giovedì 29 marzo 2012

Uommene 'e stù munne...

Comincia così un'altra filastrocca che mi ero appuntato anni fa, sotto la guida del grande Tatonno 'e Galiota.
Dal contenuto molto volgare, ma in linea con gli umori dei tempi: senza offesa, parliamo del 1700, grazie ad un riferimento ad Anna Caterina II di Russia, conosciuta come una donna "contornata" da vari comparielli.
Capite a mme... ;)
La granduchessa Caterina dipinta nel 1745 da Louis Caravaque.

In questa filastrocca, che ha anche una preludio "a doppio senso", si ritrovano quegli elementi anti-clericali tipici delle nostre terre: il parroco di paese il più delle volte veniva visto come il privilegiato che "facite chelle ca diche iye e nun facite chelle ca facce iye...".
Una filastrocca simile (e forse ancor più volgare), si ritrova nella zona di Pianura, a Napoli...

Buon divertimento: la filastrocca la trovate nella opportuna sezione a destra di questa pagina...

giovedì 22 marzo 2012

Diceva Tatonne 'e Galiota: "'Ncoppe 'a faccia d'a terra...

tre ccose so' malamente: 'o prevete, o' cumpare e o' maletiempe!".
Cultura popolare di un tempo, che riprendeva il concetto di tre come numero perfetto per indicare la"giustezza" di ciò che si voleva dire.
Ve ne sono di molti altri, ad esempio:

Tre so' 'e putiente: 'o papa, 'o rrè, e chi nùn tene niente.
Tre cose nun se ponn annasconnere: 'a tosse, 'a rogna e 'a panza da prena.
Tre cose 'a femmena addà sfujì: Renare, vino e fenesta.
Tre cose nun s' 'anna maje 'mprestà: Libbre, denari e muglièra.
Tre so' 'e fetienti: Mimì, Cocò e Carmene 'o pazzo.
Tre so i cose malamente:a fatia pesente, u sole cucente, u mangià malamente.

Ma a noi Tatonno ha anche svelato il perchè...andatelo a leggere nella sezione "Storielle..." a destra.

Un abbraccio a tutti i paesani vicini et lontani...

martedì 20 marzo 2012

Tavernanova all'Arco: rintracciata la fonte

E' stato un immenso piacere ritrovare nella Biblioteca di Pomigliano d'arco (Pal. dell'Orologio) non solo il libro in questione ma anche un conoscente di vecchia data: il dott. Giovanni Basile, che ne è anche il direttore.
Il libro che menziona Tavernanova con la specifica all'arco è

T.M. Violante - "Madonna dell'Arco : storia del santuario e del convento" - O.P Napoli : EDI, (2009)


Qui vi riporto la pagina intera:

Individuate la nota n.10...
Quindi...un saluto a tutti!

giovedì 15 marzo 2012

Rifacimento dei riferimenti

Approfittando di un poco di tempo a disposizione, sto provvedendo a rifare la parte dei "Riferimenti bibliografici", inserendovi anche il link al documento laddove possibile, in maniera da scaricare il libro stesso.

A presto

sabato 10 marzo 2012

'O conte 'e Matalune ogne tre ne vuleva una!

E' il ritornello che caratterizza un'altra storiella raccontatami una trentina di anni fa da Tatonne 'e Galiota, che trovate nella pagina "Storielle e filastrocche" nella colonna a destra del blog.
La conformazione di questa storiella è in stile boccacesco; personalmente ho provveduto a riempire alcuni "spazi" narrativi di modo da ricostruire un contenuto omogeneo (se capisce 'a finalità da' storia).
SECONDO ME il racconto, basata sulla tradizione orale, ha origini medioevali.
Riadattato un pò in tutta Italia, ha lasciato tracce in alcune canzonette che si avvicinano leggermente alla trama, che si basa sulla vendetta di una persona del popolo nei confronti del "Conte di Maddaloni" (ma non è detto che la storia sia indirizzata a lui....) il quale pratica la cosiddetta "ius primae noctis" (la legge della prima notte). Questa legge (ma alcuni dicono non sia mai esistita...) - prerogativa nei sistemi feudali - prevedeva che il cosiddetto "Signore" (Feudatario) , in occasione del matrimonio di un "suo" figlio (appartenente all'ultima classe sociale dei servi della gleba), avesse il diritto di passare la prima notte con la sposa.
La variante tavernanovese forse ci è arrivata dal Salento, forse portata nelle nostre terre da qualche commerciante che viaggiava sulla via Regia delle Puglie e poi modificata nel tempo dai nostri avi.
Qui sotto il testo di una delle canzonette che "presentano" le altre protagoniste del racconto in dialetto salentino, ma simili se ne trovano in tutti i dialetti:

Le tre sorelle

Sopra quegli alti monti,
ci stanno tre sorelle
la più maggiore di quelle
si ha messo a navigar.

Il navigar che fece,
l'anello le cascò
alzando gli occhi all'onde
vede un pescatore.

O pescator dell'onde,
vieni a pescare più 'n qua
ché mi ha cascato l'anello
se mi lu voi trovar.

Se te lo troverìa,
che cosa doni a me.

Ti dono trecento scudi,
na bborza ricama'.

Non voglio trecento scudi,
né bborza ricama'
voglio un bacino d'amore,
se me lo voi donar.

Stai zitto mascalzone,
'ste cose tu dici a me.
Voglio un bacino d'amore,
se mi lo vuoi donar.

'Sta sera vieni a casa,
quando papà non c'è
cu na manu abbri la porta
e cu l'addha abbracci a me.

Buona Domenica a tutti.

domenica 4 marzo 2012

Chiacchierata con Nino Gaudiosi a casa Fontana

Qualche giorno fa ho avuto il piacere e l'onore di conoscere Nino Gaudiosi -il cui cognome dovrebbe dirvi qualche cosa- insieme ad un altra persona la cui famiglia ha fatto parte della storia di Casalnuovo: Adolfo Fontana.
Insieme abbiamo trascorso uno stralcio di mattinata a chiacchierare variamente sul nostro paese: grazie a queste "chiacchiere" che siamo andati indietro nel tempo, passando per l'arco che Nino ricorda essere menzionato da suo nonno e che congiungeva il suo palazzo (l'ex grancia dei monaci) con la Cappella della Madonna della Neve di fronte.
Adolfo intanto ricordava di suo nonno, potestà di Casalnuovo e di suo fratello, il mitico "dottore Funtana" amato da tutta Casalnuovo e Tavernanova; una genia di medici, i Fontana, fin dai tempi del re (Adolfo ci racconta di un ostetrico della Real Casa).
Abbiamo saputo da Nino che anche la Masseria Zi Carlo apparteneva alla sua famiglia e che ai suoi tempi imperversava un guappo old-style quale Agostino Mirone, del quale mi ha raccontato alcune vicende a lui note.
E' stata una bella mattinata passata con due persone nobili e squisite.
Concludo con un aneddoto che mi ha raccontato il buon Nino: siamo nella Tavernanova degli anni '40 con la popolazione tutta dedicata all'agricoltura. I Gaudioso avevano molti coloni a lavorare nelle loro terre e la domenica vi era la consuetudine che tutta la famiglia Gaudiosi si ritrovasse nella loro proprietà insieme a qualcuno dei coloni per passare qualche ora del pomeriggio. Tutti tranne uno: lo zio di Nino che esercitava la professione di medico condotto a Casarea. In una di queste domeniche, qualcuno ebbe a chiedere la ragione di quella costante defezione al medico, che rispose laconicamente:

"A Casarea 'a dummeneca pomeriggie se spaccane 'e cape e iye nu' scenche pecchè sicuramente nun me fanne fà bbene e me venene a piglià pe' 'gghie a merecà!"


Un saluto e grazie per le 3000 e passa visualizzazioni!

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