1629 - La Villa di Poggioreale (particolare di un dipinto di A. Baratta, "Fidelissimae urbis Neapolitanae") |
Nel 1566 viene dato alle stampe, postumo, il testo di Giovanni Tarcagnota “Del sito et lodi della città di Napoli, con una breve historia de gli re suoi, et delle cose più degne altrove ne’ medesimi tempi avenute”,
In questo documento, una delle tante guide alla bellezza della città e del suo circondario scritte in ogni tempo, l’autore fa descrivere – a modo di una moderna intervista – a don Geronimo Pignatelli[1], la funzione della cosiddetta “Casa della Bolla”:
“Qui tutta l’acqua si divide, et una parte ne viene a
Poggio Reale per li suoi aquedotti coverti, co’ suoi castelletti di mano in
mano; l’altra fa il celebre fiumicello Sebeto, che ne va a scaricare presso il
ponte della Madalena le sue acque in mare, et serve a fare macinare tanti
molini, quanti sapete, per uso della città. Et se egli è povero di acque, è nondimeno
famoso et noto per la grandezza della città che ha vicina, non men che per lo
suo famoso Tevere Roma. Ora dalla Bolla in sù, per forse un miglio, si
scuoprono antichi aquedotti, per i quali ne vien nella Bolla l’acqua; ma più in
là, per che ci contentiamo noi hoggi di quel che habbiamo, non ci curiamo di
andare altramente l’origine di questa acqua cercando; et così, per un poco di
diligentia che si lascia di oprarvisi, ne resta incognita a noi hoggi et
occulta. Non è l’acqua, che nella Bolla si vede, tanta che bastasse né a darci
le tante fontane et pozzi quanti habbiamo nella città, né a fare macinare tanti
molini quanti ne macinano, ma et nella Bolla istessa, et di mano in mano per
tutto il corso che ella fa, con copiosi nuovi gorghi ne viene sempre
accrescendo, in modo che in quella tanta copia abonda che noi vediamo; et in
PoggioReale spetialmente, più che altrove, ne cresce. Nel qual luogo, che ne
tolse per ciò questo nome, solevano già per loro diporto gli re passati andare
spesso, et massimamente la estate, per godere di quelle acque che copiosamente
vi sono; et a questo effetto vi furono fatti vaghissimi giardini con alcune
commode stanze.”
La Casa della Bolla, ai tempi nostri, giù in via Casa dell'Acqua. |
[1]
rampollo del ramo dei duchi di Monteleone, figlio di Camillo conte di Borrello
e dunque fratello del duca Ettore II Pignatelli.
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