sabato 20 novembre 2021

1820: don Francesco Fontana battezza un neonato nella Cappella di S.Maria ad Nives

In realtà, nell'anno 1820, furono ben 8 i neonati che furono registrati presso il Comune di Pomigliano e che erano nati a Tavernanova:

3 Gennaio   -  Salvatore Manna, di Luca (colono) e Lucia Mozzillo (levatrice Carmela Sorrentino, di anni 40)

10 Gennaio - Simone Gennaro Pirozzi, di Felice (colono) e Margarita Pelliccia

6 Febbraio - Angiola Maria Gallo, di Francesco e Giuseppa Feliciello

20 Febbraio - Nunzia Manna, di Vincenzo e Marianna Visone

18 Aprile - Maria Antonia Elisabetta Sposito, di Giovanni e Maria Teresa Ajevola

19 Aprile - Maria Michela Manna, di Francesco e Colomba Viguardi

1 Ottobre - Giuseppe Domenico Ruotolo, di Fabrizio e Teresa Di Falco

10 Ottobre - Chiara Maria Fico, di Crescenzo e Rosa Castaldi

Fra tutti questi nati tavernanovesi, sulla registrazione di G.Domenico Ruotolo si legge chiaramente che, il giorno dopo la sua nascita, fu battezzato proprio nella Cappella tavernanovese, dall'allora Curato don Francesco Fontana di Licignano. Nell'immagine la nota scritta di proprio pugno dal Fontana.

giovedì 23 settembre 2021

"Tavernanova" in alcuni testi contemporanei

Non dovrebbe sembrare strano: quando un paese viene nominato in un romanzo certamente l'autore - laddove manchi una relazione con un evento negativo, ad esempio di cronaca nera - spesso lo cita per mantenere traccia di qualche buon ricordo del paese.

Scavando sulla rete ho trovato alcuni testi in cui viene menzionata Tavernanova:

"Dieci mani e una sola mente", di Roberto Cocchis, 2020 , nel capitolo 8 "La calunnia è un venticello"










"Totengräberspätzle - Kriminalroman" di Harald J. Marburger, 2017










"Magnificus Liborius" di Roberto Tupone, 2020











Il libro di R.Cocchis è un giallo ambientato a Napoli come anche quello dell'autore tedesco.

Il libro di Tupone è invece un romanzo storico, che vede protagonisti una comunità di contadini ai confini dell'Abruzzo, che nella metà del Settecento si ribella ai soprusi di un nobile usuraio.

lunedì 20 settembre 2021

1916: parte il progetto per il basolato sulla via Nazionale delle Puglie

 E' del settembre del 1916 la concessione di 600.000 lire dalla Cassa Depositi e Prestiti "per l'esecuzione dei lavori di basolato sulla strada da Ottaiano dal Cancello Gigli in Cercola alla Circonvallazione di S. Anastasia e della strada di Pozzuoli dai Pilastri ai Bagnoli , ha approvato il contratto di appalto dei lavori di basolato sulla strada delle Puglie da Poggioreale al Purgatorio nella contrada Tavernanova"

...

"La Deputazione provinciale nelle sue ultime tornate ha approvato fra gli altri l appalto dei lavori di basolato sui tratti della strada delle Puglie denominati Purgatorio e Tavernanova il collaudo dei lavori di basolato sui tratti della strada PomiglianoLicignano all ingresso del comune di Licignano ed alla uscita di quello di Pomigliano d Arco il collaudo dei lavori"

domenica 19 settembre 2021

Il ricevitore dei Dazi "indiretti" in quel di Tavernanova...

 ...si chiamava Salvatore Flauti ed era doganiere della Amministrazione Generale de Dazii indiretti de' Reali domini di quà del Faro del Dipartimento dei Dazi di consumo (riscuoteva le tasse per i consumi del vino ma anche per altre cose, quali animali, canapa, carte, grani, granaglie etc.).

E' stato attivo a Tavernanova nel 1840.


sabato 18 settembre 2021

Il Sebeto e suoi "fratelli"...

 Il fiume Sebeto aveva tre fratelli, così Salvatore De Renzi nel suo "Osservazioni sulla topografia-medica del Regno di Napoli - Cenni sulla topografia-medica della città di Napoli, e delle provincie di Napoli, di terra di Lavoro, ed di Principato Ultra - Vol. 2" del 1829, ci riporta:

"I quattro principali fiumicini sono il Sebeto propriamente detto, o volgarmente Corsea, il quale scorre placidamente per la pianura, dando moto a parecchi molini, ed inaffiando quegli orti.

Essendo le paludi molto basse, e quasi a livello della superficie del mare, questo fiume ha un moto impercettibile, ed abbiamo osservato che i solchi artefatti che comunicano con esso ricevono le sue acque in estate, invece di comunicargli quelle che essi raccolgono, e ad onta dell'evaporazione e dell'uso che se ne fa per l'inaffiamento, mantiene perenni in tali solchi le acque per tutta la stagione estiva. Accresce anche il suo ristagno l'obliquità del suo corso, dappoichè pare che esso sembri dolente di scaricarsi nel mare, e serpeggia lentamente per quei terreni che conservano inesauribili tesori di vegetazione.

Il 2° è il cosi detto Fiumicello che sorge al luogo detto Castelluccia, un miglio lungi dalle sorgive del Sebeto, che scorre anche lentamente per la pianura, anima due mulini, somministra acqua all'inaffiamento delle paludi, e nell'estate decresce moltissimo, ed in alcuni siti non presenta che solo una putrida melma.

Il 3° è formato dalle acque della Bagnara o di Pontereale. Esso sorge nelle Fontanelle, mezzo miglio dalla Bolla, scorre per le palud,i passando per Poggioreale e servendo all' inaffiamento de terreni, abbassa moltissimo le sue acque in estate.

Il 4° è il così detto fiume della Ferriera o di Pascariello, il quale nasce sopra Poggioreale dove forma un ameno laghetto, ed anima alcuni molini, scorre presso il così detto Pascone e quindi unisce le sue acqua ai tre succennati.

I suddetti quattro fiumicini riuniti in alveo come nel poco al di sopra del Ponte della Maddalena, scorrono impregnati di sostanze estrattive vegetabili e, corrotti dei letami delle paludi, passano sotto il detto ponte e si uniscono alle acque del mare all estremità orientale della città."

giovedì 2 settembre 2021

Una "Pagliara Reale" nelle depressioni dell'area tavernanovese

 Ho reperito in qualche modo due immagini, di cui una molto dettagliata, che illustrano le "depressioni" dell'area tavernanovese ereditate dalle antiche paludi.

La prima immagine è una planimetria del 1878, creata per il Consorzio di Bonifica delle Paludi della Volla:


In particolare notiamo una Pagliara Reale (a centro-sinistra) e il Casone Vecchio (indicato un poco più giù verso destra). Da notare pure come l'estensione (tratteggiata) di via Casamanna - dopo aver attraversato la "Strada per la Madonna dell'Arco", oggi via Bolla - si addentri all'interno dell'area delle paludi.

Una ulteriore mappa, risalente agli anni 40/50 del 1900 (purtroppo non ho il riferimento...), riporta in colore giallino la depressione dell'area:




 

lunedì 16 agosto 2021

Termini di confine (con la storia?) presso la grancia tavernanovese...

 o suggestioni estive?

Tanto tempo fa, di questi cippi ve ne erano 4, posizionati a coppia sotto la prima e la terza arcata della grancia tavernanovese (oggi Palazzo Gaudiosi).

Quello che suscitò curiosità qualche anno fa fu il primo che s'incontra in direzione Pomigliano:


In particolar modo mi incuriosirono alcune linee che sembravano avere forme letterali in un contesto di un oggetto comunque consumato dal tempo.

Cosa potevano essere stati, all'origine, questi cippi prima di essere usati nel contesto della grancia?

Erano stati "termini" di confine di qualche proprietà (se non proprio della grancia)? o erano cippi gromatici di limite centurie?

Oppure antichissime Pietre miliari di epoca romana?

E' chiaro che l'opera del tempo avrà fatto il suo lavoro in tale contesto e forse i 4 cippi saranno pure antichi, ma fabbricati ex-novo ad uso della grancia o dei proprietari che si sono succeduti all'insediamento dei monaci cassinesi.

Ad ogni modo, che sia stato un cippo gromatico non potremo mai saperlo, poichè la parte superiore è stata sagomata e dunque è stata abrasa l'informazione sulla direzione dei limiti della centuria. Per gli altri due casi, invece, ho provato a "giocare" con un software di grafica per immaginare (in maniera molto ampia...ovviamente), cosa potevano significare le "forme" che vedete nella parte alta della colonna.

Attendo un vostro parere...qui o sulla pagina FB relativa a questo blog:

Video n.1 - Le scritte sono assimilabili alla sigla "S.P.Q.R."


Video n.2 - Nella scritta vi è un derivato della sigla SS (che marcava le proprietà del Monastero di S.Severino & Sossio)


Che ne pensate?

Un saluto caloroso e buona estate!

giovedì 5 agosto 2021

Dal 1016 una idea sui possedimenti nei luoghi arcoriani

 In un vecchio post del 2015 avevo espresso una ipotesi circa le protorigini della Chiesetta dedicata a S.Maria ad Nives, quale antica staurita risalente ai primi decenni dell'anno mille.

Confermando ulteriormente, come dal testo di A. Chiarito "Comento Istorico-Critico-Diplomatico sulla Costituzione de instrumenta conficiendis per Curiales dell' Imperatore Federigo II" (1772), che la badessa Maria del Convento dei beati Gregorii et Sebastiani atque Domini et Salvatoris nostri lesu Christi et S. Pantaleoni indicata in una pergamena del 6 Marzo del 1016 non era altro che la badessa di S.Liguoro (o Ligorio), dalla medesima pergamena risulta chiaramente che i luoghi arcoriani a cui si riferisce sono da delimitare in un'area ad ovest di Tavernanova, prossima all'attuale "Palazzo Gaudiosi".

Infatti, in tale pergamena (la n.364 del vol.II di "Monumenta ad Neapolitani ducatus historiam pertinentia" di B. Capasso), la Badessa promette a due fratelli di Arcora un pezzo di terra in affitto che si trovava "coheret cum via publica Nolana et cum terra predicte ecclesie, cum terra ecclesie S. Petri ad Cancellata, et ab uno capite sunt ipsa arcora".

Per avere una idea della zona, osserviamo questa cartografia della fine del 1600:


In questo segmento di immagine, abbiamo:

- il tratto dei resti (arcora) del pontecanale dell'acquedotto augusteo che attraversava la zona

- la strada nolana (qui "strada regale")

- le aree coltivate con i loro limitese e le misure

Con la lettera A veniva indicato il territorio del Monastero di SS.Severino & Sossio; con la lettera B il territorio della Chiesa di S.Pietro ad Cancellata; si nota parte della scritta "S.Ligorio" in basso a destra.

E' chiaro che dalla edizione della pergamena fino alla edizione di questa mappa sono passati oltre 600 anni, ma è logico ritenere - anche sulla scorta di altri documenti - che le attribuzioni territoriali non si siano eccessivamente modificate. E' inoltre possibile che il territorio a cui fa riferimento la pergamena del 1016 sia da ricercare nella zona in alto a sx della mappa (che però non copre proprio questa parte).

Saluti e buona estate!



lunedì 5 luglio 2021

Un particolare su una mappa degli inizi del XIX secolo...

Proprio mentre stavo revisionando qualche documento, su di una cartografia degli inizi del 1800 ho intravisto quello che poi si è confermato un classico simbolo topografico per indicare un luogo di culto cristiano.

E' quello che indica la chiesa tavernanovese di S.Maria Ad Nives:


L'ho evidenziata per Vs. comodità.

Il particolare è tratto da "Minute originali di Campagna..." Portici-San Giorgio a Cremano-Pollena Trocchia-Sant'Anastasia-San Sebastiano al Vesuvio-Pomigliano d'Arco-Massa di Somma, reperita presso l'Istituto Geografico Militare.

Il periodo è 1801-1850.

Saluti

giovedì 10 giugno 2021

Soldato Scialò Bartolomeo, cannoniere di 2° classe nel Reggimento Artiglieria Regina dell’Esercito Borbonico

Dopo lo scioglimento dell’Esercito Borbonico nel febbraio del 1861, varie furono le sorti dei soldati che ad esso vi appartenevano. Nella maggior parte dei casi, questi ritornarono alle loro case seppur sotto il controllo del neonato governo piemontese.

Coloro che furono fatti prigionieri durante il conflitto furono invece imprigionati e deportati; in qualche caso fu data anche la possibilità di andare a combattere per l’esercito confederato americano che in quegli anni era impegnato nella Guerra di Secessione.

Inoltre, buona parte degli ex-soldati borbonici che venivano richiamati alla “leva” nel nuovo esercito italiano, ponevano un diniego netto a questa imposizione e, dandosi alla macchia, andavano ad ingrossare le fila dei gruppi di "brigantaggio" postunitario.

Nel testo di Massimo Cardillo, “Gli sbandati delle due Sicilie” – ed. Youcanprint (2019), viene tracciato anche il profilo di un concittadino casalnuovese: il soldato Scialò Bartolomeo, cannoniere di 2° classe nel Reggimento Artiglieria Regina dell’Esercito Borbonico. Questo giovane fu catturato e portato a Capuail 2 Novembre 1860. Una volta obbligato ad arruolarsi nell’esercito piemontese in quel di Pavia, disertò e fu arrestato immediatamente il 5 Aprile 1861.

martedì 1 giugno 2021

Raffaele Guerra: partigiano casalnuovese

 

E' uno dei 68 martiri di Grugliasco (TO), ucciso durante l'eccidio compiuto dai tedeschi in ritirata il 30 Aprile del 1945.

Figlio di Augusto e Antonia Terracciano, era nato a Casalnuovo di Napoli il 1° gennaio 1924. Fu ucciso in regione San Firmino a Grugliasco. 
Risulta appartenente al 3° Settore della Squadra Azione Patriottica.
E' un Partigiano Combattente Caduto.










Qui il video dell'ultima commemorazione di queste vittime, in cui vi è anche la ripresa della lapide che ricorda Raffaele:



lunedì 24 maggio 2021

Un soldato tavernanovese tumulato nel Sacrario di Redipuglia (Go)

Si tratta di Giuseppe Castiello (di Salvatore), soldato della Prima Guerra Mondiale.

Di questo soldato, il sito cadutigrandeguerra.net riporta che apparteneva al 140° Fanteria, e il suo corpo si trova nel Sacrario Militare di Redipuglia. 
Sebbene il reggimento non corrisponda a quello (114°) riportato nel Libro D' Oro dei caduti (https://www.cadutigrandeguerra.it/Default.aspx), corrisponde però la data di nascita e quella della morte. Altri siti confermano che si tratta della stessa persona. E' molto probabile che vi sia stato un errore di stampa

Ad ogni modo, questo giovane di 22 anni risulta seppellito nel Sacrario di Redipuglia, tomba 8003, fila/gradone 4 (pagina registro sacrario 169-170).

Rappresenta degnamente "Gli eroi che si immolarono per la Patria" che Tavernanova ricorda e che su questo sito hanno una pagina a loro dedicata.

lunedì 3 maggio 2021

Tutti coloro che hanno visitato questo blog...

 

...ti sono riconoscenti per tutte le foto tavernanovesi che hai conservato negli anni e che qualche mese prima di lasciare questo mondo me le hai fatte vedere e conservare.

Grazie mamma, da parte di tutti noi.

Enzo


domenica 25 aprile 2021

La Casa dell'Acqua della Bolla: una costruzione di oltre 500 anni fa...

don Ramon Folch de Cardona
 (fonte: 
wikimedia.org)

La Casa dell’Acqua (o Casa della Bolla o Casa della Volla), costruzione tuttora visibile nell’omonima strada tavernanovese, è un manufatto il cui nome ricorre spesso negli antichi documenti del Regno di Napoli.

Questa “casa” in pratica fu costruita per contenere e proteggere un sistema di divisione delle acque durante il periodo della dominazione spagnola.

Tale installazione fu ordinata dal vicerè don Ramon Folch de Cardona, conte di Albento e duca di Somma, con decreto del Collaterale, il 4 settembre del 1517 per provare a mettere un poco d’ordine nella gestione della portata dell’acque da destinare ai molini e alle padule della zona da una parte, ed ai pozzi (e alle fontane) che servivano alla città di Napoli.

Questa divisione fu successivamente criticata poi da Pietro Antonio Lettieri, ingegnere sotto il Viceregno di don Pietro di Toledo (1532 – 1553) a cui venne affidato lo studio di fattibilità per ripristinare l’acquedotto augusteo, poiché “la divisione che si fa di detta acqua in detto loco della bolla camminasse a questo modo, che alla molina verso le padule solo andasse tanta acqua per spazio solo di una palla a maglio delle mediocri, et tutto il resto venisse allo alveo, et formale della Città”.

C’è però da riportare che all’inizio del Viceregno di don Ramon (1509), la situazione vedeva i proprietari dei Mulini delle paludi ottenere il 50% del flusso dell’acqua in questione, ma non erano poche le denunce poiché qualcuno “entrava per un pertuso in detta bolla a far delli danni”, ovvero a deviare tutto il flusso verso i mulini…

Nel testo di S. Di Giacomo “Il Teatro e le Cronache, a cura di F. Flora e M. Vinciguerra”, si riporta un manoscritto del ‘600 che descrive come era fatto il meccanismo di separazione di tali acque:

Quale casa di bolla ei una camera ad lamia con uno letto de marmore sotto il formale che sta discoperto et sopra il letto predetto ci sta un angolo di marmolo che divide dett’acqua per mità et mezza la fa andare da la parte de fora qual serve per la marina de la molina che se dice dell’acqua morta che esce al ponte de la Madalena et l’altra mità va dentro il formale che viene in Napoli et detta divisione fu fatta all’anno 1517…

Tale costruzione – insieme alle condotte che apportavano e distribuivano le acque – ha subito durante i secoli successivi varie ristrutturazione per riparare i danni causati dalle eruzioni del Vesuvio:
  • nel 1647, per "opera et lavoro del formale dell'acqua della Pietra viva, che sta facendo, e per altre 20 canne avanti la casa della Bolla"
  • nel 1661, “fatto le mura alla casa della Volla, fatte le scese per entrare col regio formale ed altro con fede di apprezzi”; lavori fatti “in conto dell'opera stanno facendo per l'accomodo della voragi-ne fatta dalle continue e grosse lave per le piogge grandi in questi tempi, così alla Volla, come al nascimento dell'acqua
Nella foto in basso, tratta da Google-Map (R), la Casa dell'Acqua è quel caseggiato quasi al centro che sovraintende un poco di terreno agricolo.



lunedì 5 aprile 2021


"Oggi ca è a’ festa toia fammè sta grazia, 

Miettece a mana toia ngoppe a stu male..."

Nuovo video nella playlist di "Tavernanova...aria gentile". Le foto nuove rispetto a quelle dell'anno scorso risalgono agli anni '80 (3) e mi sono state date dall'amico Mario Giustezza.


domenica 7 marzo 2021

Un matrimonio del 1810: quando a saper firmare era il farmacista ed il notaio...

Tavernanova, 26 Dicembre 1810, decennio francese.

Due giovani contraggono matrimonio e sono entrambi di Tavernanova:

Fabrizio Antonio Ruotolo, di anni 22, di condizione contadino, figlio del fu Francesco e Marianna Fontana di anni 60

Maria Teresa Di Falco, di anni 19, di condizione massara, figlia di Raffaele di anni 40, massaro e della fu Rosa Casalino.

Il papà di Maria Teresa era "presente e conseziente all'atto medesimo".

Salta all'occhio come le firme degli sposi e dei testimoni contadini o braccianti sono fatte con una croce mentre quella del farmacista e del notaio sono per esteso. Il potere della firma...


sabato 27 febbraio 2021

1811: Quando a sposarsi a Tavernanova era la tavernara.....

 

...diciassettenne, al secolo Maria Maddalena Cantone, di professione tavernara.

Figlia di Gabriele Cantone e Catarina Antignano, domiciliati a Tavernanova e di professione tavernari.

Lo sposo è , Francesco Pasquale Spizuoco, bovaro di Faibano, figlio di Marco e Carmina Perrone, massari, domiciliati a Faibano.

L'atto di Matrimonio è datato 28 Dicembre 1811.

Il certificato di battesimo della sposa è redatto da don Giacomo Terracciano, sub-economo della Chiesetta di S.Maria ad Nives in Tavernanova all'epoca dipendente dalla chiesa pomiglianese di S. Felice in Pincis; il Battesimo venne però officiato da don Michele Palmese il 14 Aprile 1794.

Immaginiamo che Francesco abbia incontrato Maddalena durante il suo lavoro di guidare i buoi lungo la via Regia...

Ad ogni modo, sono molte le probabilità che la famiglia Cantone fosse la conduttrice della taverna che era ubicata nella grancia tavernanovese dei monaci cassinesi: infatti, con la legge del 13 febbraio 1807 "per la soppressione degli ordini religiosi delle regole di S. Bernardo e di S. Benedetto e loro affiliazioni", furono soppressi in tutto il regno le corporazioni monastiche appartenenti a quegli ordini, fra cui i Cassinesi, gli Olivetani, i Celestini, i Verginiani, i Certosini, i Camaldolesi, i Cistercensi e i Bernardoni. I beni incamerati furono quindi trasferiti al demanio.

Nel caso della grancia dei monaci, essa divenne proprietà di Filippo Gaudiosi il quale - crediamo - ne affittò la taverna ai Cantone.

venerdì 26 febbraio 2021

7 Gennaio 1648: Enrico II reintroduce i "camerlenghi" a Casalnuovo e nel territorio di Ponticello

 Approfittando del caos causato dalla rivolta di Masaniello nella Capitale del Regno, Enrico II di Lorena provò a ritentare l'assalto per riportare Napoli sotto il cappello angioino.

Per un "controllo del territorio" ripristinò i Camerlenghi di aragonese memoria, ovvero una specie di moderno magistrato che era consuetudine scegliere tra nobili di sangue, baroni o dottori.

Ogni casale di Napoli avrebbe ricevuto le nomine dei Camerlenghi, prediligendo coloro che già avevano svolto questo ruolo sotto la corona spagnola.

Il tutto in un editto del 7 Gennaio del 1648, destinato anche a Casalnuovo e a Ponticello, nel cui territorio insisteva parte della Taverna nuova:

(immagine: Di Antoon van Dyck - National Gallery of Art, Washington, D. C., online collection, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=43772356)



HENRICO DI LORENA DUCA DI GUISA
Conte d'Eu , Pari di Francia etc. Difensore della Libertà
Duce della Serenissima e Real Repubblica di Napoli ,

BERNARDO SPIRITO UTRIUSQUE IURIS DOCTOR
Auditore Generale dello esercito di questa Serenissima


Avendomo tenuto notizia , che per il tempo passato in ciaschedun casale di questa città vi sia stato deputato un Camerlingo , il quale non solo ha tenuto peso di fare relazione al Tribunale della Vicaria di quanti delitti che alla giornata sono occorsii n essi,ma ancora atteso alla persecuzione dei delinquenti, ed al dippiù che è stato necessario per la retta amministrazione della giustizia; comechè questo si è tralasciato al presente, con le occasioni delle presenti guerre , e mutazione di dominio , desiderando Sua Altezza Serenissima, che per il buon governo e retta amministrazione della giustizia , e beneficio pubblico , da oggi avanti si attenda con ogni circospezione alla verificazione delli delitti, che alla giornata succedono, e castigo dei delinquenti, ha ordinato a noi che dovessimo fare deputare detti Camerlenghi in detti casali per lo effetto suddetto , con darne particolare notizia a noi di quanto
succederà . 
Perciò abbiamo fatto il presente bando , col quale dicemo ed ordinamo, ed in nome di Sua Altezza Serenissima comandamo a tutti li Sindaci, Eletti, ed altre persone deputate al reggimento dell'infrascritti casali di Napoli, che fra termine di giorni due debbiano conferirsi avanti di noi, acciò con loro intervento e saputa , si possino danoi deputare, e destinare li Camerlenghi predetti in ciascuno di essi, quali dovranno attendere a quanto per lo passato hanno accudito , con dare notizia a noi delli delitti che alla giornata succederanno , con possersi ordinare la captura della informazione, ed il castigo dei delinquenti; ed accid venga a notizia di tutti, ordinamo si pubblichi per detti casali . 

Datum Neapoli die 7. Januarii 1648. - Bernardus Spiritus Auditor Generalis Exercitus . Franc. Napolionus Secretarius.

Casoli di questa fedelissima Città di Napoli , dove s'have da pubblicare il presente bando

S. Pietro a Patierno, Casoria, Afragola, Fratta Maggiore, Casandrino, Grumo Nevano, Milito, Secondigliano, Miano, Panicocolo, Calvizzano, Marano, Chiaiano, Polveca, S. Croce e la Conocchia,
Arenella, Antignano, Soccavo, Chianura, Villa, Pietra Bianca, Portici, Cramano, Resina, Torre del Greco, Torre dell'Annunziata, Bosco, S. Sebastiano, Barra, Mianella, Piscinola, Marianella, Mugnano,
Vommaro, Posilipo, Fuori Grotta, S. Giovanni a Teduccio, S. Giorgio, Ponticello, Casalnuovo.

In Napoli , per Secondino Roncagliolo stampatore di questa Serenissima Real Repubblica. 1648

(fonte: Diario di Francesco Capecelatro contenente la storia delle cose avvenute nel Reame di Napoli negli anni 1647-1650)

martedì 23 febbraio 2021

L' acquedotto augusteo in una genealogia dei Carafa della Stadera...e dei versi anonimi trovati per caso

 

XVII sec. - particolare della Genealogia dei Carafa
 (coll.ne Borgia - Napoli)
I versi si trovano nel vol.3442 (Scritture varie in seno al Monastero di San Gregorio Armeno) conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli.

Non sono riuscito a risalire l'autore - sebbene vi sia una firma nella forma O.B.9 - ma almeno un testo lo si può far agilmente risalire agli inizi del sec. XVII.

Geronima Carafa del ramo della Stadera ne è protagonista, moglie di Fabio Carafa, principe di Colubraro.

I versetti neoclassici parlano di lei.


Ma dei versi in napoletano? Saranno dello stesso autore?

Chissà...

Ad ogni modo, l'immagine del particolare dello stemma dei Carafa della Stadera contiene a destra un reperto familiare alle campagne pomiglianesi e tavernanovesi di parecchi secoli fa...sono i resti del pontecanale dell'Acquedotto Augusteo...(e i due caseggiati potrebbero simboleggiare Pomigliano d'Arco, feudo dei Carafa dal 1466 fino al 1696).


lunedì 15 febbraio 2021

10 ottobre 1495: ulteriori dettagli su Ferrante II d'Aragona e i luoghi arcoriani

In un post di quasi 5 anni fa avevamo parlato del passaggio, addì  10 Ottobre 1495 e per i luoghi arcoriani, di Re Ferrante II, giusto per correre appresso ai Francesi che avrebbero messo a ferro et fuoco Pomigliano.

Ho però ritrovato qualche altro dettaglio in una ristampa del 1785 di un testo del XVI sec. "Historie di Messer Giuliano Passaro", dove si legge che "al 10 di ottubro del 1495":

"[...] tornamo allo Signore Re Ferrante II che come vede li franzise, e Taliani suoi nemici fuggire subito mandai ad uno Messer Joannello Miraballo Signore de Angre , che subito dovesse rompere lo ponte che li franzise havevano fatto a lo fiume de Sarno quando vennero a chiaia acciocche non potessero ritornare in dereto, & così fo fatto , & ſubito detto Signore Re si mette in ordine, & sequitolle con una sua gente. Et li franzise attendevano a fuggire per la via donde erano venuti, et como foro arrivati a Pomigliano d’ arco dove non le vollero recettare dentro la terra per questo li franzisi se turbaro, et comenzaro a donare battaglia tale che in poco de spatio la pigliaro, et ammazzaroce circa 150 persone tanto mascoli, come femine, et poi la sera la sacchiatr, & poi ce mesero foco dove, che lo signore Re che li sequitava, & era con suo esercito a casale nuovo, sentendo questo vituperio, che havevano fatto a Pomigliano se partero subito da casale nuovo , et comenzaile a sequitare…,et queso sentendo li franzìse se partiro da Pomigliano d' arco , e tiraro la via de lo piano de Parma et lo' signore Re sempre appresso, et si li fece inſaiare alla battaglia ma non volsero mai anzi attendevano fuggire: ma non fecero la via dello fiume de Sarno dove havevano fatto lo ponte , ma fecero la via della montagna di Lauro, et la se sarvaro."

Quindi i Francesi, nel loro ritorno da Napoli verso le loro posizioni dell'hinterland, si fermano a Pomigliano. Qui non vennero alloggiati e fecero una carneficina. Nona appena il Re Ferrante II d'Aragona seppe questo, da Casalnuovo si spostò rapidamente per incalzare i Francesi, ma non vi riuscì di ingaggiarli in battaglia.

Circa un anno dopo, Re Ferrante II, appena sposato, morì ad appena 29 anni.

martedì 19 gennaio 2021

Tavernanova: Antonio e Giuseppa promessi in matrimonio il 19 Gennaio 1812.

fonte: http://www.antenati.san.beniculturali.it/
Siamo nel cosiddetto Decennio Francese (Regno di Napoli, 1805-1815).

Tavernanova, che era all'epoca frazione di Pomigliano, poteva contare su un centinaio di abitanti.

Due di questi decisero di sposarsi e la data della promessa di matrimonio fu proprio il 19 Gennaio ma del 1812: 209 anni fa.

Un tipo di matrimonio che allora era frequente: una vedova con figli che sposa un giovane per poter portare avanti la famiglia ed avere una prospettiva di vita migliore.

I due sposi sono:

Antonio Domenico D'Orsi (Orsi) , di anni 24, di condizione Fruttaiolo, figlio di Mariano Orsi, di Casalnuovo ma residente in Tavernanova.

Maria Giuseppa Porcaro (o Pulcrano), di anni 28, di condizione Massara, figlia di Saverio Porcaro e Angela Carlera, vedova di Francesco Di Filippo. Di Tavernanova e ivi residente.

Ad ogni modo, Mariano Orsi, papà di Antonio, firma con dei testimoni presso il Municipio di Pomigliano che "avendo conosciuto li buoni portamenti di suo figlio Antonio [...] che gli ha chiesto il consenso di volersi casare [...] possa contrarre il matrimonio [...]".

Viene anche accertato, in altro documento, che lo sposo "non è soldato disertore".

Il marito della Giuseppa, Francesco Di Filippo, era deceduto a 48 anni, il 14 Marzo dell'anno precedente; era di Orta e aveva lasciato, oltre alla moglie, anche due figli maschi di minore età.

La mamma dello sposo, Diana Montanino, era anch'essa deceduta nel 1804.

Il certificato di Battesimo della sposa viene redatto da don Giacomo Terracciano, sub-economo della Chiesetta di S.Maria ad Nives in Tavernanova all'epoca dipendente dalla chiesa pomiglianese di S. Felice in Pincis.

Il matrimonio sarebbe stato celebrato il 2 Febbraio 1812.

Sarebbe stato l'unico del 1812.


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