mercoledì 25 settembre 2013

1878 , una interessante planimetria...

E' quella del territorio della bonificazione delle paludi di Napoli, Volla e contorni.



Notate la zona Casamannese, ancora divisa in due: la strada che parta dalla via Regia si ferma all'altezza dell'arco di via Casamanna, vecchio ingresso della Casa de Mansi, per poi riprendere successivamente ed arrivare fin giù:


View Larger Map

Dunque, al 1878, la stradina che vedete a destra dell'arco non esisteva in quanto tale ma era un'area comune alla varie abitazioni del luogo.

Divertitevi a trovare gli altri punti rispetto alla planimetria...

Grazie per le visite e a presto.

mercoledì 18 settembre 2013

Su di uno schizzo del 1830 pertinente la Casa dell'Acqua...

1830 - Tommaso Monticelli
...possiamo intravedere un tratto di alcune strade tavernanovesi:

a sinistra l'attuale  via Casa dell'Acqua e, a seguire verso destra, via Rione Fico e, seguendo via Bolla, si raggiunge via Filichito.
Notate le linee in inchiostro più spesso: dovrebbero rappresentare i drenaggi delle due sorgive che furono scoperte alla fine del '500 come detto in un post precedente.

L'ultima strada indicata a destra è l'attuale via Masseria Chiavettieri, che anticamente raggiungeva la via Regia delle Puglie più o meno all'altezza della Cappella dedicata a S.Maria ad Nives (vedere posts più vecchi, please).

Potrò essere più preciso quando vedrò dal vivo il testo del Monticelli poichè sembra che la versione disponibile in internet non alleghi tale immagine.

Alla prossima!


lunedì 16 settembre 2013

L'acqua sorgiva a Taverna nova

In un seminario del 2001, "La risorsa acqua in Campania: strategie di uso tra tradizione e recupero" vi fu uno studio di M. Rasulo sull'acquedotto della Bolla.
In questo studio si legge una cosa molto interessante:

"Durante il viceregno del duca di Alcalà (1559-1571), il reggente Albertino, responsabile dell'acquedotto della Bolla, condusse una ispezione nella zona delle sorgenti dell'acquedotto e questa portò alla scoperta di due nuove piccole sorgive: presso la Preziosa e presso Tavernanova. Tuttavia, soltanto tra il 1612 e il 1617, sotto il viceregno di Pietro Ferdinando di Castro conte di Lemos (1610..1613), l'ingegnere A. Cimminelli realizzò le due nuove condotte idrauliche che servirono in un primo tempo ad alimentare quattro mulini posti lungo l'antico fossato delle mura, da Porta Capuana a Porta del Carmine, ma che poi, già nel 1629 rivelatesi insufficienti, vennero abbandonate in favore del canale delle Fogliette che proveniva dal nuovo acquedotto del Carmignano terminato proprio in quell'anno (1765)."
Tomba_G.Albertino.jpg (11567 byte)
Geronimo Albertino - noto come Alberto da Nola. fonte http://www.conteanolana.it/uomini%20illustri%20libro%20a-e/albertini.htm

Quindi, a Tavernanova vi era anche una piccola sorgente, certificata al più tardi al 1571.
Nessuno ci dice che il toponimo "tavernanova" già era in uso, ma certamente la zona era già abitata.
Questo dubbio lo potremo sciogliere nel momento in cui si potrà accedere alla lettura del documento originario di questo Albertino.
Un utile testo, comprensivo di una mappa della Casa dell'Acqua -semplice ma interessante nel contempo, che spero di postarvi- è quello di T.Monticelli - Memoria sulla origine delle acque del Sebeto (1830).

Un Saluto.

venerdì 13 settembre 2013

Una cartina interessante che ribadisce i confini tavernanovesi...

1802 - Particolare della pianta di Luigi Marchese
Noterete i vari territori nominati con le famiglie a cui appartenevano. Ma la cosa "simpatica" è la divisione in due di Tavernanova: a destra troviamo Pomigliano d'Arco ed a sinistra troviamo Napoli.
In questa divisione si capisce come tutto il territorio appartenente anticamente al Mon.ro di S.Severino rientra in quello Pomiglianese, il resto è di altri.
La grancia non compare nel territorio a sinistra e giustamente rientra in quello pomiglianese ma...osservate cosa è disegnato di fronte al punto dove doveva esserci la grancia: è un'area piuttosto consistente, come se fosse una massaria...Ed ancora, ingrande ndo l'immagine, vi è un piccolissimo triangolo all'altezza di via Zi Carlo, con un puntino nero: fusse ca fusse la costruzione dove ora vi è il Bar 3000?

Noterete infine intorno i Territori di Fontana, Territori di Torre, Territori di Mansi. Poi la Casa dell'Acqua.
L'originale di questa mappa -e di altre- lo potete trovare qui, alla cartoteca sul sito del Bicentenario della Provincia di Napoli.

Grazie per le visite!

L'insediamento dei monaci e la masseria Preziosa



Man mano che procedo con le ricerche, si va delineando sempre di più un quadro in cui il territorio tavernanovese facesse parte delle vaste proprietà del Monastero dei SS.Severino & Sossio, in particolare della proprietà denominata "La Preziosa".
Quando si parla di questo territorio dobbiamo individuare un'area di circa 500 moggi donata al Monastero dal duca Sergio VII, duca di Napoli (primo secolo dopo l'anno mille) nel 1130.

In questo territorio, come qualche anziano tavernanovese ricorda, c'erano due mulini, quello delle canne o Torricella, quello del Salice e quello del Freapane.
Questi mulini erano di proprietà del convento fin dai tempi di Guglielmo I (1120-1166). Grazie al reddito proveniente da tali strutture i monaci si potevano permettere l'acquisto di terre e di altri beni.
In tutto questo contesto un ruolo importante lo aveva la Massaria Pretiosa, con la sua sorgente d'acqua.
Dotati di spirito imprenditoriale, 'sti muonace cominciano a vendere l'acqua alla città di Napoli sul finire del Cinquecento non senza qualche diatriba con quest'ultima poichè, per costruire le condotte ed i pozzetti di ispezione si distruggono più di 200 alberi con vite, da cui veniva prodotto il "vino di Sanseverino".
E loro aumentavane ll'acque...

domenica 8 settembre 2013

Era il 18 Dicembre del 1631...

D. Barra - Eruzione del Vesuvio del 1631
"verso la sera si viddero venir spaventati da Pomigliano d'Arco e altri casali situati nel piano delle falde di detta Montagna, distanti dal fuoco più di 4 miglia, gl'habitatori fuggendo la morte che gli soprastava da pericolo d'acqua, la quale scendendo dalla montagna riferiscono che ha portata tanta quantità di cenere che ha sepolto le case più basse de' loro casali e delle più alte a pena appariscono li tetti."
E' il resoconto di quei terribili giorni successivi alla grande eruzione esplosiva del 16 e 17 Dicembre del 1631, come li leggiamo nel vol. XIV (2) dell' Archivio Storico per le Province Napoletane.
E nello stesso volume, annoto qualche giorno dopo, il 3 gennaio 1632: "Il danno delle acque e quel che hora dà maggiore molestia, perchè non potendo per l'inondazione già fatta dargli con facilità esito, si vedono crescere ogni giorno notabilmente: discorrendosi, che oltra il fiume Sarno e i due formali di Napoli, che hanno deviato il loro corso e allagato dalla parte di Marigliano, Pomigliano d'Arco, Arienzo e altri luoghi da quei contorni, esce ancora acqua dalla montagna, oltre quella che si è vista mancare, che accresce la difficoltà di riparare il danno".

Certamente Tavernanova non fu immune nè dalla cenere, nè (soprattutto) dalle inondazioni pure perchè un "Formale reale" ce lo avevamo proprio vicino...
Ed è ancora più certo che il 1631 abbia rappresentato per le nostre zone un momento di svolta sotto tutti i punti di vista.

mercoledì 4 settembre 2013

...alla fine..mi sono arreso



C'a avite capite?
Mi sono arreso a Facebook (FB), sperando di interagire con la maggior parte di Voi che forse aveva difficoltà con blogspot.
L'indirizzo per ora è https://www.facebook.com/pages/Tavernanova-aria-gentile/389616737832657

E' chiaro che il blog sarà sempre l'attore principale...

A presto!

domenica 1 settembre 2013

Ed ai monaci di San Severino il Nicola Barone portava il vino

Stemma dei Barone - © 2012 - 2013 Heraldrys Institute of rome

E sì. Frà Girolamo fra le sue carte riporta di aver pagato ben 24 ducati per 6 botti di Lagrima. A chi?

A Nicola Barone.


A noi piace pensare -e le probabilità sono alte- che si tratti proprio dei Barone di Casalnuovo...
Alla faccia...Lagrima christi per i monaci...

Notizie dal 1759. Parla Frà Girolamo, cellario ed economo del Monastero

Salve a tutti.
Molto fruttuoso è stato l'ultimo blitz fatto presso l'Archivio di Stato. Ero andato per trovare notizie su una Taverna di Arco...e me ne son venuto con alcune -ed anche fondamentali- notizie sul nostro paese.

Sulla Taverna di Arco non è il caso di soffermarsi molto: certamente non era la Taverna Nova (che ricordiamo risalire a non più tardi del 1620...). Da questo documento che raccoglie il sistema di entrate/uscite del monastero rimetto alla vostra attenzione alcune considerazioni:

- il Monastero aveva due mulini che dava in affitto: "il Salice" e "la Torricella". Tra i vari conduttori dei mulini troviamo i Galeota ed il Monastero della Maddalena. (Agosto 1759).

- si accenna in questo libro ad una "cappella di S.Maria della Neve incorporata al monistero"  (Agosto 1759). E questa permettetemi di approfondirla...

- Alcune trascrizioni inserite sotto il capitolo delle spese che riguarda la "Preziosa" (Novembre 1759):

- per aver fatto mettere l'altare di marmo nella cappella della tavernanova...
- per aver fatta la sagrestia nella cappella di tavernanova...

Ed oltre alle cose che riguardano la cappella, i Monaci si preoccupavano anche delle "infrastrutture" (dicimme accussì...) (Novembre 1759):

- per i pioppi alla strada reale della tavernanova sino al confine di casalnuovo...
- per uno scuolo nuovo posto alla tavernanova...
- per un chiancone nuovo comprato alla tavernanova.



Altre cose interessanti di questo documento si trovano ai capitoli "Molini", "Cantina", "Debiti pagati".

E nel Maggio del 1758, i Monaci non solo fanno misurare il territorio alla tavernanova ma pagano alcuni lavori alla Massaria della Torre che quindi ere d'a 'llore.
Dunque, altre indagini ci aspettano...

Alla prossima!

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