San Martino di Casamanna

Una chiesa del XI - XIII secolo giù a via Casamanna? senza pretendere la diagnosi certa, sebbene ci serviremo del sito della Biomedical Imaging Group per lavorare sulle immagini del 1943, partiremo  con una semplicissima analisi sensitiva:


Tavernanova - 1943 (particolare via Casamanna)

La foto che vedete è via Casamanna nel 1943 (con la via delle Puglie in basso). A vostra impressione, che cosa è che si stacca da una disposizione generale pressochè disordinata?
E' quella struttura che in alto, lievemente spostata verso sinistra forma un parallelepipedo?
Bene.
Analizzando in prima istanza con Google Earth (che ha una funzione per misurare le distanze tra oggetti 3d e oggetti al suolo) delle immagini certamente più recenti ma che si discostano di poco o nulla da quella particolare che qui vedete, avremo che questa struttura di case a forma di parallelepipedo realizza una serie di misure che rimandano a strutture "ordinate" quali chiese e cattedrali. Tra queste tipiche strutture, possiamo assimilare il nucleo di case  ad uno schema di chiesa romanica "campestre".
Come vedremo le misure di questa struttura, dotata di campanile a sinistra della facciata, sono di circa 36 x 28 m.
Ma come è possibile?

Partiamo da alcuni riscontri storici: la zona di via Casamanna, e certamente quella più verso Volla, era di proprietà del Monastero della Maddalena di Napoli.
Nella zona arcoriana questo Monastero censiva nel 1364, come sua vecchia proprietà, la Starze de li Galiota e, proprio di fronte a quest'utima, appunto la chiesa di S.Martino di Arcura a fianco la terra del Domino Franceschiello Galiota.

Ciò che possiamo ipotizzare è che la Chiesa, costruita probabilmente in epoca romanica, sia stata poi distrutta durante le guerre per la conquista dei territori intorno a Napoli. Successivamente poi, le strutture portanti rimanenti siano state poi sfruttate dai coloni per costruire ambienti abitativi che sono ancor oggi visibili.

L'illustrazione che segue è del XIX secolo e dipinge quella che era la zona tavernanovese, con la sua Casa de Mansi:

fonte:Istituto Geografico Militare

Certamente la Casa de Mansi era territorio del Monastero della Maddalena di Napoli (fonte: ASN - Monasteri Soppressi); l'attenzione la si deve porre però sui due rami della strada che oggi identifichiamo come via Casamanna e che sembrano interrotti dalla struttura che ipotizziamo essere l'antica chiesa. Sono due strade che non avevano nulla in comune se non quello di riportare a due aree distinte che si trovavano l'una di fronte all'altra.

La prima stradina, che si dipartiva dalla Regia Strada delle Puglie (all'epoca arcoriana conosciuta come via antiqua), termina su uno sparuto gruppo di case. La seconda, che giunge dal basso, arriva fino a Napoli attraversando la zona dei Mulini a ridosso di Poggioreale e termina alla sinistra della costruzione oggetto della nostra ipotesi.

Noto anche che vi sono anche delle "estensioni" di questa costruzione, con degli ambienti in basso a sinistra (e in alto a destra); anche queste "estensioni" rientrano in schemi consolidati delle chiese dei sec XI-XIII come noi ipotizziamo essere in questo caso.

Quindi l'attuale via Casamanna si è formata dalla unione di queste due stradine che fino ad un paio di secoli fa erano addirittura sfalsate e, come vedremo, quasi certamente separate da terreni coltivati.

Si potrebbe quindi paventare l'ipotesi che la Starza di Franceschiello Galeota era raggiunta dal segmento che si diparte dalla via Nazionale mentre la chiesa di S.Martino di Arcora da quello che veniva dal basso.

In un'altra mappa risalente ad oltre un secolo fa, ho evidenziato in rosso l'area presso cui afferiscono i due tronconi che compongono via Casamanna:

fonte: Istituto Geografico Militare
Rivedendo di nuovo la foto del 1943, possiamo avere delle conferme sul fatto che - con buona probabilità - le due aree (starza dei Galiota e struttura chiesa) erano separate da aree di aperta campagna.
Se dunque nel 1943 (quasi 150 anni dopo la mappa soprastante) tra la struttura chiesa e l'area di fronte vi era un poco di vegetazione, figuriamoci nel 1100-1200!


Ci apprestiamo adesso ad analizzare l'immagine del 1943 per il riconoscimento dei contorni con la particolarità di evidenziare contorni "aggregati".

Sfruttando Internet (Politecnico di Losanna: http://bigwww.epfl.ch/demo/ip/demos/edgeDetector/), possiamo applicare l'algoritmo di Canny (J. F. Canny: A computational approach to edge detection. IEEE Trans. Pattern Analysis and Machine Intelligence, 8 (6), 1986, 679-698)
per il riconoscimento dei contorni in una immagine con una bassa probabilità che il "rumore" presente sull'immagine possa inficiare il risultato.
Setteremo la soglia minima al 10% e la soglia massima al 50%. Sigma settato prima a 3 e poi a 4; l'aumento di questo valore ci consentirà di aggregare linee di contorno contigue tra loro in maniera incrementale...ed osserveremo i risultati.

Prima di fare questo, però, ritorniamo su questo interessante (e a tratti improbabile) thread storico sull'area arcoriana.
Eravamo rimasti sulla ipotesi che Casa dei Mansi, ovvero "Casamanna" come veniva chiamata secoli indietro il XIX secolo, fosse composta in realtà da due tratti di strada:
  • la prima proveniente dall'attuale via Nazionale delle Puglie
  • la seconda proveniente dalla zona di Volla (Lufrano) fino ad arrivare all'area di Poggioreale (Fontanelle).
Quest'ultima ampia zona era in parte del Monastero di S.Maria delle Grazie Maggiore e in parte - Casa de' Mansi e zone limitrofe - del Monastero della Maddalena; entrambi i monasteri erano nelle mura della capitale del Regno, Napoli.


   Come ho già anticipato, sfruttando il sito http://bigwww.epfl.ch/demo/ip/demos/edgeDetector/ e applicando un valore di sigma=3 (granularità), low-threshold=5, high-threshold=50 (entrambe soglie che ci consentono di eliminare "disturbi" nell'immagine) all'algoritmo di Canny e dandogli in pastola nostra foto del 1943, otteniamo quanto segue:

Immagine 1 - Canny Edge Detector: Gaussian smoothing
Immagine 2 - Gradient magnitude
Immagine 3 - Gradient in X
Immagine 4 - Gradient in Y (a destra)
Immagine 5 - Hysteresis threshold

 Osserviamo allora l'immagine 2 in particolare (che ha sigma = 3 su 5 ) e l'immagine in basso che ha sigma = 2:

Immagine 6 - Gradient con sigma=2, low threshold =5, high threshold = 45
Ciò che la sequenza delle due immagini tende a ricostruire è una planimetria dove le due zone parallele tendono ad avere dei contorni pressochè circolari alle loro estremità nord. Questa ipotesi viene anche suffragata dalla Immagine 3 - Gradiente X.

Nell'Immagine 6 poniamo la nostra attenzione su quella area a centro sinistra, che sembra una specie di gancio aperto e, facendo un "salto" alla mappa iniziale, annotiamoci pure quel piccolissimo quadratino che vediamo disegnato nell'angolo in basso a sx della ipotetica chiesa: entrambi ci serviranno per determinare più o meno la planimetria del nostro antichissimo edificio....

Sfruttiamo a questo punto la possibilità che l'applicativo Google Earth Pro(R) ci offre nel campo delle misurazioni (ovviamente non abbiamo di fronte il massimo della precisione...) e proviamo a misurare dall'alto la zona casamannese di nostro interesse come appare ai giorni nostri.

Ad esempio, possiamo notare dall'alto i diversi "ambienti" e misurarli:
















Presupponiamo che ogni navata laterale, supportata da un pilastro, fosse intorno ai 5 metri...












Presupponiamo che la chiesa fosse dotata di un matroneo, ovvero di un soppalco lungo le navate laterali, ad uso delle donne, che copriva le prime quattro navate laterali.






















L'altezza dell'arco di ingresso, che presupponiamo per varie vie essere l'ultimo baluardo di una facciata detta "a salienti" (es. arco Cattedrale Sessa Aurunca) dovrebbe essere di circa 5,3m (pari a circa 24 palmi romani...ma guarda un pò).
Sembra un arco a sesto depresso, originariamente con semplice «protiro».
L’arcata che resta, dunque, potrebbe essere una delle arcate di strombatura.


fonte: google map
Nello foto aerea seguente, sono state evidenziate (anche se non in linea) il posizionamento (supposto) delle colonne all'interno delle navate. Originariamente ne avevo calcolate 6, ma dando una occhiata ad una foto del 1943, ho calcolato che le navate potrebbero essere state 5 con una diretta restrizione delle misure originarie di questo antico (fantasioso?) monumento:

Le colonne erano posizionate lungo la perpendicolare di ciascun punto intermedio (4 colonne), ovvero tutti i punti escluso il primo e gli ultimi 2 a destra

La distanza tra ciascun punto è di circa 5 m; le colonne erano poste a circa 6 metri dalle pareti principali dell'edificio che, come vedremo, ha due caratteristiche architettoniche molto importanti..



La sovrapposizione che vedete sopra non potrà essere precisa al centimentro, in quanto non possiamo oggi risalire alle misure esatte.
La pianta che vedete sovrapposta è stata costruita sulla base di elementi architettonici ricorrenti, che potete ben riconoscere nella foto, in rapporto ad alcune "piante" di chiese romaniche:

Chiesa di S.Maria Nuova a Viterbo (sec XIII)

Chiesa di S.Maria Foroclaudio - Ventaroli (FR)
Altra caratteristica, che potrebbe ben combaciare con la nostra ipotetica struttura, era la presenza della parte di sagrestia che si può immaginare osservando una mappa dell'area casamannese risalente al XIX sec. nel post http://tavernanova.blogspot.com/2018/05/una-chiesa-del-xi-xiii-secolo-giu-via_18.html

Sono comunque molte le chiese romaniche con una struttura a 3 absidi e 5 navate come quella che potrebbe essere stata a via Casamanna nel XIII sec.

Vi sono allora 3 importanti considerazioni che bisogna fare in merito a questa ipotetica Chiesa di S.Martino in quel di Casamanna:

Le misure (approssimate):


Queste misure sono state prese sfruttando Google Earth Pro e convertendo i metri in palmi romani:

1 palmo romano = 0.222 metri circa

A questa struttura proviamo ad applicare il famoso Teorema di Pitagora, che veniva sfruttato dagli antichi agrimensori romani (e non solo) per poter procedere alla suddivisione precisa di un terreno per poter ricavare l'angolo retto. Questo calcolo era ovviamente utile anche nelle costruzioni. (cfr.
"Archeologia dell’Architettura, XIII, 2008 – Villar de Honnecourt, l’architettura nel Medioevo e i modi di costruire").
Scomponiamo quindi la nostra architettura in due triangoli (cfr. "ASTRONOMIA E GEOMETRIA NELLA CATTEDRALE DI GENOVA", Pubblicato in: Atti del XII Convegno SIA, Società Italiana di Archeoastronomia. Edizioni La Città del Sole, Napoli, maggio 2014).

Il primo, individuato dai cateti da 117-135 palmi e ipotenusa 180; il secondo dai cateti 117-112 e ipotenusa 162. Per comodità dividiamo per 10 tutti i valori e calcoliamo:

C1 = 11,7x11,7 = 136,89
C2 = 13,5x13,5 =182,25
I = 18x18 = 324

Applicando il Teorema avremo che C1 + C2 = I - 4,86, ovvero che abbiamo un errore di ⎷4,86 = 2,20 x 10 = 22 palmi romani OVVERO di 4,4 metri
Stesso calcolo per l'altro triangolo:

C1 = 11,7x11,7 = 136,89
C2 = 11,2x11,2 =125,44
I = 16,2x16,2 = 262,44

Applicando il Teorema avremo che C1 + C2 = I + 0,11, ovvero che abbiamo un errore di ⎷0,11 = 0,33 x 10 = 3,3 palmi romani OVVERO di 0,76 metri

I due valori che si tirano fuori sono sono ovviamente da arrotondare.

Per concludere, vale la pena analizzare anche il triangolo rettangolo che investe l'abside:

C1 = 11,7x11,7 = 136,89
C2 = 2,25x2,25 =5,06
I = 12,1x12,1 = 146,4

Applicando il Teorema avremo che C1 + C2 = I + 4,46, ovvero che abbiamo un errore di ⎷4,46 = 2,11 x 10 = 21,1 palmi romani OVVERO di 4,68 metri.

Tenete presente che nel primo caso, il valore andava preso dal muro esterno della costruzione (o da eventuali sue estensioni architettoniche) comprensivo dello spessore. Oltre a questo, sono in dubbio se la lunghezza dell'abside sia di 5 o di 6 m. ( e ciò diminuirebbe il gap  nel primo e nel terzo triangolo esaminato).

Aggiungendo a ciò che le mura perimetrali nude delle chiese romaniche erano spesse da un metro e mezzo in avanti, sono confidente che l'area di costruzione di questa chiesa sia in linea con questi criteri costruttivi antichi più che la chiesa stessa.

Ma Antichi quanto?

fonte: Google Map
L'orientamento:

il secondo aspetto riguarda l'orientamento (e il posizionamento) il vertice basso a sinistra è in perfetto allineamento a Nord (40 54' N, 14 21' E), in barba a tutte le costruzioni intorno ad essa, che sono allineate verso N-E.
L'orientamento precisissimo (verso nord) è tipico degli accampamenti romani: è il cardo maximus.

Le due differenze di allineamento citate poc'anzi hanno una spiegazione, considerando anche che nell'antichità, laddove era possibile, le chiese venivano orientate con l'abside che guardava verso il sole nascente, simbolo di Cristo.
Perchè allora questo antico (fantasioso?) edificio casamannese è orientato verso Nord? E perchè vediamo le altre case seguire grosso modo un orientamento verso N-E (almeno nei pressi).

La risposta a questo quesito ci dirà che prima della chiesa vi era qualche altra cosa...ed in epoca ancora più antica...fantasie?

Le Centuriazioni in area:

L'area in cui si trova questa costruzione è, secondo lo studio di "G. Libertini, B. Miccio, N. Leone e G. De Feo - L’acquedotto augusteo del Serino nel contesto del sistema stradale e dell’urbanizzazione del territorio servito nell’Italia Meridionale", a cavallo di due centuriazioni romane.
Queste centuriazioni - che possiamo definire come aree di territorio con dimensioni prefissate - sono state successivamente denominate, in base a talune caratteristiche:

Nola III 
- Neapolis

Centuriazione: Nola III (reticolo giallo); Neapolis (reticolo verde)
L'area casamannese è quella cerchiata in nero che vedete sull'immagine tratta dal documento menzionato prima.

L'ipotesi preminente, osservando l'orientamento della presunta chiesa romanica (fortemente a Nord), è che essa sia stata costruita in un periodo in cui l'area era accatastata (diciamo così) secondo il modello Neapolis mentre il resto delle costruzioni intorno hanno seguito successivamente l'orientamento legato al modello Nola III.

Veniamo ora alle datazioni:

Le zone della centuriazione denominata Neapolis si ritrova all'epoca di Ottaviano Augusto, parliamo di un periodo che va dal 44 a.C. al 14 d.C.

Le zone che invece erano state tracciate in periodo Vespasianeo (centuriazioni Nola III) risalgono tra il 69 e il 79 d.C. (anno dell'eruzione che cancellò Pompei e le zone limitrofe, modificando profondamente anche il territorio arcoriano).

Per concludere riassumo alcune testimonianze di residenti casamannesi della zona a cui ci siamo interessati e che in qualche modo sono in linea con le ipotesi fin qui paventate.

Una prima testimonianza riguarda la presenze di un ambiente "a cupola" che fu ritrovato negli anni '60 durante lo scavo al di sotto di un "vano" presente oggi proprio nel perimetro supposto della "chiesa"; una seconda testimonianza (ma ne ricordo altre) ci parla della presenza di tombe di epoca romane ritrovate negli anni proprio nelle adiacenze di questo supposto "antico" edificio legato a S. Martino, se non addirittura di epoca etrusca.

Per tali motivi, vista anche l'orientazione della struttura, è molto probabile che essa sia stata primariamente un sito (area sepolcrale / tempio) di culto di epoca romana (se non più antico).
La sua marcatissima orientazione a nord, in netto contrasto con la direzione delle strutture (limites) adiacenti, farebbe pensare che nei secoli successivi si sia voluto tenere conto della sacralità del luogo (e del suo originale orientamento), evitando così di riutilizzarlo secondo le misure della centuriazione Nola III.

Successivamente all'anno 79 quindi, e man mano che il culto cristiano si sovrapponeva anche materialmente a quello pagano, su ciò che rimaneva del sito sono stati poi costruiti luoghi dedicati al culto cristiano.
Ciò ci porta a pensare che, a partire dai primi secoli dell'anno 1000, ci sia stato l'input alla costruzione di un tempio dedicato a S. Martino: tale chiesa avrebbe permesso ai contadini delle campagne nelle zone arcoriane di poter soddisfare i precetti religiosi senza allontanarsi troppo dal luogo di lavoro.

Ricostruzione abside Pieve di S. Genesio (X-XI sec.), struttura verosimilmente uguale a quella ipotetica di S. Martino di Arcora
Approfondimenti/Sviluppi di Maggio 2020

Un ulteriore approfondimento sulla zona in questione, ci consente di poter aprire ad una ipotesi di un allungamento della chiesa casamannese e ciò osservando (fermo restando buona parte di quanto  esposto sopra), che le altre (e ultime) case con orientamento a nord sono presenti un poco più in basso nella foto:

Foto 1943

In bianco la posizione - grosso modo - dell'arco. La cosa che mi fa pensare è che il gruppo di tre costruzioni che vedete in basso sulla foto sono pressochè simmetriche con l'arco. Le due costruzioni affiancate hanno come ipotetico confine la linea che interseca giusto al centro la perpendicolare dell'arco della chiesa casamannese, mentre la terza costruzione, quella più estrema, copre metà e metà a cavallo su questa linea.
Sfuttando Google Earth poi, abbiamo "scoperto" che la strada che attraversa questa parte di via Casamanna ha una ampiezza di 7 metri circa nei punti dove pensiamo fossero le mura esterne di questa antica chiesa arcoriana. E sempre di 7 metri risultano essere le distanza tra le ipotetiche strutture portanti lungo le mura perimetrali:


Quindi è molto probabile che nell'antichità, la distruzione di questa chiesa sia cominciata innanzitutto dai portali laterali o certamente dagli spazi intercolonnari che abbiamo visto essere di lunghezza di circa 7 metri nella navata centrale (della seconda ipotesi).
Notate inoltre - nella foto del 1943 - come a sinistra vi siano spazi di campagna aperta; oso pensare dunque, come anche si vede dalle cartine di un paio di secoli fa, che questa zona tavernanovese avesse praticamente solo questa costruzione (o rudere?) e i radi caseggiati di fronte ad essa.

Questo disegno illustra una posibile idea architetturale della chiesa. Ad oggi, l'omino che vedete dovrebbe trovarsi sotto il livello stradale di almeno 7 metri:
Immagine modificata, tratta da https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=278182
Il fatto che il basamento della chiesa si trovi sottoterra poi, conferma le note dell'amico Luigi Nogarino che ricorda di quando i suoi nonni, nell'approntare la loro casa all'interno dell'cortile interno all'arco casamannese, avessero ritrovato degli ambienti sottoterra caratterizzati da cupole...noi li immaginiamo così (fatte le dovute proporzioni...):

Immagine di pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=278213

Note:

Le informazioni sulla Starza e sulla presenze della chiesa nei pressi sono tratte dal testo di Gaetano Capasso "AFRAGOLA: CENNI STORICI E DOCUMENTI", del 1974, oltre che da alcune pergamene dell'Archivio di Stato di Napoli.

Per le ricostruzioni sulla base di Google Map: Prof. Giacinto Libertini "METODOLOGIA PER LA RICOSTRUZIONE VIRTUALE DELLA TOPOGRAFIA DI UN TERRITORIO IN EPOCA ROMANA"

Ulteriore bibliografia:
  • G. Chouquer, M. Clavel-Lévêque, F. Favory, JP. Vallat - "Structures agraires en Italie centro-méridionale. Cadastres et paysages ruraux" - Rome : École Française de Rome, 1987, 432 p. (Publications de l'École française de Rome, 100)
  • G. Libertini, B. Miccio, N. Leone e G. De Feo - "L’Acquedotto Augusteo del Serino nel contesto del sistema viario e delle centuriazioni del territorio attraversato e delle civitates servite" in Rassegna Storica dei Comuni, Anno XLIII (n.s.), n. 200-202, Gennaio-Giugno 2017

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