mercoledì 23 settembre 2015

Arcora, Tavernanova e Casalnuovo: la casata dei Como

Stemma nobiliare dei Como
I Como, napoletanamente tradotti in Cuomo, sono stati gli operatori della svolta nella zona casalnuovese e tavernanovese.
Tra le varie scritture degli "Atti ad istanza del Real Monistero di S.Severino e Sossio di questa città con l'Università di Casalenuovo in provincia di Terra di Lavoro" si ritrova che:

"Al Sign. Marchese di Nisita Sign. Presidente Petrone comm. [...].
Angelo Cuomo chiese a Re Ferrante d'Aragona nel 4 Luglio 1484 che, avendo edificato un certo ospizio e delle case in Arcora - tanto per sua commodità quanto de viandanti - et acciocchè avesse potuto ricavarne qualche utile poichè intendeva fare da mano a mano più case...[...].
In tale ospizio vendeva vino greco, misto ad altra qualsivoglia robbe solita a vendersi in altri ospizi convicini al detto territorio di Arcora, franchi ed immuni da qualsivogliano [...]".

Ora, tutti gli studiosi casalnuovesi affermano che l'atto del 1484 è in pratica la costituzione de facto della comunità casalnuovese. Pongo un flebile dubbio: tenendo presente che ospizio significava una sorta di albergo ante-litteram e che sin dall'Alto Medioevo si creò una importante rete di ospitalità viaria, al punto che l'ubicazione degli ospizi consente di ricostruire il tracciato delle antiche strade, nun è ca Angelo Como steva 'e case nella zona che verrà poi chiamata Tavernanova?
Infatti, sebbene i monasteri servono anche da luoghi di sosta, da ospizi, da ricovero temporaneo per malati, anche i laici - a partire dall'XI sec. - danno vita a fondazioni ospitaliere che sfociano in taverne e locande a buon mercato.


martedì 15 settembre 2015

1929: Menzione Viscardi in una cartolina inviata a Matera...

 Eccola, qui: sul retro si legge

"Direzione del Suffragio Perpetuo Universale e della erigente Chiesa dell'Addolorata in Tavernanova (Napoli)
Volete grazie dall'Addolorata ?
Fate una novena recitando 3 Pater Ave Gloria e Salve Regina - Durante la novena frequentate i Sacramenti e promettete una elemosina per la chiesa che si è iniziata a Tavernanova.
Per i schiarimenti, fiorellini e oggetti di divozione rivolgersi al parroco Menzione Viscardi"

Bellissimo ricordo, pescato per caso su internet. Era in vendita su delcampe.net, così come il calendarietto del post precedente (che mi sembra ancora in vendita).

Questa cartolina viaggia da Tavernanova a Matera. Mittente (Fam. o Sac.?) Fico Domenico.

15 Settembre: la nuova Tavernanova fà festa per la Madonna Addolorata...

E Mons. Pasquale Leone fa stampare, nel 1946, questo calendarietto...

"Date una elemosina per la costruzione del Tempio di M SSa Addolorata"












Auguri a tutti i tavernanovesi, vicini et lontani!

lunedì 14 settembre 2015

Le gabelle che il Comune di Casalenuovo voleva far pagare ai monaci tavernanovesi...

Negli "Atti ad is.za del Real Mon.ro di S.Severino e Sossio di questa Città con L'Univ.tà del casale di Casalenuovo in prov.cia di Terra di Lavoro" l'allora Comune di Casalnuovo voleva far pagare delle tasse a Domenico Di Donato e poi a Luca Romano in quanto affittatori della Masseria con Taverna (Aprile 1766).

In questo documento, consultabile all'Archivio di Stato di Napoli, sono elencati quelli che erano i possedimenti del Monastero nella nostra zona.
Ma torniamo alle tasse. Il Di Donato aveva, nel 1738, "sementato il Canape; ne ha fatto legature 24". E di questo sono testimoni Matteo Nappo, Gennaro Castaldo e Giacomo Letizia. Per tale motivo il comune voleva i soldi legati alle gabelle di dogana sulla canapa. Non solo. Volendo acchiappare soldi ovunque, Casalnuovo si spinse fino all'area detta de il Pastino per richiedere la gabella "per lo ratizzo della Paglia" (il ratizzo era un'altra forma gabellare...). Ma la Sommaria napoletana affermò che il Pastino era nel tenimento di Volla; dunque ne a Pomigliano ne tantomeno a Casalnuovo.
Casalnuovo ritorna poi a bomba sulle gabelle di dogana: vuole quelle relativa alla canapa prodotta nella Masseria Tavernanovese.
Pure qui s'avetta 'sstà: nel 1790 alla Sommaria furono presentate le giurisdizioni di confine per capire appunto chi doveva pagare quelle gabelle di dogana.
Si legge infatti:

"Laterale alle case situate di rimpetto alla detta taverna, e che porta alla taverna di S.Gennarello e tira sempre per la strada verso mezzogiorno, lasciando a destra territore che dicevano in giurisdizione di Casalnuovo e a sinistra le case con giardino a costo, e il territorio del Monisterio di S. Gregorio Armeno di questa città, detto di S.Liguoro e il territorio del Monisterio di S.Severino e Sossio di Napoli in giurisdizione di Pomigliano, pretera da Casalnuovo, sino ad incontrare una operia di D. Matteo Benincasa [...]".

Vi lascio con qualche considerazione: la strada che portava alla taverna di S.Gennarello dovrebbe essere via Filichito (che è a sud). Nondimeno vi erano case con giardino al lato sinistro, nel territorio di S.Ligorio, che era tutto il lato sinistro di via Filichito partendo da Tavernanova.
Ma l'operìa di Don Matteo Benincasa, Curato del Reale Castello dell'Ouo, cos'era e dove si trovava?
Chesta è n'ata cosa che s'adda appurà...

mercoledì 9 settembre 2015

Da Diomede Carafa ad Aurelia d'Eboli....

...e chissà che è proprio questo il periodo in cui i luoghi tavernanovesi cominciano a ritagliarsi una propria minuscola "identità".
Da alcuni atti (datati 1622) ritrovati all'ASN:

"Eodem die sexto mensis (octo)bris septima indicione 1593 neap.[...]. In nossa presentia constitutis Aurelia de ebulo et eius viri;[...] et Dominus Vespasiano de baucio de civitate Capua [...]".

La prefacta Domina Aurelia vende al Domino Vespasiano "...terra Pomiliani..., feudis, subfeudis, feudatariis, rusticis, [...] cenzibus, edificy, massarie, possessionibus [...]".

E tutto questo per definire dinanzi alla "Camera della Sommaria" di Napoli (una specie di Corte di Giustizia), che la "Taverna eretta nel territorio di Pomigliano" nel 1622 aveva il diritto di non riconoscere la zeccatura dei pesi e delle misure imposta dal Barone Vespasiano del Balzo, in quanto quel territorio, compreso negli atti allegati, ne doveva essere franco. In aggiunta a questo, il Monastero di S.Severino e Sossio ribadisce che tali diritti su quel territorio erano addirittura anteriori al 1590 e risalivano a Diomede Carafa e, in particolare, riguardavano:

"eius starza [...] cum infratti, corporibus, bonis, [...]"

Diomede Carafa: (+ 17-8-1487), Patrizio Napoletano, Signore di San Lupo e Casalduni (concessione del mero e misto impero del 24-7-1458), Capitano dei passi di Terra di Lavoro dal 4-9-1458, 1° Conte di Maddaloni con Formicola, Sasso, Sesto, Pentime, Roccapipirozzi con mero e misto impero dal 1-2-1465; Signore di Pomigliano dal 1466, compra Pietrastornina nel 1481, 1° Conte di Cerreto con Guardia, Civitella, Pontelandolfo, San Lorenzo Maggiore e Pietrairola dal 9-1-1483, castellano di Normando, Precettore del Re Ferdinando I di Napoli; scrittore di cose militari, morali e di politica. (fonte: http://www.genmarenostrum.com/)

Sembrebbe, inoltre, che l'Aurelia d'Eboli abbia ceduto qualcosa all'Università di Pomigliano d'Arco:

"[...] collecta Sancta Maria [...], item taberna et passa, item furno ex aparecta, [...], item qua habitat Capitanenses, item apoteca sub cui domus Capitanei, item petia terra nominata bosco piccolo; [...]"

E qui parte un'altro thread: il palazzo che ingloba la Cappella di S.Maria ad Nives poteva essere, intorno alla metà del 1400, un alloggio per Capitanenses ovverossia di Capitani di ventura?

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