lunedì 24 dicembre 2018

On-line il calendario tavernanovese 2019

scaricabile da questa pagina.

Una volta stampato, gli potete applicare un dorsino, insieme ad un gancio adesivo, ed ottenere quindi un calendario...

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sabato 22 dicembre 2018

'O Gallerezzo con il Rosario: canto delle lavoratrici di canapa del nostro territorio

Come già illustrato, nella zona tavernanovese vi era una operia di canapa di un tale Don Matteo Benincasa, Curato del Reale Castello dell'Ouo.
La filatura (e pettinatura) della canapa era di esclusiva competenza femminile e tipica di un lavoro di gruppo.
E' chiaro che un gruppo socializzi e uno dei frutti di questa socializzazione sono i canti, sia a carattere religioso che mondano.
Leggiamo nel testo di L.Mosca - P. Saviano "La stoppa strutta" (1998) che:
"Nei canti canapini è possibile individuare solo un momento secondario dell’intensa religiosità di cui era soffusa, in generale, la vita popolare e, in particolare, la vita quotidiana delle canapine. Le espressioni di questa religiosità - la messa mattutina che liberatoriamente interrompeva il lavoro notturno, la preghiera interiore, il rosario recitato tirando tra i pettini i fascetti di canapa, i momenti comunitari della partecipazione alle forme liturgiche e solenni, le vigilie, ecc. - erano tante e tali, quotidiane e ricorrenti, al punto che il filone ‘religioso’ dei canti delle pettinatrici occupava solo uno spazio limitato in queste espressioni. Esiste comunque questo filone del canto ad argomento religioso, il quale è notevole soprattutto per una funzione complementare svolta rispetto alla liturgia ufficiale; dal momento che attraverso di esso si verifica una importante estensione del clima delle ricorrenze e delle vigilie di feste. Di questo clima, infatti, il canto religioso rappresenta un vero e proprio annuncio popolare, atteso e ascoltato, di volta in volta e di anno in anno, anche dalle altre componenti della società tradizionale."
Il testo citato, che ha attinto dalle tradizioni dell'area frattese , riporta un canto di conclusione alla preghiera del Rosario simile a quello pomiglianese che qui Vi riporto (fonte: G.Palmese - "Te voglia cuntà 'a vita mia (primme ca furnesce" - Graus Editore 2015):

lunedì 17 dicembre 2018

Luglio 1887 - Scoperto un sepolcro a tegole

La scoperta, avvenuta durante i lavori di rettifica della linea ferroviaria (penso la Napoli-Roma via Cassino...) a sette km. da Napoli e quattro da Casalnuovo, consistette di un sepolcro a tegole, poggiate l'una contro l'altra, e coperte in cima da embrici con un ategola in traverso da ciascun lato.
Il testo in questione - "Notizie degli Scavi di Antichità vol.2 - 1887", riporta ancora:

"[...] lo scheletro era collocato coi piedi ad oriente, ed aveva a sinistra un'olla, una lucerna ed un unguentario fittile, di lavoro molto ordinario.
Tanto risulta dalla relazione del direttore degli scavi comm. M. Ruggiero."

Un esempio di tomba a tegola è illustrato qui:



Le indicazioni non rendono bene dove potrebbere essere la zona, visto che parliamo del 1887 e dunque gli ambiti territoriali erano certamente diversi in qualche misura, ma molto probabilmente la zona potrebbe essere quella del Salice (o a sud dello stesso).

Nicola Parisi: un pittore risorgimentale nel borgo casalnuovese

1887 -  Nicola Parisi (1827-1887): "Carlo Poerio condotto all'ergastolo" (fonte Wikipedia)
"Pittore, storico insigne nacque a Foggia l’8 maggio 1827. In collegio cominciò ad avvicinarsi al disegno ma ben presto si trasferì a Napoli per intraprendere gli studi di ingegneria. Era cugino di Saverio Altamura che lo indusse a muovere i primi passi nell’arte e quindi ad abbandonare ben presto gli studi. Visse intensamente il periodo risorgimentale e nei suoi quadri rappresentò spesso scene patriottiche. Fondò, con altri, l’Istituto di Belle Arti di Napoli e e ne fu maestro. Fra le tante opere che meritarono medaglie di primo grado a Vienna, Parigi, Napoli, Roma, Firenze, Parma, ecc. vanno ricordate: “Carlo Poerio”, “Spartaco nella scuola dei gladiatori di Capua”, “Lavoro e miseria”, “Stabat”, “Giovanni da Procida”, “Ingresso di Diomede in Arpi”, ma il maggiore capolavoro del Parisi è il quadro raffigurante “I prigionieri veneti all’annuncio del trattato di Villafranca”. Anch’egli, come Altamura, trattò il tema sociale con grande sensibilità, esaltando la forza d’animo e l’umiltà dei suoi soggetti, nell’affrontare le difficoltà e le miserie della povera gente. Si ricorda di Parisi il grande ritratto a dimensione d’uomo di Vittorio Emanuele II e quello di Giuseppe Garibaldi, conservati presso il Museo civico foggiano e quelli di Lorenzo Scillitani e Vincenzo Capozzi. Il suo ultimo dipinto fu: “La breccia di Porta Pia: 20 settembre 1870” commissionatogli dalla Casa Reale. In questa opera si evince sino alla fine il suo spirito patriottico e le sue idee fortemente liberali. Morì in Castelnuovo di Napoli il 9 settembre 1887. La sua modestia ed il suo carattere chiuso probabilmente non gli diedero quella fama che il suo talento avrebbe certamente meritato ma, nonostante la vita semplice che condusse, la sua pittura non si impoverì mai nelle rappresentazioni e nei contenuti." (fonte manganofoggia.it)

Nota: Castelnuovo di Napoli sta per Casalnuovo di Napoli.

sabato 8 dicembre 2018

Anche il Magnifico Francesco Lettereso nei territorii arcoriani

Dopo l'avvocato Panzuto, con la sua Massaria al confine est tavernanovese, ecco l'illustrissimo Francesco Lettereso (Letterese) che instaura i suoi possedimenti al confine sud, quasi a ridosso di Casarea:

fonte: Google Maps

L’area è da considerarsi quella compresa tra Contrada Figlilino(!) e via Carafa.

Questo illustrissimo era impegnato in attività di controllo delle finanze del Regno di Napoli; nello specifico, possiamo affermare che abbia avuto un il ruolo di “Maestro razionale della zecca dei pesi e misure” verso il 1661 (fonte: ASN – Cancelleria e Consiglio Collaterale. Consultarum – Inventario 1610-1701, Vol.6). Tale ruolo gli permetteva di decidere sui pesi e sulle misure usati nel commercio e nella somministrazione di cibi e bevande, infliggendo delle pene a coloro che usavano falsi pesi e false misure.

Compare tra le famiglie donatarie nei confronti della Chiesa dei SS. Apostoli di Napoli (addì 1697) ed iscritto nella Regale Arciconfraternita de’ Nobili della Immacolata Concezione eretta nel chiostro del Venerabile Monistero di Montecalvario.

mercoledì 5 dicembre 2018

don Domenico Panzuti, da avvocato a sacerdote con massaria a Tavernanova

don Giovan Domenico Panzuti (Panzuto), come tutte le persone notabili del Regno,  amava avere un proprio fondo agricolo fuori le mura di Napoli per avere derrate alimentari di prima qualità.
Anche lui fu colpito dall’aria gentile tavernanovese e decise di costruire (o prendere possesso, questo non lo sappiamo) di una masseria, indicata su un disegno del 1695 come “massaria di Dominico Panzuto”.


Oggi, i resti di tale manufatto si trovano nei pressi della torre (cisterna) dell'acquedotto alla periferia Est di Tavernanova, all'incrocio tra via V. De Sica e via L. Visconti, proprio di fronte alla famosa Masseria Chiavettieri:

2018 - resti dell'antica Masseria di don Giovandominico Panzuti (fonte: GoogleMap)
Ma chi era questo personaggio?

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