Da alcuni atti (datati 1622) ritrovati all'ASN:
"Eodem die sexto mensis (octo)bris septima indicione 1593 neap.[...]. In nossa presentia constitutis Aurelia de ebulo et eius viri;[...] et Dominus Vespasiano de baucio de civitate Capua [...]".
La prefacta Domina Aurelia vende al Domino Vespasiano "...terra Pomiliani..., feudis, subfeudis, feudatariis, rusticis, [...] cenzibus, edificy, massarie, possessionibus [...]".
E tutto questo per definire dinanzi alla "Camera della Sommaria" di Napoli (una specie di Corte di Giustizia), che la "Taverna eretta nel territorio di Pomigliano" nel 1622 aveva il diritto di non riconoscere la zeccatura dei pesi e delle misure imposta dal Barone Vespasiano del Balzo, in quanto quel territorio, compreso negli atti allegati, ne doveva essere franco. In aggiunta a questo, il Monastero di S.Severino e Sossio ribadisce che tali diritti su quel territorio erano addirittura anteriori al 1590 e risalivano a Diomede Carafa e, in particolare, riguardavano:
"eius starza [...] cum infratti, corporibus, bonis, [...]"
Sembrebbe, inoltre, che l'Aurelia d'Eboli abbia ceduto qualcosa all'Università di Pomigliano d'Arco:
"[...] collecta Sancta Maria [...], item taberna et passa, item furno ex aparecta, [...], item qua habitat Capitanenses, item apoteca sub cui domus Capitanei, item petia terra nominata bosco piccolo; [...]"
E qui parte un'altro thread: il palazzo che ingloba la Cappella di S.Maria ad Nives poteva essere, intorno alla metà del 1400, un alloggio per Capitanenses ovverossia di Capitani di ventura?
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