domenica 15 dicembre 2019

martedì 10 dicembre 2019

Il Tavernanova Calcio e il suo presidente: Avvocato Carmine Esposito

L'avvocato tavernanovese per antonomasia, Carmine Esposito (l'avvocato Esposito), è stata certamente una figura di spicco della Tavernanova nel trentennio 1970-1990.
Ho ritrovato per puro caso una mini-biografia che Vi riporto qui e che meglio rende l'opera di questo tavernanovese:

Carmine Esposito nasce a Tavernanova (frazione del Comune di Casalnuovo di Napoli) tra il Natale ed il Capodanno del 1929. Tuttavia, il freddo e la notevole distanza da percorrere a piedi per raggiungere l’anagrafe di Casalnuovo, inducono i genitori - Maria Autieri, donna forte e saggia, ed Antonio Esposito, uomo mite e religiosissimo – a dichiararlo solo il 04.01.1930. Carmine – ultimo di cinque figli maschi – va alla “scuola di intrattenimento” ed alle elementari nella sua terra e, successivamente, su suggerimento di Monsignor Leone, considerati anche i tempi difficili (siamo in pieno conflitto mondiale) frequenterà presso il convitto vescovile di Nola, prima le scuole medie, poi il liceo classico. 

Iscrittosi all’Università di Giurisprudenza presso la Federico II di Napoli, durante il percorso universitario, svolge, quale volontario – sempre disinteressato, con spirito di sacrificio ed abnegazione - l’attività di educatore, sin dal 1952, presso le strutture della Piccola Opera della Redenzione che - quale rifugio per i bambini ed i giovani bisognosi - Padre Arturo D’Onofrio (sacerdote di Visciano (NA), già Servo di Dio e per il quale è stato ora avviato il processo di beatificazione), apre via, via, in quegli anni, sul territorio campano. 
In particolare Carmine seguirà prima il centro di Domicella (AV), poi quello di Torre Annunziata (NA), infine quello di Marigliano (NA). 

Nella rivista Redenzione (anno 50, n.10, dicembre 1999, pag.22), Pasqualino Cutolo (che ha conosciuto Carmine proprio nel centro di Marigliano) scrive di lui:

“Carmine fu per tutti un amico, un padre per i più piccoli, un fratello maggiore per i più grandi. A Marigliano giunse in un momento in cui avevamo bisogno di tutto: i ragazzi erano oltre cento, le esigenze innumerevoli. E lui sempre con il sorriso sulle labbra, mai adirato, tutti accontentava, per tutti aveva un consiglio, una parola buona, per quelli che avevano perduto tutto nella vita, anche la speranza nell’avvenire… il buon Carminuccio seppe diventare per loro una nuova speranza, per un futuro più bello. Grazie avvocato Esposito di ogni cosa che ci hai dato. Hai insegnato a noi cos’è l’amore, come si perdona al fratello, hai messo nel nostro cuore la generosità per i più poveri. Niente era tuo, ma tutto dei tuoi ragazzi, hai insegnato ad essi a vivere, ora essi portano nel cuore il tuo nome scritto a caratteri indelebili” . 

L’incontro con Padre Arturo si pone sicuramente quale pietra miliare nella formazione, nel modo di concepire la vita ed il rapporto con il prossimo, di colui che in seguito sarà affettuosamente chiamato da tutti semplicemente “l’avvocato Esposito”. Da qui parte il suo impegno per i giovani e nel sociale, impegno che - finiti gli studi ed avviata la professione forense (Carmine si laurea il 25.07.1958, nello stesso anno inizia la pratica forense, superando poi gli esami di abilitazione nel 1962) - lo spingerà anche ad attivarsi in campo politico, iscrivendosi alla DC nel 1965.

martedì 5 novembre 2019

L’area tavernanovese possedimento di Maria, nipote di Sergio I Duca di Napoli.

Ho aggiornato un vecchio post del 2016, aggiungendo una immagine che meglio rende il risultato ottenuto.


Siamo al 18 Luglio 949: nell'ambito di una valorizzazione e ricalcolo di alcuni beni materiali, il duca di Napoli Giovanni III permutò, con il monastero di S.Severino e Sossio di Napoli, un mulino con un territorio in Arcora.

Voglio precisare qui che quando si parla di Arcora in un contesto anteriore al 1484 non si parla dell'attuale Casalnuovo ma di quel (vasto) territorio che era attraversato dall'Acquedotto Augusteo del Serino; nello specifico quel territorio attraversato dal suo pontecanale di lunghezza pari a 3,5 Km che, ricordiamo, tagliava in due l'antica via Nolana proprio a Tavernanova, grosso modo dopo la Chiesa Parrocchiale 100 m. più avanti verso Pomigliano; lo stesso acquedotto poi, nel suo andare verso la zona dell'attuale Casalnuovo, passava vicinissimo al "possedimento" dei Gaudioso.

Dunque, nella pergamena che attesta tale permuta (in "Monumenta ad neapolitani Ducatus historiam pertinentia, vol.2-2, di Bartholomaei Capasso), si ritrova che:

"[...] domino Iohanni Domini gratia consul et dux idest integrum campum nostrum campense quod pro ista parte arcora cum integrum intersicum suum qui est a parte meridiei iuxta viam publicam una cum introitu suo et omnibus sibi generaliter et in integrum pertinentibus qui in suprascripto sancto et venerabili nostro monasterio obvenit a domina Maria monacha filia quondam domini Marini lociservatoris, postmodum vero monacho visavio vestro per firmissimam chartulam offertionis scriptam que et ipsam chartulam offertionis scriptam nos habemus pro reliquum quod continet. [...]"

Ovvero che un parte imprecisata di arcata (dell'acquedotto) con tutta i terreni (censiti) attraversati e che dalla parte meridionale si trovava vicino ad una via pubblica - insieme alle sue intere pertinenze – erano toccati in sorte al Monastero da Maria, figlia di questo domino Marino "lociservatoris", monaca dello stesso Monastero di Napoli.
Marino era l'ultimo dei figli del Duca Sergio I (e perciò detto "lociservatoris", un appellativo che veniva dato al più giovane dei figli dei Duchi di Napoli), vedi anche Rif.[48]. Si presuppone che Marino possa essere stato il fratello del duca Gregorio IV di Napoli.
Come era costume per quel tempo, la monaca aveva portato in dote al monastero questo territorio ricevuto dal padre (sinnò nun ce traseva...).

La parte più interessante di questo studio, però, nasce dall'analisi del testo a seguire:

"Coherentem in suprascriptum integrum campum et in suprascriptum intersicum in uno tenientia ab uno latere parte occidentis campum heredum quondam domini Iohannis filii domini Salamonis sicuti inter se terminus lapideus est finis et habet per longitudinem in ipso latere passi tricentum decem et octo, et de uno capite a parte septemtrionis coheret campum heredum domini Stefani sicuti inter se levata est finis et habet ibidem latitudinem passi quadraginta et ex alio latere a parte orientis coheret ipsurn arcora dudum aqueductus usque et ad ipsum intersicum et da ipsum intersicum in parte meridie coheret terra sanctorum Apostolorum et habet in ipso latere a parte orientis da fine de campum heredum predicti domini Stefani qui est a parte septemtrionis usque in nostrum intersicum passi ducentidui et da ipsu intersicum usque ad supradicta via publica parte meridie habet passi centum quadraginta duo de longitudine et de latitudine ipse intersicus habet passi centum duodecim et a parte meridiei in capite de supradictum intersicum coheret suprascripta via publica que ducit ad ipsa arcora et habet ibidem latitudinem passi sexaginta sex."

Per la sua traduzione, mi sono avvalso dell'aiuto della prof.ssa A. Visone in quanto Vi sono dei passaggi che richiedevano un latino un poco più preciso del mio:

"vale a dire l’intero nostro terreno campestre che (è) da questa parte degli archi con l’intero suo pezzo di terra interposto che dalla parte di mezzogiorno è vicino alla via publica con la sua unica entrata e con tutte le cose pertinenti ad esso in generale ed per intero…
Confinante al soprascritto intero campo e al soprascritto pezzo di terra interposto in un solo corpo da un lato dalla parte di occidente con il campo degli eredi del fu domino Giovanni figlio del domino Salamone come tra essi il confine è una pietra terminale e ha per lunghezza nello stesso lato 318 passi e da un capo dalla parte di settentrione confina con il campo degli eredi del domino Stefano come tra essi il confine è diminuito e ha ivi una larghezza di 40 passi e dall’altro lato dalla parte di Oriente lo stesso confina con gli archi già dell’acquedotto fino allo stesso pezzo di terra interposto e dal pezzo di terra interposto nella parte di mezzogiorno confina con la terra dei santi Apostoli e ha (misura) nello stesso lato dalla parte di oriente dal confine con il campo degli eredi del predetto domino Stefano che si trova dalla parte di Settentrione fino al nostro pezzo di terra interposto 202 passi e dallo stesso pezzo di terra interposto fino alla sopradetta via pubblica dalla parte di mezzogiorno ha (misura) 142 passi di lunghezza e di larghezza lo stesso pezzo di terra interposto ha 112 passi e dalla parte di mezzogiorno lungo il capo del sopradetto pezzo di terra interposto confina con la sopradetta via pubblica che conduce agli stessi archi e ha ivi una larghezza di 66 passi."

La lettura di questa parte di testo fa emergere alcuni passaggi che dovrebbero indicare come questo territorio molto probabilmente abbracciava l'area tavernanovese; infatti:
  1. Suprascripta via publica que ducit ad ipsa arcora: quale strada conduceva ad arcora nel nono secolo se non (i resti, forse) della via Nolana? (cfr. la riproduzione della Tavola Corografica del Ducato Napoletano nel sec. XI di B. Capasso, a cura della Società Napoletana di Storia Patria)
  2. Intersicum suum qui est a parte meridiei iuxta viam publicam: se vi è una intersezione (di territorio, quindi un limites di una centuriazione) vicino a questa strada con le arcate dell'acquedotto (che vanno sulla direzione nord-sud), la strada è posta sull'asse est-ovest: quale è la strada intesecata dalle arcate del pontecanale e che era sulla direttiva est-ovest se non la via Nolana?
  3. Et da ipse intersicum usque ad supradicta via publica parte meridiei: si sottolinea che la via publica è al lato sud rispetto ad un limite (confine) della centuriazione.
  4. Coheret ipsum arcora dudum acqueductus: territorio attaccato (confinante) con gli archi dell'acquedotto.
Quindi, il fulcro di questo antico territorio era l'intersezione degli archi dell'acquedotto con la via Nolana e noi sappiamo che questa intersezione era in Tavernanova, come prima specificato.

Altre congetture su questa pergamena si possono fare nell'ordine di inquadrare il territorio nei limiti (e  misure) delle centuriazioni Suessola e Ager Campanus II, sfruttando un eccellente lavoro svolto da Giacinto Libertini, Bruno Miccio, Nino Leone e Giovanni De Feo "L’acquedotto augusteo del Serino nel contesto del sistema stradale e dell’urbanizzazione del territorio servito nell’Italia Meridionale":




Ager Campanus II, epoca di Silla e Cesarea, in colore verde
Centuriazione Suessola, in colore giallo
In rosso la Via Nolana e in blu il tracciato delle arcate dell'Acquedotto.

Dalle misure riportate nella pergamena (in passi ferrei della Chiesa di Napoli, 1 passo = 194 cm) e ammettendo che per "pezzo di terra interposto" si intenda un terreno a limites non "congruenti" con quello principale (pezzi di terreno a scacchiera...), si potrebbe abbozzare una configurazione di territorio che comprende l'intersezione tra i due tipi di centuria.
Per meglio vedere ciò, sfruttando Google Earth (R), ho posizionato le immagini elaborate dal gruppo di lavoro citato sopra su una nuova mappa. Si ottiene questo:




Si può quindi affermare, con buona approssimazione, che la parte pressochè centrale dell’attuale territorio di Tavernanova è appartenuto ai Duchi di Napoli fin dal nono secolo!

Primavera del 1945: da Pomigliano a Napoli

SDASM arch. : Wagner Melching 483rd Bomb Group Collection

In realtà dovrebbesi chiamare "Pimigiliano To Naples", così come trascritto da W. Melching.

La foto dovrebbe essere stata scattata nella primavera del 1945 e ritrae uno degli equipaggi del 483rd Bombardment Group, U. S. Army Air Corps, attivo in Italia con il suo bombardiere B-17.

La strada dovrebbe essere la nazionale che da Pomigliano arrivava (e arriva...) a Napoli, passando per Tavernanova.

...ma a che "altezza" siamo? A me da l'impressione di un tratto della Via Vecchia delle Puglie...

domenica 13 ottobre 2019

Aggiornamenti alla sezione dei "Condottieri di ventura nei luoghi arcoriani"...

Al termine di un proficuo scambio di opinioni con lo studioso Roberto Damiani, ho provveduto ad aggiornare la "scheda" sui Condottieri di ventura ni luoghi arcoriani.
Le modifiche nascono dalla analisi del termine Casalnuovo di Napoli che erroneamente si faceva riferire a toponimo "Casa Nova" che s'incontra nel testo "Cronicon Siculum incerti authoris ab anno 340 ad annum 1396 in forma Diary ex inedito Codice Ottoboniano Vaticano, cura et studio Josephi De Blasiis, Neapoli 1887".
Casa Nova era un sito che principiava la via di Poggioreale, costruito ai tempi del sovrano Carlo II d'Angiò agli inizi del 1300. (cfr.
G. Civelli - "Dizionario corografico del Reame di Napoli - 1852; G. Fusco, M. Fusco - "Riflessioni sulla topografia della città di Napoli nel Medio Evo " -1865; G. Pignatelli - "Napoli: tra il disfar delle mura e l'innalzamento del muro finanziere" -  2006).

In base a tali considerazioni, ho provveduto a depennare dalla lista i seguenti Cavalieri di ventura:



  • CORRADO LUPO  (Corrado Wolff, di Wolfurt, Wolfaert)
  • RAIMONDO ORSINI DEL BALZO (Raimondello da Nola)
  • GIOVANNI PIPINO D'ALTAMURA
  • GIOVANNI ACUTO/JOHN HAWKWOOD
  • ANGELINO D'AUSTRIA



venerdì 20 settembre 2019

Casalnuovo, 17 Settembre 1943

"Il 17 settembre fu una giornata nera per i paesi vesuviani; fra le zone coinvolte in una serie di attacchi compiuti dai cacciabombar­dieri americani, anche il centro di Casalnuovo finì colpito dal lutto , quando furono sganciate bombe sulla zona della stazione ferroviaria, dove in poco tempo si sviluppò un incendio a causa della presenza dei vagoni-cisterna con del carburante a bordo.
I fratelli De Maria, Mario e Angelo, che abitavano nel palazzo all’epoca in Via Benevento 69, accorsero a vedere le fiamme, insieme a molti altri. Quando i ragazzi arrivarono all’altezza del numero 73, caddero altre bombe che andarono dapprima a colpire lo Stabili­mento della Partenope di fronte, adibito alla riparazione degli accu­mulatori per i sommergibili della Regia Marina, poi l’intero corpo di fabbrica sul lato sinistro della strada; morì sotto le macerie Angelo De Maria, insieme ad altre 30 persone, i cui nomi sono incisi su una lapide affissa nei pressi della Chiesa del Carmine in Via Benevento 36".
(fonte. S.Pocock - Campania 1943 - Three mices book)

domenica 8 settembre 2019

Settembre 1943...per non dimenticare

Un Curtiss P-40 americano sulla pista tra Cercola e Volla

"I rapporti tra italiani e tedeschi peggiorarono notevolmente dopo la dichiarazione dell’armistizio la sera del 8 settembre. All’alba del 9, per esempio, un generale di divisione italiana, forse lo stesso Ettore Del Tetto, comandante della Difesa Territoriale di Napoli, passò per la Via Nazionale delle Puglie, proveniente da Casamarciano dove il comando del 19° Corpo d’Armata del Generale Pentimalli si era appena trasferito. Fu detto ai vari reparti italiani dislocati lungo la strada di tornarsene a casa, episodio di cui fu testimone il caporale Mario Mattiuzzo, di stanza con una compagnia di mitraglieri nel vici­nissimo territorio di Casoria, alla Cittadella. La maggior parte dei soldati italiani seguirono il consiglio del generale, rompendo gli ottu­ratori delle loro armi e scappando via."

(da S. Pocock - "Campania 1943" - vol.2)

lunedì 12 agosto 2019

A 7 anni dalla scomparsa...W don Gennaro

Sul canale youtube di "Tavernanova...aria gentile" ho postato il seguente video:

Arrivederci don Gennaro, onorati di essere stati tuoi parrocchiani!

venerdì 9 agosto 2019

Monaci abili a far maccheroni erano in quel di Tavernanova...

esempio di "ingegno per la pasta del XVII sec. (fonte: wikipedia)
...e ciò è documentato fin dagli inizi dell'insediamento nel villaggio dei monaci benedettini di SS. Severino et Sossio (entro il primo trentennio del 1600).

La cosa simpatica è che nel 1714, forse per riammodernare i macchinari in uso alla taverna che essi stessi gestivano (o per gli alti costi di gestione, visto che iniziavano a fiorire le prime fabbriche di pasta...), nel loro libro degli Affitti (e Vendite) si legge:

"Vendita di ingegno per far macaroni con la sua vita e masta vita in bronzo".
Era l'Agosto del 1714.

Così, la pasta trafilata al bronzo veniva già realizzata (e cucinata) a Tavernanova fino dal XVII secolo...

martedì 6 agosto 2019

Al momento, il primo fabbro tavernanovese è marcato al 1697...

fonte: alamy.com
E' quanto risulta da un interessante volume reperito presso l'Archivio di Stato di Napoli, piuttosto ricco di riferimenti al nostro villaggio. Questo volume contiene alcuni affitti dei beni del Monastero di SS. Severino e Sossio di Napoli:

"Donna Arianna della fragola si affitta una bottega con camera sopra sita all'incontro la taverna nova [...]; dichiara aver ricevuto quattro .... di ferro, una incudine; due martelli con manico alla francese.[...]".


La signora Arianna di Afragola avrà certamente messo un suo lavorante in quella bottega.
Da questo e da altri riscontri ricevuti, si può affermare che di fronte la taverna nova era possibile affittare camere; nel 1698, Silvestro Campana " coli patti apposti nel retroscritto contratto [...] affitta una camera e basso dove abitava il ferraro durante il tempo di anni 3".

Un altro affitto che confermerebbe la mia ipotesi che l'area della grancia insieme al complesso di case di fronte fosse, in età romana, una villa rustica, viene da quest'altro contratto di affitto, del 1714:

"...una casa consistente in una camera, e basso con stalla nuova, pennata murata, sita nello stesso luogo di rimpetto alla taverna nuova".

Altre cose interessanti vengono fuori; ad esempio: dove si trovava la Masseria delle Fontanelle? Si trovava certamente nell'area tavernanovese.

Alla prossima e...buone ferie!

mercoledì 24 luglio 2019

27 Maggio 1423: prigionieri verso Pomiliano de Nola...

Erano 126  tra signori e gentilomini catalani, tra questi sono citati:

  • Don Domenico Lupo
  • Don Federico de Ventimilia
  • Don Piero D'Aragona
  • altri notabili siciliani
Tutti passarono per la Strada Regia delle Puglie, costruita a partire 2 secoli addietro da Carlo I d'Angiò e non ancora completata, sotto la scorta delle truppe di Marco Attendolo Sforza (insieme con Fuschino Sforza), con tutti li signori et prigioni a Pomiliano de Nola.


Alfonso V d'Aragona ("il magnanimo") - fonte Wikipedia
Marco Attendolo era nipote di Muzio Attendolo; quest'ultimo era giunto a Napoli per strappare il Regno alla regina Giovanna II (che non aveva eredi diretti) e passarlo a Luigi III d'Angiò (che il Papa Martino V aveva nominato intanto Re di Napoli).
Costei, dunque, ricevuto l'appoggio dell'antipapa aragonese Benedetto XIII, definì come proprio erede Alfonso d'Aragona in cambio dell'aiuto militare contro i francesi.
Per una serie di motivi, accadde che Muzio non stette più al soldo dell'Angiò e questo fatto poteva essere di vantaggio ad Alfonso.
Ma il "calcolo" era dietro l'angolo: saputo che la Regina aveva un amante (e prevedendo che prima o poi un figlio sarebbe nato da quella relazione, e che gli avrebbe "soffiato" l'eredità al trono), Alfonso lo fece arrestare.
Torna allora in campo Muzio Sforza, stavolta con la divisa della Regina Giovanna, contro l'aragonese Alfonso. Il sovrano aragonese si chiuse nel Maschio Angioino e riuscì, con l'aiuto delle ventidue galee della sua flotta, a resistere e respingere gli assalitori che si dovettero ritirare in parte ad Aversa ed in parte, con i prigionieri su accennati, a Pomigliano d'Arco.


Era la sera del Giovedì 27 Maggio 1423: ancora una volta, nei luoghi arcoriani, passava la "Storia".
 (fonte: "Miscellanea di Storia italiana" - tomo VII - Torino 1869, a cura della Regia Deputazione di Storia Patria).

mercoledì 17 luglio 2019

Quando via Zi Carlo era "areta 'a 'gnusa"....

Oggi divaghiamo su via Zi Carlo, prendendo spunto da una citazione del buon Luigi Perna (Giggino 'mericano) incontrato recentemente a Pomigliano.
Quando lui abitava a Tavernanova, la via Zi Carlo era comunemente appellata 'areta 'a 'gnusa, per indicare che la strada, ad un certo punto, non era più praticabile.

Facciamo allora un viaggio nel tempo, proprio su questa stradina...
In una cartografia di fine '600, dalla strada regale si vede dipartire la stradina in questione, che non è affatto 'gnusa, ma che anzi porta a Licignano (vedi questo post). Da questa si diparte poi una strada "che vene da casale nuovo", e che sembrerebbe coincidere con il tratto di strada che porta alla Masseria dei Marchesi della Torre (leggere anche questo interessante post).
A questa massaria aggiungiamo allora le notizie legate proprio a "Zi Carlo": ce ne ragguaglia l'amico Fulgenzio (leggi qua).


La pianta che vedete in alto risale al 1934. Sovrapponendola con la cartografia del 1695, in particolare con la zona a sud della scritta "Tavernanova", si scopre che in tempi ancora più antichi il tratto di strada che lambiva la Massaria Torre (o Fico), attraversava la Consolare delle Puglie per arrivare sino alla Masseria Preziosa! (Archivio di Stato, vol.1845 Sala Disegni).

Ritorniamo alla nostra Massaria 'o Monte: il pittore Pietro Fabris probabilmente ci riporta alla base della costruzione di questo toponimo:



Ovvero lo leggiamo nel titolo dell'opera, databile a partire dalla metà del XVIII sec.

"Cava di tufo ch’è nel podere di D. Benedetto Farina nel territorio di Casalnuovo, il quale tufo è lava che il Vesuvio nei tempi antichissimi versò liquida"

domenica 7 luglio 2019

Quando negli anni '50 passava la "Milano-Taranto".....

fonte: www.milanotaranto.com
...mi racconta sottovoce l'amico Luigi Perna ('o 'mericane), con un pizzico di commozione.

Tutta Tavernanova, nella seconda settimana di Luglio (dal 1950 al 1957, anno della prima grande sospensione), si poneva lungo la Nazionale delle Puglie per assistere al passaggio di questi pionieri che si lanciavano in una avventura motoristica, a pochi anni dalla fine della seonda guerra mondiale.
Il percorso "classico" passava appunto per il nostro villaggio, per passare per Avellino

fonte: www.milanotaranto.com
Manco a farlo apposta, la MiTa  questo mese di Luglio 2019 compie 100 Anni!!

Luigi ricorda con precisione la curva con l'orecchio a terra che faceva chi gareggiava con il sidecar!

Purtroppo da qualche decennio la Mi-Ta non passa più per il nostro paese, molto probabilmente per la forte urbanizzazione lungo la via Nazionale..e pure per qualche fosso.

A questo link potrete trovare alcuni video d'epoca: https://www.milanotaranto.com/storia-della-milano-taranto/video/

Grazie Giggino per aver condiviso questi ricordi dell'Italia che in tutti i modi cercava di riprendersi dalla guerra e di una Tavernanova che faceva il proprio dovere!


mercoledì 26 giugno 2019

L'acque della Bolla: "supera di bontà quasi tutte l'acque dell'Italia, e Germania"...

lo scrive l'Abate Giovan Battista Pacichelli nel nel 1685.

L'occasione vien data nel suo libro "Memorie de viaggi per L'Europa Christiana".
Il nostro Abate, oltre a citare la famosa "Casa della Bolla" nel nostro territorio, racconta il suo viaggio verso Bari:

"Per l'oggetto piacevole di molte Terre, e Casali, sù le coste della parte del Vesuvio, opposta al mare, in un miglio dalla Bolla, in un rolante condotto da 'forti muli all'uso di quì e affittato fino a Bari, per dieci ducati, passai da Pomigliano d' Arco, Ducato Baronale, già della casa del Balzo, aperto."

Certamente l'abate passò per Tavernanova, non da meno potrebbe aver qui affittato il "rolante" (sinonimo di carrozza?) fino a Bari...



venerdì 3 maggio 2019

giovedì 7 marzo 2019

1885 - Da una stampa antica un facsimile di ciò che si vedeva dalle nostre parti

1885 - L'ACQUEDOTTO DEL SERINO, inaugurato a Napoli il 10 maggio (disegni dei signori Montefusco e Rossi)
Questo disegno, realizzato per la rivista periodica "Illustrazione Italiana", rappresenta un Ponte Canale simile a quello che attraversava la via Nazionale delle Puglie nei pressi di Tavernanova.
Purtroppo la denominazione non è chiara (neppure sull'originale), mentre una medesima illustrazione riporta in alto un qualcosa molto vicino alla parola "Pomigliano":


Che ne pensate?

Un saluto e grazie per le visite.

giovedì 14 febbraio 2019

1823 - Dall'Archivio di Stato Austriaco


Siamo nel 1823. Questa è una parte della mappa "Naples and Sicily" redatta nel quinquennio (1821-1826). Il foglio da cui ho estrapolato il particolare intorno alla Taverna nuova (T. nuova) è marcato 1823.
Noterete alcuni particolari, e fra questi:

  • l'alberatura sul versante sinistro (verso Pomigliano) della Strada Regia delle Puglie
  • la marcatura (anche se poco precisa) della grancia benedettina e del complesso di fabbrica di fronte alla stessa
  • la marcatura della probabile (e antica) Starza de li Galiota, a via Casamanna.
Un saluto.

L'imbeccata per ritrovare questa mappa (su Internet) mi è stata fornita dal prof. Severino Santorelli di Lauro (AV), studioso di storia lauretana.

sabato 5 gennaio 2019

5 Gennaio 1979: scompare il fondatore del Bar Porcaro



Video per ricordare Tatonne 'e Purcare (d'o bbarre), fondatore del Bar Porcaro di Tavernanova, a 40 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il mattino del 5 Gennaio 1979.

Ciao 'o nò.

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