funzioni per mancanza di orario fissato; il modo incivile e dispotico con cui tratta questa gente, lo rendono incompatibile fra noi in modo che, protraendosi la sua dimora potrebbe andare soggetto"

...E 'o belle vene 'ccà.

Debbo dunque fare un'altra puntatina all'archivio diocesano per fotografare il resto di questa lettera.

Per la cronaca, Don Stefano Mattiello nacque a Pomigliano nel 1816 e nel 1856 era tra i sacerdoti del
forania di Pomigliano e celebrava messa nelle parrocchie secondo le disposizioni dei parroci.

La mia impressione è che il documento sia da datare intorno al 1850, ma sarò più preciso quando potrò riaverlo di nuovo sott'occhio.
A voi ulteriori considerazioni: io colgo nel documento un forte spirito corporativo ed una precisa identità culturale.

A presto e grazie per le visite.

mercoledì 23 ottobre 2013

1420: la ritirata degli Sforza passando per i luoghi arcoriani

Muzio Attendolo Sforza
L'amico che vedete raffigurato a sinistra voleva mettere mano nel Regno di Napoli e perciò andò a piangere dall'allora Re di Francia Luigi III affinchè fosse adottato dalla Regina Giovanna quale figlioccio e mandare a quel paese Gianni Caracciolo.
Da Acerra, dove inizialmente si accampò, questo Sforza rimandò indietro le pazzielle alla Regina ovvero la bandiera ed il bastone di Capitano, dicendo che lui ora contestava il primato della Regina e riconosceva Luigi III quale proprio Re.

Per non andare per le lunghe, diciamo che nella lotta che ne conseguì, la regina fu aiutata dal Re Alfonso D'Aragona che mandò in aiuto quattro Galee al 18 di Agosto del 1420; lo stesso Re si presentò in Napoli il 20 di Settembre.
Ovviamente pure Giggine o'francese partecipò alla battaglia (era arrivato a Torre del Greco a ferragosto), che vide Attendolo Sforza rinculato sul Ponte della Maddalena e Luigi III verso Aversa.



Le cronache (Raccolta Di Memorie Istoriche Delle Tre Provincie Degli Abruzzi ..., Volume 3),
dicono che l'esercito guidato da Sforza si ritirò presso Nola. Con molta probabilità dal ponte della Maddalena le truppe seguirono il corso del fiume Sebeto, fino alla Bolla ed ai luoghi Arcoriani per proseguire fino a Nola sul tracciato dell'antica via Appia...

mercoledì 9 ottobre 2013

Quattro piccole mappe...

...dette volgarmente mappine.
Giusto per ingannare il tempo.

1786 - J.C. Richard de SaintNon
Come posizione dei villaggi e del Sebeto ho i miei dubbi...













1729 - Ager Nolanus di A. van der Pieter

Se ingradite l'immagine, l'autore ha voluto cimentarsi con una rappresentazione molto più antica; la legenda originale dice che:

12 = Nola
32 = Marigliano
33 = Pomigliano
34 = Campo Romano
38 = Sebeto

Notate che nei pressi del Sebeto vi sono due casarelle...


1819 - Officio topografico Napoletano

Se vi fidate...in alto a sinistra vi è Afragola.
Lievemente spostata a destra vi è la Grancia tavernanovese. Tavernanova (con Casamanna) la individuate con la ramificazione ad X nei pressi.

Posto questa foto solo per farVi notare come la via Arcora più che portare a Casalnuovo portava ad Afragola...







1808 - Rizzi-Zannoni
In questa - a parte il disallineamento che vedete in basso - è ancora più evidente il senso che veniva dato alle strade che attraversavano il nostro villaggio.




E' tutto per ora e grazie per le visite...!

giovedì 3 ottobre 2013

Dalle pergamene di S.Gregorio alcune ipotesi sui luoghi "Arcoriani"...

Fibula longobarda (X sec.)
I luoghi Arcoriani, dell'Arcora. Certamente i territori dove oggi sono localizzati Tavernanova, insieme con Casalnuovo e Pomigliano d'Arco erano tutti in massima parte compresi nel territorio di Arcora.
Arcora perchè il territorio era attraversato originariamente da  due acquedotti con i loro pontecanali basati appunto su archi.
Il primo e più antico acquedotto era quello della Bolla, costruito in tempi ellenistici o romani ed ha rifornito la città di Napoli di acqua potabile per oltre 2000 anni: esso traeva origine da più sorgive, di cui quella principale era proprio quella della Bolla, collocata ad oriente di Napoli (circa 8 Km.), in un'area paludosa ricca di acque e di sorgive naturali che costituiva anche un limite naturale all'espansione della città verso oriente.
Un secondo acquedotto, quello cosiddetto Claudio, venne realizzato intorno alla seconda metà del I secolo d.C. e portava in città le preziose acque di Serino su di un tracciato di circa 80 Km.; non solo, tali acque arrivavano fino alla Piscina Mirabilis di Bacoli dove venivano messe in una cisterna ad uso delle flotta militare romana. Questo acquedotto, a causa di terremoti ed eruzioni del Vesuvio fu definitivamente dismesso nel V secolo d.C.
E' chiaro che ambedue gli acquedotti non "viaggiavano" solamente su archi ma, a seconda della situazione geologica, erano pure interrati in cunicoli.
E' chiaro che l'appellativo Arcora venivano riferito a ciò che era visibile all'occhio umano: grandi arcate qua e la lesionate che supportavano dei canali da 90 cm. di larghezza e 180 di altezza. Le arcate, poi, misuravano all'incirca 7 metri con i lati larghi 1,5m x 2!

Che spettacolo all'interno di una depressione territoriale piuttosto paludosa!

Ecco allora che la zona di Arcora comincia a popolarsi: da quando?

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