domenica 29 dicembre 2013

don Stefano: verità o malelingue?

E' chiaro che le storie in cui sono implicati dei sacerdoti (specie in un villaggio rurale quale quello della Tavernanova ottocentesca), vanno sempre presi "con le molle".
Le delazioni con cui vengono raccontati questi avvenimenti sono da considerarsi in buona fede ma, come la storia insegna, molte volte dietro delle "sommosse" popolari si cela sempre una mente che ha degli obiettivi ben precisi.
La storia di don Stefano Mattiello va presa così come è: essa è raccontata esclusivamente attraverso dei resoconti che qualcuno si premurava di inviare al Vescovo di Nola e nessuna persona vivente oggi può confermare che quello che era scritto era la verità oppure una esagerazione artefatta di fatti comunque dispiacevoli per un sacerdote.
EccoVi allora qualche altro resoconto: qui il nostro parroco dicesi "convivere" con una ragazza di 18 anni.
La cosa simpatica è che il risentimento dei popolani aumenta nel momento in cui "mentre il suddetto sacerdote somministrava i Santi Sagramenti ad un'onesta bizzoca questa vedesi tirare dal Sacerdote un calice (calce/calcio?) nella pancia sotto pretesto che malamente teneva il .... sotto la barba, ..."


Questo è tutto, popolo, Buona Notte! ( e state allerta...)

mercoledì 25 dicembre 2013

Il filo di don Stefano...

La storia di don Stefano Mattiello è lunga e "narrata" da ciò che si trova in Archivio.
Nel 1864 il Vicario foraneo Salvatore Manzi cercò di mettere pace tra la diocesi di Nola ed i tavernanovesi proponendo uno scambio "calcistico" con il sac. Vito Cantone, ma questo scambio non fu accettato dal Cantone (all'epoca valeva ancora una squadra-una maglia eheheh).
C'è anche da segnalare -sempre leggendo "le carte" - che nel 1863 lo stesso delegato regio di Pomigliano chiese la rimozione del don Stefano da curatore delle anime tavernanovesi.

Non c'entra nulla, ma ho ritrovato anche alcune catechesi di don Giuseppe Viscardi Menzione, scritte di suo pugno...

Qualche altra "chicca" Ve la passo durante queste feste...
Aucurie!

martedì 24 dicembre 2013

Inventario del 1919 della cappella di S.Maria ad Nives

Dicembre 1919 - Inventario della Chiesa (Cappella)

Giusto giusto per Natale!
L'inventario era composto da qualche foglio in più, in realtà.
Questo inventario, benchè indichi "Chiesa", è da ritenersi della Cappella di S.Maria ad nives, in quanto la chiesa parrochiale di Tavernanova ha la posa della prima pietra solo nel 1929.
Vi espongo il solo elenco di statue:


  • dell'Addolorata (notate come segnata per prima!)
  • delle Grazie (Madonna delle Grazie)
  • di S. Giuseppe
  • di S.Lucia (addirittura!)
  • dell'Ecce Homo
  • del Cristo di Gloria
  • il Crocifisso agonizzante (mi pare)



In calce leggiamo: il Consegnatario: Sac. Pasquale Acierno

E' molto probabile che questo fu uno dei primi atti in ottica della costruzione della nuova chiesa parrocchiale.
E' chiaro che nel 1919 ormai il culto della Madonna della Neve era caduto in disuso (possibile?) in favore di quello della Madonna Addolorata.
Tipicamente, a fianco di un ritratto della Madonna si sarebbe dovuta trovare una statua, ma vedete che così non è. Vi è però una Madonna delle Grazie.

Chissà se il S.Giuseppe che c'è ancora nella parrocchiale è questo elencato qui...per non parlare dell'Ecce Homo, del Cristo in gloria e di quello agonizzante.

Se riuscite a sapere qualcosa dai vostri nonni e/o genitori...iye sto 'ccà.


E BUON NATALE A TUTTI: grazie poi per le visite!

domenica 22 dicembre 2013

S.Maria Addolorata, un culto ultracentenario!

Eh sì, è quanto emerge da un resoconto scritto nel 12 Marzo 1856, una settantina di anni prima della posa della prima pietra dell'attuale parrocchiale.

Fonte: Archivio Diocesano
"In ogni anno gli abitanti di Tavernanova nell'ultima domenica di Ottobre sono soliti di celebrare una Festa in onore dell'Addolorata, per la quale, raccolgono e poi erogano trenta e più ducati."

L'argomento principale di questa lettera, indirizzata al Vescovo di Nola, era  sulla mancanza di fondi per ristrutturare la Cappella dedicata a S.Maria ad Nives.

Questa notizia porta dietro di se alcuni interrogativi, ai quali mi permetto di dare una mia risposta personale. L'indirizzo di posta elettronica per i Vs. suggerimenti è nella pagina..

Dunque: se la Festa dell'Addolorata è (da secoli) il 15 Settembre, perchè fare questa "sortita" l'ultima domenica di Ottobre? Personalmente ritengo che ciò sia legata alla Transumanza. I nostri trisavoli si affidavano alla Vergine prima di svernare con i loro capi di bestiame. E' chiaro anche che, come si legge nella lettera "ogni anno", mi fa capire che la tradizione era radicata, quindi di molto anteriore al 1856. Dunque, pure se nel 1856 non si transumava, era rimasta la tradizione.
Poi, chi avrebbe potuto introdurre il culto della Vergine Addolorata? Personalmente, credo che sia stata l'opera di un Santo, San Gaetano Errico da Secondigliano. A quei tempi -e parliamo dei primi anni del 1800- in Secondigliano operava questo sacerdote (canonizzato recentemente) che prese a cuore il culto della Vergine Addolorata. La zona di Secondigliano era una zona dove si coltivava il baco da seta ed anche Tavernanova non era da meno (Vi ricordate tutta la storia sull'"ailanto", quell'albero al centro della piazza, no...): debbo quindi pensare che manodopera tavernanovese lavorasse a Secondigliano e viceversa; quindi eccoti uno scambio "culturale" che porta nel nostro paese il culto alla Madonna Addolorata.

giovedì 19 dicembre 2013

Il caso Don Mattiello: scopriamo i firmatari...

Certamente le persone che vedete qui rappresentano il "nocciolo duro" della protesta tavernanovese di metà '800 contro questo parroco che non si comportava bene, diciamo così.
Tenete presente che don Mattiello celebrava la S.Messa nella Cappella. La chiesa parrocchiale dedicata all'Addolorata, ricordo, ebbe la posa della prima pietra una settantina di anni dopo.

 Dunque, potete vedere le firme autografe di:

Vincenzo Visone
Fortunato Ruotolo
Giacomo Fico
Andrea Visone
Tommaso Rea
Nicola Foggia
Michele Pastorelli
Antonio Manna
Angelo Rea
Francesco Manna
Francesco Visone
Giovanni Rea





Salvatore Di Costanzo
Antonio Visone
Raffaele Visone

Queste persone sicuramente erano assidue frequentatrici della Cappella e degli eventi liturgici che si tenevano in essa.
Dai cognomi, è facile intuire le Masserie da cui quasi certamente provenivano: Masseria Visone, Masseria Di Costanzo, Masseria Fico, Massaria Rea.
I Manna venivano quasi certamente da Casa Manna.

Mi fa piacere aver ritrovato il trisavolo del mio amico Fortunato Ruotolo!
Di Nicola Foggia e del Pastorelli non saprei dirvi: probabilmente erano lavoranti provenienti da fuori e che, nei periodi in cui si dormiva anche mieze 'a terra, usavano andare a Messa nella Cappella tavernanovese.

Certamente è bello ritrovare - dopo più di 150 anni - le firme del pugno dei nostri parenti e pensare a quanta vita c'era in quelle firme, quanti sogni, quante rivalse, quanta fatica per costruire qualcosa che, seppure erosa dal tempo, è arrivata fino a noi.

A presto!

martedì 17 dicembre 2013

Il caso Don Mattiello: secondo tempo

Vi ricordate di questo post Don Stefano Mattiello: una storia poco chiara di metà '800 ?
Ci eravamo lasciati con il testo che diceva "[...] protraendosi la sua dimora potrebbe andare soggetto", soggetto a cosa?
Ho ripreso il vecchio faldone all'Archivio Diocesano: eccoVi il secondo tempo

"a qualche violenza col pericolo di sua vita e discapito della Religione. Quindi L'E. Sua amando la pace delle famiglie, e la gloria della Chiesa potrebbe col di lui allontanamento evitare la rovina di più famiglie, o un grande scandalo rendendosi di pubblica ragione le sue iniquità coll'aprire a di lui carico una legale procedura. Si augurano subito il chiesto provvedimento."

Ho anche recuperato un elenco di firmatari, ma in questo momento non sono in grado di dirvi se questi sono legati al documento in questione, ma certamente facevano parte dei capifamiglia che volevano l'allontanamento di questo parroco.

Ovviamente, su questo argomento ho altre cose in serbo; come dicono i 'mericani, stay tuned!

domenica 15 dicembre 2013

Qualche sorpresa dalla "Veduta diocesi di Nola confinante con dodici mitrie"

Ebbene sì, stavolta un blitz all'Archivio Diocesano ha dato molti frutti. Fra questi, la possibilità di vedere questo dipinto, Veduta della diocesi nolana confinante con dodici mitre dipinta, nella seconda metà del XVIII secolo:

Tav. nova è al centro di questo foto (il dipinto è circa 3x2 metri), scattata peraltro male (mi sa che ci dovrò ritornare).
Notate come il nostro villaggio viene rappresentato da due agglomerati di costruzioni: il primo - quello sotto la scritta - ha una facciata che vagamente ricorda una chiesa, con a fianco una "estensione". Il secondo viene localizzato con una specie di recinto e si trova in quella che doveva essere la grancia benedettina. Sembrerebbe poi che la via Filichito altro non è che una strada che termina dietro quella che doveva essere territorio di San Liguoro (o Ligorio).

L'intento dell'autore del dipinto, attribuito a Raffaele Montanari, non era quello di rappresentare in dettaglio taluni particolari architettonici ma piuttosto di definire le diocesi confinanti con quella nolana.
La cosa interessante la trovate a destra di Tavernanova, alla deviazione del Salice: S. Pancrazio.
Era una chiesa di campagna, una masseria?
Ci viene in aiuto il testo di Cerbone C. - De Stelleopardis D. - "Afragola feudale: per una storia degli insediamenti rurali del napoletano‎":

"Luogo di Casalnuovo, vi possiede una Masseria il Capitolo Metropolitano".

Il Capitolo Metropolitano era ovviamente quello di Napoli.

Se avete altre notizie a riguardo di San Pancrazio, la mia e-mail la sapete...

!Grazie per le visite!

sabato 14 dicembre 2013

Dicembre del 1631...

Un padre cappuccino, tal A. Capradosso, riporta nel suo libello "Il lagrimevole avvemimento dell’incendio del monte Vesuvio per la citta di Napoli e luoghi adiacenti nel qual si narra minutamente tutti i successi fino al presente giorno":

"Giovedì [Giovedì 18-12-1631]... neuicò l'offendete cenere di color di piombo, tanto pesante, e dura, che per esserne in alcuni luoghi in molta abbondanza caduta, non solo ha disupati i lastrichi & i tetti, ma le muraglia istesse atterrarate. Al rimbombar di strepitoso Tuono sgorgò dalla tartarea bocca della fumante Montagna una corrente fiumana solfurea, allagando parte di Nola, Somma, Marigliano, la Cerra, Otaiano, Pomigliano, & altre Terre, e Ville vicine con grandissimo dano di massarie, tenute, arborate, possessioni, e molti luoghi deliziosi che per brevità si lasciano".

La "fumante Montagna" era il Vesuvio: due giorni prima (16 Dicembre) aveva cominciato quella che sarebbe stata la più grave devastazione nella storia delle sue eruzioni. Il documento, che consta in originale di 6 pagine circa, fa parte della collezione di Manoscritti Rari presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.
Nel 1631, quando si diceva Pomigliano, si includevano anche i luoghi arcoriani, anche Tavernanova.

1631 - Eruzione del Vesuvio vista dal ponte della Maddalena. Il fiume è il Sebeto.
Speriamo che il Vesuvio stia zitto per altri 1000 anni!


mercoledì 11 dicembre 2013

Calendario Tavernanovese 2014
























Cliccando sull'immagine scaricherete un file in formato .pdf  con il calendario.
In esso le date del 5 Agosto e del 15 Settembre sono in rosso: accorte!

Stampatelo (o fatelo stampare) a colori. Poi potete organizzare i 12 fogli come volete: applicando una spirale, un occhiello centrale, etc.
Personalmente gli ho applicato un dorsino e, all'ultimo foglio, un gancetto adesivo.

Grazie per le visite e buone cose!

venerdì 6 dicembre 2013

Guglielmo Melisurgo si cala nelle viscere tavernanovesi

G.Melisurgo - fonte:http://salzano-antonio.blogspot.it
Siamo alla fine dell'800 e questo ingegnere ed architetto napoletano si cala nella campagna tavernanovese.
Perchè ?
Lui si appassiona agli acquedotti che anticamente portavano l'acqua a Napoli e, tra questi, vi è l'acquedotto della Bolla.

"Infatti, nella pianura che si stende tra le falde a nord-ovest del Monte Vesuvio, quelle a Mezzogiorno della Collina di Cancello e il versante a mezzogiorno dell'altipiano di Caserta - e proprio nel territorio di Taverna nova, sottocorrente Casalnuovo - a parecchi metri di profondità della superfice del suolo, in un tufo tenerissimo e fra terreni formati da sabbie trachitiche miste a lapilli, si svolgono silenziosi e misteriosi cinque cunicoli o forme d'acqua, attraversanti un importante strato acquifero, al quale si possono assegnare a limiti Casalnuovo, Pomigliano d'Arco, Somma, S.Anastasia, Pollena, Ponticelli, Barra, Napoli e S.Pietro a Patierno."

Ristampa critica del testo originale del 1889
Ed ecco allora il brevissimo resoconto nella sua discesa nelle nostre campagne:

"La campagna superiore di tratto in tratto presenta dei piccoli manufatti di pietra tufo, come degli informi pilastri, sui quali in una delle quattro facce verticali è incastrato un quadrello di terracotta verniciata, doce ancora più misteriosamente si legge un numero.
Se si rimuove la pietra, che copre uno di questi pozzetti e si discende per circa sei metri d'altezza, si penetra nell'acquedotto.
Dalle pareti trasuda l'acqua che è limpida e freddissima. Si cammina sopra un tappeto non molto morbido, formato da infinite pagliette, sottili, bianche e friabilissime, di carbonato calcare. A volte durante il tragitto s'incontra alla superfice dell'acqua come un largo velo; è un deposito di calcare, che si frange al nostro passaggio.[...]".

Senza parole. Grazie per le visite.

lunedì 2 dicembre 2013

Nuova foto aggiunta all'album

E' il 19 Aprile 1957, Venerdì Santo.

Vicino al tronco di quest'albero è in posa mio zio Raffaele Porcaro.
Dietro di lui si intravedono alcune persone che sembrano formare un solo gruppo. Dietro il tronco c'è - in prospettiva - il Bar Porcaro (in alto noterete la tabella con il simbolo del disco telefonico: all'epoca questo bar era dotato di un centralino dove si smistavano le telefonate da e verso i paesi limitrofi...oltre ad essere un posto telefonico pubblico).
A seguire, verso destro, si vede il portone annesso e il Coloniali (con salumeria) gestito dai miei bisnonni Raffaele Porcaro ed Angelina Barone.
Debbo notare anche, all'altezza del gruppetto di persone, qualcosa che assomiglia a quegli alberelli che si mettono in occasione delle inaugurazioni o quando si vuole creare una "stazione" per qualche evento religioso: forse forse la processione del Venerdì Santo?

mercoledì 27 novembre 2013

La Tavernanova quale punto di sosta per i pellegrini verso Madonna dell'Arco

1696 - Possedimenti della Masseria Preziosa
Dopo il famoso evento legato ai piedi di Aurelia Del Prete (1590), l'afflusso dei pellegrini verso il Santuario di Madonna dell'Arco cominciò ad aumentare. L'allora Vescovo di Nola, senza attendere il processo riguardo l'immagine miracolosa, tolse il divieto della sua venerazione.

In un registro del 1696 viene riportata una mappatura dei territori della Masseria La Preziosa. In essa è evidente la dicitura di una strada: strada che viene dalla taverna nova e porta a S.Maria dell'arco.

E' dunque molto probabile che tale strada sia stata quella più comoda per poter raggiungere, dal nostro villaggio, la Madonna dell'Arco.

Credo che attualmente l'antico tratto sia oggi rappresentato da Via Plinio-via Tavernanova-via Carafa I tratto-via Preziosa II tratto a seguire.

Gaetano Gigante - Ritorno dalla festa di Madonna dell'Arco (1800 circa) 
 Per concludere questo post, Vi lascio due icone di quelli che erano i pellegrini di una volta.

Le immagini che Vi posto qui però riguardano il ritorno dal Santuario e non l'andata...ed è facile capirne il perchè...

Grazie per le visite!!
A. Audot - Ritorno dalla Madonna dell'Arco (1835)

domenica 17 novembre 2013

Sulla scia delle miniature, un articolo su Repubblica.it ...

... a firma dell'autore di  "Casoria. Ricostruire la memoria di una città", Giuseppe Pesce, ripropone una dozzina di immagini tratte dal codice miniato di cui in un mio post di qualche giorno fa.
Stavolta le immagini sono dettagliate, belle e nitide.

Le potete sfogliare andando su questa pagina.
Ma la cosa più bella ed interessante è questa immagine:

Fonte: La repubblica.it
Con molta probabilità siamo di fronte ad un raro paesaggio che vede ruderi dell'acquedotto Claudio nelle campagne arcoriane nel XVII secolo...e chissà se il colore azzurrino in fondo rappresenta il Sebeto o il Rubeolo...

Bella, veramente, bella. E dobbiamo ringraziare certamente Giuseppe Pesce per questo excursus iconografico.

mercoledì 13 novembre 2013

23 Aprile 1800 - Truppe moscovite arrivano da Pomigliano...

Partite da Manfredonia nel foggiano, le truppe si stavano dirigendo verso Napoli.
Molto probabilmente sono accompagnate dal Principe moscovita Platon Aleksandrovič Zubov.

Nell "Archivio Storico per le province napoletane, vol. XXV libro I", troviamo infatti:

 
Il Principe Zubov - fonte: wikipedia

"Martedì 22. Essendo arrivata a Pomigliano d'Arco la colonna Moscovìta che domani farà l'entrata publica , si è portato oggi a complimentare il Generale il nostro principe del Cassero. Detto generale è un prìncipe della casa di Moscovia. Si aspetta ancora fra giorni l'arrìvo dell'erede presuntivo, o del pretendente alla corona di Francia, ma è ignoto perchè venga.

Mercordi 23. Questa mattina circa l'una dopo mezzogiorno sono entrate in Napoli le nuove truppe Moscovite, scortate dalla nostra cavallerìa e con gran treno di artiglieria. Il concorso e l'allegria del popolo è stata immensa per tutte le strade che ha fatto, cominciando da Poggioreale , porta Capuana , Pontenuovo , Forìa , largo delle Pigne, salita dei Studii, e Toledo era ingombrato da immenso popolo spettatore di ogni ceto, sesso, età."

 E' chiaro che per arrivare a Poggioreale da Pomigliano...si passava per la Tavernanuova.

A quei tempi, i cosiddetti Sanfedisti stavano riportando a piccoli passi il Regno di Napoli di nuovo nelle mani dei Borbone e per fare questo era necessario che qualche buon amico (tipo i russi e/o gli inglesi) venisse a dare una mano.

'E francise pe' mò s'erana stà...

Qui trovate l'Inno Sanfedista magistralemte interpretato da Marco Beasley et Accordone:




Viva 'o Rre cu la famiglia!


venerdì 8 novembre 2013

Dal Codice Gregoriano di S.Mauro in Casoria...

...alcune interessanti miniature che danno una idea delle zone arcoriane:

Le campagne

I canali di bonifica

Le padule; fonte http://archiviocasoria.wordpress.com/2013/10/26/le-parule-ubertose-di-casoria/
Purtroppo sono in bianco e nero; le prime due sono tratte da un interessante libro sulla storia di Casoria, di Giuseppe Pesce "Casoria. Ricostruire la memoria di una città", di cui potete godere di una anteprima qui.

L'immagine relativa ai canali di bonifica mi ricorda molto la zona cosiddetta "abbasce 'o ciumme"...mentre l'immagine nelle padule è simile a quella che si intravedeva sul quadro della Madonna dell'Arco, a pag. 47 del testo di P. G.Ippolito (che trovate più giù nell'elenco dei documenti scaricabili):


Ciò rende molto interessante questo codice miniato del XVII presente nell'archivio della Basilica Pontificia Minore S.Mauro di Casoria.

venerdì 1 novembre 2013

Tavernanova aria gentile e "L'Agnano zeffonnato"...

Img - www.musicameccanica.it
Giustamente, direte voi, che c'entra?
Bene. Lo stornello che fa da "corona" al nostro sito lo conoscete:

Taverna Nova, aria gentile / A chi 'no masto, e a chi 'na ‘nnammurata! / Quanno la mano 'mpietto mme calaste/Io te dicietti : —« Fa chello che buoie ! » / [...] / Per obbedire a li comanne tuoje »

E' chiaro che esso è stato tramandato per via orale e che certamente è stato creato sfruttando il meccanismo dell'imitazione: ovvero quello di sfruttare determinati passaggi di prose (canti) conosciute per poter, su queste, creare ex-novo dei contenuti specifici.
Prima di parlare circa le strofe che vedete in grassetto, mi preme sottolineare la coppia "aria gentile": tutti sapete che Tavernanova era situata ai limiti di una zona paludosa dove il fiume Sebeto la faceva da padrone. E' chiaro che in una zona paludosa l'aria NON E' gentile!

Dunque, appellare Tavernanova quale 'aria gentile' significa sottolineare un cambiamento in meglio: nel nostro caso fu effettuata una bonifica.
Le prime bonifiche del territorio furono iniziate durante il periodo Aragonese (1400-1500) ma non sortirono molti effetti, visto che alla fine del 1500 si parla ancora "male" delle nostre zone dal punto di vista ambientale.
Nei secoli successivi man mano le zone furono risanate, fino ad arrivare alle bonifiche del periodo borbonico che misero la parola fine (mai dire mai) alla situazione delle acque stagnanti.

lunedì 28 ottobre 2013

Due nuove foto aggiunte all'album....

La prima riguarda il retrobottega del Bar Porcaro di Tavernanova, quando era anche pasticceria:

la foto dovrebbe essere relativa alla fine degli anni '50. Il ragazzo a sinistra non so chi fosse (pure perchè io non c'ero...), al centro vi è il Maestro Pasticcere, tal Paolino Nappi da Nola (poi fondatore del ristorante Cerchio d'Oro a Nola) e a destra il giovane Raffaele Porcaro.

Altri tempi, altri babà...






Quest'altra foto, del 1968/9, è interessante poichè può dare una idea non tanto di Via Arcora, ma della parte occidentale della grancia dei monaci:

dalla estensione della coltivazione, la strada che doveva portare a Casalnuovo passando sull'autostrada non è ancora stata ultimata.
L'albero denominato "cazzone" si intravede in fondo sul centro-destra, incastonato tra il muro che affacciava sulla nazionale e quello che delimitava una officina meccanica (c'è un' auto che si intravede).
Osservando questa foto, mi viene da dire che quella costruzione bassa che si vede in fondo, al centro, un tempo sia stata il prolungamento della grancia prima che si fosse palesata la necessità di far sbucare via Zi Carlo sulla strada Regia...

domenica 27 ottobre 2013

Don Stefano Mattiello: una storia poco chiara di metà '800

Archivio Diocesano - I cittadini di Tavernanova al Vescovo di Nola
I protagonisti di questa storia sono da una parte i cittadini tavernanovesi e dall'altra don Stefano Mattiello (o Mattielli, come riportato in "Basile G. - Esposito A. - "Pomigliano sacra: ordini monastici, sacerdoti, religiosi"", il cui riferimento trovate in questa pagina).

La prima parte del documento che Vi propongo è molto seria, e ci lascia sul più bello (diciamo così). Il testo recita così:

"Al monsignor Vescovo di Nola.
Eccellenza, i cittadini della Frazione Tavernanova comune di Pomigliano d'Arco animati da uno spirito di vera Religione si rifuggono dalla nota immoralità del loro curato per nome Stefano Mattiello, domandano all'Eccellenza sua la destituzione dello stesso, o l'allontanamento almeno di un anno da quella cura per evitare qualche grave disastro in molte famiglie.
Lo scandalo dato a questa popolazione come dedita alla deboscia per adulteri e sodomie, il modo di ...... questa gente con forzate prestazioni di danaro e cereali; la vendita che fa dei sacramenti e delle sacre funzioni; il pochissimo comodo, che da ai fedeli in tutte le sacre funzioni per mancanza di orario fissato; il modo incivile e dispotico con cui tratta questa gente, lo rendono incompatibile fra noi in modo che, protraendosi la sua dimora potrebbe andare soggetto"

...E 'o belle vene 'ccà.

Debbo dunque fare un'altra puntatina all'archivio diocesano per fotografare il resto di questa lettera.

Per la cronaca, Don Stefano Mattiello nacque a Pomigliano nel 1816 e nel 1856 era tra i sacerdoti del
forania di Pomigliano e celebrava messa nelle parrocchie secondo le disposizioni dei parroci.

La mia impressione è che il documento sia da datare intorno al 1850, ma sarò più preciso quando potrò riaverlo di nuovo sott'occhio.
A voi ulteriori considerazioni: io colgo nel documento un forte spirito corporativo ed una precisa identità culturale.

A presto e grazie per le visite.

mercoledì 23 ottobre 2013

1420: la ritirata degli Sforza passando per i luoghi arcoriani

Muzio Attendolo Sforza
L'amico che vedete raffigurato a sinistra voleva mettere mano nel Regno di Napoli e perciò andò a piangere dall'allora Re di Francia Luigi III affinchè fosse adottato dalla Regina Giovanna quale figlioccio e mandare a quel paese Gianni Caracciolo.
Da Acerra, dove inizialmente si accampò, questo Sforza rimandò indietro le pazzielle alla Regina ovvero la bandiera ed il bastone di Capitano, dicendo che lui ora contestava il primato della Regina e riconosceva Luigi III quale proprio Re.

Per non andare per le lunghe, diciamo che nella lotta che ne conseguì, la regina fu aiutata dal Re Alfonso D'Aragona che mandò in aiuto quattro Galee al 18 di Agosto del 1420; lo stesso Re si presentò in Napoli il 20 di Settembre.
Ovviamente pure Giggine o'francese partecipò alla battaglia (era arrivato a Torre del Greco a ferragosto), che vide Attendolo Sforza rinculato sul Ponte della Maddalena e Luigi III verso Aversa.



Le cronache (Raccolta Di Memorie Istoriche Delle Tre Provincie Degli Abruzzi ..., Volume 3),
dicono che l'esercito guidato da Sforza si ritirò presso Nola. Con molta probabilità dal ponte della Maddalena le truppe seguirono il corso del fiume Sebeto, fino alla Bolla ed ai luoghi Arcoriani per proseguire fino a Nola sul tracciato dell'antica via Appia...

mercoledì 9 ottobre 2013

Quattro piccole mappe...

...dette volgarmente mappine.
Giusto per ingannare il tempo.

1786 - J.C. Richard de SaintNon
Come posizione dei villaggi e del Sebeto ho i miei dubbi...













1729 - Ager Nolanus di A. van der Pieter

Se ingradite l'immagine, l'autore ha voluto cimentarsi con una rappresentazione molto più antica; la legenda originale dice che:

12 = Nola
32 = Marigliano
33 = Pomigliano
34 = Campo Romano
38 = Sebeto

Notate che nei pressi del Sebeto vi sono due casarelle...


1819 - Officio topografico Napoletano

Se vi fidate...in alto a sinistra vi è Afragola.
Lievemente spostata a destra vi è la Grancia tavernanovese. Tavernanova (con Casamanna) la individuate con la ramificazione ad X nei pressi.

Posto questa foto solo per farVi notare come la via Arcora più che portare a Casalnuovo portava ad Afragola...







1808 - Rizzi-Zannoni
In questa - a parte il disallineamento che vedete in basso - è ancora più evidente il senso che veniva dato alle strade che attraversavano il nostro villaggio.




E' tutto per ora e grazie per le visite...!

giovedì 3 ottobre 2013

Dalle pergamene di S.Gregorio alcune ipotesi sui luoghi "Arcoriani"...

Fibula longobarda (X sec.)
I luoghi Arcoriani, dell'Arcora. Certamente i territori dove oggi sono localizzati Tavernanova, insieme con Casalnuovo e Pomigliano d'Arco erano tutti in massima parte compresi nel territorio di Arcora.
Arcora perchè il territorio era attraversato originariamente da  due acquedotti con i loro pontecanali basati appunto su archi.
Il primo e più antico acquedotto era quello della Bolla, costruito in tempi ellenistici o romani ed ha rifornito la città di Napoli di acqua potabile per oltre 2000 anni: esso traeva origine da più sorgive, di cui quella principale era proprio quella della Bolla, collocata ad oriente di Napoli (circa 8 Km.), in un'area paludosa ricca di acque e di sorgive naturali che costituiva anche un limite naturale all'espansione della città verso oriente.
Un secondo acquedotto, quello cosiddetto Claudio, venne realizzato intorno alla seconda metà del I secolo d.C. e portava in città le preziose acque di Serino su di un tracciato di circa 80 Km.; non solo, tali acque arrivavano fino alla Piscina Mirabilis di Bacoli dove venivano messe in una cisterna ad uso delle flotta militare romana. Questo acquedotto, a causa di terremoti ed eruzioni del Vesuvio fu definitivamente dismesso nel V secolo d.C.
E' chiaro che ambedue gli acquedotti non "viaggiavano" solamente su archi ma, a seconda della situazione geologica, erano pure interrati in cunicoli.
E' chiaro che l'appellativo Arcora venivano riferito a ciò che era visibile all'occhio umano: grandi arcate qua e la lesionate che supportavano dei canali da 90 cm. di larghezza e 180 di altezza. Le arcate, poi, misuravano all'incirca 7 metri con i lati larghi 1,5m x 2!

Che spettacolo all'interno di una depressione territoriale piuttosto paludosa!

Ecco allora che la zona di Arcora comincia a popolarsi: da quando?

mercoledì 25 settembre 2013

1878 , una interessante planimetria...

E' quella del territorio della bonificazione delle paludi di Napoli, Volla e contorni.



Notate la zona Casamannese, ancora divisa in due: la strada che parta dalla via Regia si ferma all'altezza dell'arco di via Casamanna, vecchio ingresso della Casa de Mansi, per poi riprendere successivamente ed arrivare fin giù:


View Larger Map

Dunque, al 1878, la stradina che vedete a destra dell'arco non esisteva in quanto tale ma era un'area comune alla varie abitazioni del luogo.

Divertitevi a trovare gli altri punti rispetto alla planimetria...

Grazie per le visite e a presto.

mercoledì 18 settembre 2013

Su di uno schizzo del 1830 pertinente la Casa dell'Acqua...

1830 - Tommaso Monticelli
...possiamo intravedere un tratto di alcune strade tavernanovesi:

a sinistra l'attuale  via Casa dell'Acqua e, a seguire verso destra, via Rione Fico e, seguendo via Bolla, si raggiunge via Filichito.
Notate le linee in inchiostro più spesso: dovrebbero rappresentare i drenaggi delle due sorgive che furono scoperte alla fine del '500 come detto in un post precedente.

L'ultima strada indicata a destra è l'attuale via Masseria Chiavettieri, che anticamente raggiungeva la via Regia delle Puglie più o meno all'altezza della Cappella dedicata a S.Maria ad Nives (vedere posts più vecchi, please).

Potrò essere più preciso quando vedrò dal vivo il testo del Monticelli poichè sembra che la versione disponibile in internet non alleghi tale immagine.

Alla prossima!


lunedì 16 settembre 2013

L'acqua sorgiva a Taverna nova

In un seminario del 2001, "La risorsa acqua in Campania: strategie di uso tra tradizione e recupero" vi fu uno studio di M. Rasulo sull'acquedotto della Bolla.
In questo studio si legge una cosa molto interessante:

"Durante il viceregno del duca di Alcalà (1559-1571), il reggente Albertino, responsabile dell'acquedotto della Bolla, condusse una ispezione nella zona delle sorgenti dell'acquedotto e questa portò alla scoperta di due nuove piccole sorgive: presso la Preziosa e presso Tavernanova. Tuttavia, soltanto tra il 1612 e il 1617, sotto il viceregno di Pietro Ferdinando di Castro conte di Lemos (1610..1613), l'ingegnere A. Cimminelli realizzò le due nuove condotte idrauliche che servirono in un primo tempo ad alimentare quattro mulini posti lungo l'antico fossato delle mura, da Porta Capuana a Porta del Carmine, ma che poi, già nel 1629 rivelatesi insufficienti, vennero abbandonate in favore del canale delle Fogliette che proveniva dal nuovo acquedotto del Carmignano terminato proprio in quell'anno (1765)."
Tomba_G.Albertino.jpg (11567 byte)
Geronimo Albertino - noto come Alberto da Nola. fonte http://www.conteanolana.it/uomini%20illustri%20libro%20a-e/albertini.htm

Quindi, a Tavernanova vi era anche una piccola sorgente, certificata al più tardi al 1571.
Nessuno ci dice che il toponimo "tavernanova" già era in uso, ma certamente la zona era già abitata.
Questo dubbio lo potremo sciogliere nel momento in cui si potrà accedere alla lettura del documento originario di questo Albertino.
Un utile testo, comprensivo di una mappa della Casa dell'Acqua -semplice ma interessante nel contempo, che spero di postarvi- è quello di T.Monticelli - Memoria sulla origine delle acque del Sebeto (1830).

Un Saluto.

venerdì 13 settembre 2013

Una cartina interessante che ribadisce i confini tavernanovesi...

1802 - Particolare della pianta di Luigi Marchese
Noterete i vari territori nominati con le famiglie a cui appartenevano. Ma la cosa "simpatica" è la divisione in due di Tavernanova: a destra troviamo Pomigliano d'Arco ed a sinistra troviamo Napoli.
In questa divisione si capisce come tutto il territorio appartenente anticamente al Mon.ro di S.Severino rientra in quello Pomiglianese, il resto è di altri.
La grancia non compare nel territorio a sinistra e giustamente rientra in quello pomiglianese ma...osservate cosa è disegnato di fronte al punto dove doveva esserci la grancia: è un'area piuttosto consistente, come se fosse una massaria...Ed ancora, ingrande ndo l'immagine, vi è un piccolissimo triangolo all'altezza di via Zi Carlo, con un puntino nero: fusse ca fusse la costruzione dove ora vi è il Bar 3000?

Noterete infine intorno i Territori di Fontana, Territori di Torre, Territori di Mansi. Poi la Casa dell'Acqua.
L'originale di questa mappa -e di altre- lo potete trovare qui, alla cartoteca sul sito del Bicentenario della Provincia di Napoli.

Grazie per le visite!

L'insediamento dei monaci e la masseria Preziosa



Man mano che procedo con le ricerche, si va delineando sempre di più un quadro in cui il territorio tavernanovese facesse parte delle vaste proprietà del Monastero dei SS.Severino & Sossio, in particolare della proprietà denominata "La Preziosa".
Quando si parla di questo territorio dobbiamo individuare un'area di circa 500 moggi donata al Monastero dal duca Sergio VII, duca di Napoli (primo secolo dopo l'anno mille) nel 1130.

In questo territorio, come qualche anziano tavernanovese ricorda, c'erano due mulini, quello delle canne o Torricella, quello del Salice e quello del Freapane.
Questi mulini erano di proprietà del convento fin dai tempi di Guglielmo I (1120-1166). Grazie al reddito proveniente da tali strutture i monaci si potevano permettere l'acquisto di terre e di altri beni.
In tutto questo contesto un ruolo importante lo aveva la Massaria Pretiosa, con la sua sorgente d'acqua.
Dotati di spirito imprenditoriale, 'sti muonace cominciano a vendere l'acqua alla città di Napoli sul finire del Cinquecento non senza qualche diatriba con quest'ultima poichè, per costruire le condotte ed i pozzetti di ispezione si distruggono più di 200 alberi con vite, da cui veniva prodotto il "vino di Sanseverino".
E loro aumentavane ll'acque...

domenica 8 settembre 2013

Era il 18 Dicembre del 1631...

D. Barra - Eruzione del Vesuvio del 1631
"verso la sera si viddero venir spaventati da Pomigliano d'Arco e altri casali situati nel piano delle falde di detta Montagna, distanti dal fuoco più di 4 miglia, gl'habitatori fuggendo la morte che gli soprastava da pericolo d'acqua, la quale scendendo dalla montagna riferiscono che ha portata tanta quantità di cenere che ha sepolto le case più basse de' loro casali e delle più alte a pena appariscono li tetti."
E' il resoconto di quei terribili giorni successivi alla grande eruzione esplosiva del 16 e 17 Dicembre del 1631, come li leggiamo nel vol. XIV (2) dell' Archivio Storico per le Province Napoletane.
E nello stesso volume, annoto qualche giorno dopo, il 3 gennaio 1632: "Il danno delle acque e quel che hora dà maggiore molestia, perchè non potendo per l'inondazione già fatta dargli con facilità esito, si vedono crescere ogni giorno notabilmente: discorrendosi, che oltra il fiume Sarno e i due formali di Napoli, che hanno deviato il loro corso e allagato dalla parte di Marigliano, Pomigliano d'Arco, Arienzo e altri luoghi da quei contorni, esce ancora acqua dalla montagna, oltre quella che si è vista mancare, che accresce la difficoltà di riparare il danno".

Certamente Tavernanova non fu immune nè dalla cenere, nè (soprattutto) dalle inondazioni pure perchè un "Formale reale" ce lo avevamo proprio vicino...
Ed è ancora più certo che il 1631 abbia rappresentato per le nostre zone un momento di svolta sotto tutti i punti di vista.

mercoledì 4 settembre 2013

...alla fine..mi sono arreso



C'a avite capite?
Mi sono arreso a Facebook (FB), sperando di interagire con la maggior parte di Voi che forse aveva difficoltà con blogspot.
L'indirizzo per ora è https://www.facebook.com/pages/Tavernanova-aria-gentile/389616737832657

E' chiaro che il blog sarà sempre l'attore principale...

A presto!

domenica 1 settembre 2013

Ed ai monaci di San Severino il Nicola Barone portava il vino

Stemma dei Barone - © 2012 - 2013 Heraldrys Institute of rome

E sì. Frà Girolamo fra le sue carte riporta di aver pagato ben 24 ducati per 6 botti di Lagrima. A chi?

A Nicola Barone.


A noi piace pensare -e le probabilità sono alte- che si tratti proprio dei Barone di Casalnuovo...
Alla faccia...Lagrima christi per i monaci...

Notizie dal 1759. Parla Frà Girolamo, cellario ed economo del Monastero

Salve a tutti.
Molto fruttuoso è stato l'ultimo blitz fatto presso l'Archivio di Stato. Ero andato per trovare notizie su una Taverna di Arco...e me ne son venuto con alcune -ed anche fondamentali- notizie sul nostro paese.

Sulla Taverna di Arco non è il caso di soffermarsi molto: certamente non era la Taverna Nova (che ricordiamo risalire a non più tardi del 1620...). Da questo documento che raccoglie il sistema di entrate/uscite del monastero rimetto alla vostra attenzione alcune considerazioni:

- il Monastero aveva due mulini che dava in affitto: "il Salice" e "la Torricella". Tra i vari conduttori dei mulini troviamo i Galeota ed il Monastero della Maddalena. (Agosto 1759).

- si accenna in questo libro ad una "cappella di S.Maria della Neve incorporata al monistero"  (Agosto 1759). E questa permettetemi di approfondirla...

- Alcune trascrizioni inserite sotto il capitolo delle spese che riguarda la "Preziosa" (Novembre 1759):

- per aver fatto mettere l'altare di marmo nella cappella della tavernanova...
- per aver fatta la sagrestia nella cappella di tavernanova...

Ed oltre alle cose che riguardano la cappella, i Monaci si preoccupavano anche delle "infrastrutture" (dicimme accussì...) (Novembre 1759):

- per i pioppi alla strada reale della tavernanova sino al confine di casalnuovo...
- per uno scuolo nuovo posto alla tavernanova...
- per un chiancone nuovo comprato alla tavernanova.



Altre cose interessanti di questo documento si trovano ai capitoli "Molini", "Cantina", "Debiti pagati".

E nel Maggio del 1758, i Monaci non solo fanno misurare il territorio alla tavernanova ma pagano alcuni lavori alla Massaria della Torre che quindi ere d'a 'llore.
Dunque, altre indagini ci aspettano...

Alla prossima!

mercoledì 28 agosto 2013

Con gli Eboli ci spingiamo fino al 1593...

Stemma della casata D'Eboli

...anno in cui non esisteva ancora il toponimo Tavernanova, legato ad una taverna che i Monaci di S.Severino avevano eretto all'interno della loro grancia sulla via Regia delle Puglie, e la zona apparteneva a Pomigliano d'Arco, feudo di Giovan Battista e Aurelia d'Eboli (cugini che si erano sposati tra loro).
In Archivio di Stato trovo che:

Passo di Pumigliano d' Arco, per la esattione della corretura per li vaticari conducano il grano in Napoli; decreto di Camera. (1591).
Giovanni Battista et Aurelio (Aurelia) d' Eboli, patroni del passo di Pumigliano con città di Napoli, per li grani passati per detto passo per la città di Napoli fù condendataxx detta città à pagarne la corritura in detto passo.(1592)
Ed ancora, nel 1602:

Passagieri delli passi di Pumigliano, Marigliano, Cimitino, Mal denaro seù sbarrexx di Santo Antonio et altri lochi, per l'esattione della corretura per le robbe per uso et garssa di Napoli, cioè cavalli ottoxx per salma et grana due per carro per carbuni et altro iusta l'antico solito; et quandosono asportate con animali proprii sono franchi li napolitani.
Sappiamo per certo che sotto la dominazione francese, il passo "con la città di Napoli" fu spostato da Tavernanova a Pomigliano, come specificato in questo post.
Quindi prima del 1811, il "passo" era proprio qui da noi...

E' da tener presente che esisteva però anche una "Taverna del passo" in Pomigliano, ma che era al confine con Acerra.
Altre fonti, quale S. Remondini nel "Della nolana ecclesiastica storia" (1747), scrive che:

"Comincia oggidì la Nolana Diocesi, ove termina la Napoletana ai confini di Pomigliano d' Arco nel luogo volgarmente chiamato la Taverna Nuova".

Fate vobis...

Un saluto a tutti!

mercoledì 17 luglio 2013

Notizie dal 1676: le porte il fratello dell'abate Riccardi...





di cui avrete sicuramente conosciuto la storia su questo blog.
Era di Giovedì, 30 Gennaio 1676.
Sappiamo pure l'orario: le 18. Il notaio Felice Riccardo di Nola, fratello dell'abate Cesare viene condotto in Napoli per subire il supplizio della "ruota".

Vincenzo D'Onofrio, autore del XVII° sec., raccoglie il diario delle cronache napoletane sotto lo pseudonimo di Innocenzo Fuidoro.
Giusto in questo "diario" si riporta di come questo (In)Felice per due volte si era incontrato alla Taverna Nova con il regente Carrillo per arrivare ad un compromesso, cosa che non avvenne.
Anzi, il nolano fece uno "scherzetto"  al duca d'Andria andandogli a segare la lettiga con cui un servitore stava andando a prendere una vammana per aiutare la moglie partoriente. Dopo questa bravata fu catturato e fece la fine che è stata descritta.

Come capirete, non solo Taverna Nova esisteva nel 1676 ma vi avvenivano i classici incontri "diplomatici" su cose di un certo rilievo.

Per concludere, ho avuto modo di leggere velocemente alla BNN (Biblioteca Nazionale di Napoli) un saggio del filosofo afragolese sac. Gennaro Aspreno Rocco sulla storia di Ponticelli e del culto alla Madonna della Neve.
Un paio di cose mi son risaltate: nel 949 nei luoghi di Terzo (casale di Ponticelli, diciamo così) c'era un molino le cui concessioni furono permutate con un territorio posto ad Arcora. Questo molino apparteneva al monastero dei SS.Severino e Sossio. Chissà se questo territorio corrispondeva con quello della grancia tavernanovese...

L'ultima cosa riguarda invece la dedicazione dei luoghi di culto alla Madonna della Neve: l'autore afferma che la dedicazione della parrocchiale di Ponticelli è degli inizi del XVI sec. (ma la festa fu ufficializzata urbi et orbi nella seconda metà del 1500). Nondimeno vi è una statua raffigurante tale Madonna in S.Domenico Maggiore datata 1536.
Per questo grande autore afragolese il culto in Ponticelli della Madonna della Neve può essere datato già alla seconda metà del XIII sec.
Da qui una ipotesi che la cappella tavernanovese, presupponendo un influsso ponticelliano, si possa datare nel XVI° secolo senza problemi.

Un saluto estivo a tutti.

lunedì 15 luglio 2013

Il particolare della cartina vanvitelliana...

...come Vi avevo promesso:

1788 - Particolare di una carta di Carlo Vanvitelli
Noterete pure la diversità delle dimensioni dei tre quadratini che sottintendono il toponimo (nun parlamme 'e surece...) Tavernanova.
Il più grande rappresenta la grancia dei monaci che stavano facendo (o affittando) la taverna mentre i due più piccoli corrispondono a masserie o altri caseggiati di rilievo.

A presto.

domenica 14 luglio 2013

Anche in una carta di Carlo Vanvitelli troviamo...

...menzionata Tavernanova.

Siamo nel 1788 circa e Carlo Vanvitelli, figlie 'e Luigge, chille d'a Reggia 'e Caserta, voleva sostituire il tratto di fosso scoperto dell'acquedotto di Carmignano (immaginate cosa poteva caderci dentro...) con un condotto rettilineo in muratura, su archi e pilastri che andava dal Molino di Maddaloni a Licignano.
Una insufficiente immagine di tale carta topografica la potete trovare qui, in O.Cirillo
"Carlo Vanvitelli: architettura e città nella seconda metà del Settecento", alla pag.223



In particolare, oltre a prometterVi che a breve ve la posto sufficientemente leggibile (la mappa è nell'angolo in alto a sinistra alla pag.223), in essa si nota un particolare interessante. Ovvero che Tavernanova viene indicata con 3 piccole costruzioni quadrate di cui due uguali e poste simmetricamente a destra e a sinistra in un punto che - similmente ad altre carte dell'epoca - corrisponde all'attuale via Filichito, all'incrocio con la nazionale delle Puglie; l'altra costruzione disegnata un poco più grande è in corrispondenza dell'attuale grancia dei monaci (ex palazzo Gaudiosi).
Così, forti del riscontro sulle altre mappe, si può ipotizzare una ipotesi che il nucleo "ufficiale" tavernanovese fosse composto, nel 18° sec., dalla grancia e dalle sue dependance. La prima di queste è composta dalla cappella di S.Maria ad Nives e da ciò che c'era alle spalle, la seconda da quei caseggiati che costituivano il cortile dove abita tuttora Peppe o'Russo e dove abitava una volta il mitico Zi Rafele 'o barbiere.

A presto e grazie per le visite.

venerdì 28 giugno 2013

1700: Tavernanova compare sulla mappa della "Campagna Felice"

Ci eravamo spinti fin al 1696, con l'acquerello del tabulario De Jorio, per ritrovare il nostro paese su una mappa.
Mai però eravamo arrivati ad una cartina geografica del 1700:

1700 - La Campagna Felice o Terra di Lavoro Meridionale (Paolo Petrini)
Ovviamente, come è tipico, la localizzazione di alcuni toponimi è sbagliata. Ma a Tavernanova 'a passiggiata se l'è fatta.

Buone cose a tutti!

L'abbate Cesare Riccardi ed il bandito Carlo Rainone: la storia incontra Tavernanova

Incisione del XVII sec. quale copertina de "Istoria del famosissimo e
foribondo bandito Abbate Cesare Riccardo, etc."
E' quanto emerge dall'ultima visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli, foriera di ulteriore documentazione che riguarda le nostre zone.
Bene, l'abate Cesare Riccardi, da tutti allora conosciuto come l'abbate Cesare, era l'abate di Cimitile Cesare Riccardi, che nel 1669 aveva ucciso un nobile, un certo Alessandro Mastrilli.
Da questo momento, l'abate è reo di morte ed inizia a spostarsi lungo tutto il fronte nolano avellinese con qualche puntatina dalle nostre parti. Si organizzò in una banda di malviventi che terrorizzava le nostre zone (ma a me sembra più un Robin Hood...).

In "Frammento di un diario inedito napoletano" a cura di G. De Blasiis, contenuto integralmente lungo 2,3 volumi de L'Archivio storico per le province napoletane (vol XIII e vol. XIV), si racconta che il 22 Marzo 1672
[...] il Capo bandito Abbate Cesare Riccardo in compagnia di 60 persone [...] con la medesima comitiva andato sulla strada nuova, havesse scassato undici taverne, nelle quali si trovavano molti vaticali, che conducevano grano in Napoli, et pigliatisi da quasi tutti i denari, che portavano, fece tagliare un naso et una faccia a due vassalli del già duca di S.Paolo, per il che si sono spediti da Napoli gli ordini necessari per predarlo vivo o morto
Tenete presente che i Vaticali erano addetti alla compera di orzo, grano ed altri cereali per portarli nella Città di Napoli e rivenderli anche alle Dogane ed ai mercati. La strada nuova, per antonomasia, era la via Regia delle Puglie e Tavernanova era un posto di dogana...

Il 5 Luglio dello stesso anno si legge che:
Si intese poi che a Tavernanuova essendo gionto Carlo Rainone, che anni sono era famoso capo di banditi, et doppo guidato, uscì ultimamente con 40 compagni contro l'Abbate Cesare, havendo passate alcune differenze con gente di Corte, era stato carcerato da un caporale, il quale fattoli la testa era stata portato al signor commissario di campagna.

giovedì 20 giugno 2013

Altre importanti informazioni provenienti dalla Biblioteca Nazionale di Napoli!

Napoli - Biblioteca Nazionale, interni sala sez.Napoletana
...una mezza giornata da turista culturale fa bene, nonostante  gli oltre 34 gradi di quella giornata.
Il raid alla BNN (Bibioteca Nazionale di Napoli) ha dato qualche frutto, anche importante.
Certamente dovrò andarci qualche altra volta, specie per leggere antichi manoscritti ma...'a pacienza nun me manca.




Andiamo con ordine. Un sunto di quello che ho trovato lo posso esprimere così:

  1. L'acquedotto della Bolla costituisce un ulteriore acquedotto che attraversava le nostre zone e convogliava l'acqua dalla "Casa della Bolla" fino a Napoli. Tale acquedotto risale ad un periodo probabilmente più vecchio dell'acquedotto Augusteo (si parla di età ellenistica, ovvero al periodo greco!).
  2. Il monastero di S.Severino era specializzato - a differenza degli altri istituti monastici - nella gestione delle taverne
  3. L'affitto della taverna nova e delle case limitrofe rendeva - nel 1782 - un 360 ducati.
Altri spunti tra qualche giorno...

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