sabato 14 dicembre 2013

Dicembre del 1631...

Un padre cappuccino, tal A. Capradosso, riporta nel suo libello "Il lagrimevole avvemimento dell’incendio del monte Vesuvio per la citta di Napoli e luoghi adiacenti nel qual si narra minutamente tutti i successi fino al presente giorno":

"Giovedì [Giovedì 18-12-1631]... neuicò l'offendete cenere di color di piombo, tanto pesante, e dura, che per esserne in alcuni luoghi in molta abbondanza caduta, non solo ha disupati i lastrichi & i tetti, ma le muraglia istesse atterrarate. Al rimbombar di strepitoso Tuono sgorgò dalla tartarea bocca della fumante Montagna una corrente fiumana solfurea, allagando parte di Nola, Somma, Marigliano, la Cerra, Otaiano, Pomigliano, & altre Terre, e Ville vicine con grandissimo dano di massarie, tenute, arborate, possessioni, e molti luoghi deliziosi che per brevità si lasciano".

La "fumante Montagna" era il Vesuvio: due giorni prima (16 Dicembre) aveva cominciato quella che sarebbe stata la più grave devastazione nella storia delle sue eruzioni. Il documento, che consta in originale di 6 pagine circa, fa parte della collezione di Manoscritti Rari presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.
Nel 1631, quando si diceva Pomigliano, si includevano anche i luoghi arcoriani, anche Tavernanova.

1631 - Eruzione del Vesuvio vista dal ponte della Maddalena. Il fiume è il Sebeto.
Speriamo che il Vesuvio stia zitto per altri 1000 anni!


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