venerdì 22 settembre 2023

La Masseria Campana (Carofano) e la Massaria Ferrara

Entrambe queste Masserie sono appartenute al Monastero di S.Gregorio Armeno di Napoli.

In una mia recentissima visita presso l'Archivio di Stato di Napoli, ho potuto annotare alcune notizie a riguardo:

Massaria Ferrara

Tale massaria si trovava leggermente più avanti, sulla destra, rispetto alla diramazione di via Casa dell’Acqua che si diparte da via Filichito: presso questo edificio venivano fatti confluire i 4 “bracci” delle sorgenti della Bolla, per essere incanalati in un unico condotto diretto appunto alla Casa dell’Acqua (cfr. G. Fiengo - L'acquedotto di Carmignano e lo sviluppo di Napoli in età barocca - L.S. Olschki, 1990).

Probabilmente, in base ad un censo storico del 1716 dove il Monastero di S.Gregorio Armeno assegna il pagamento per “Territorio Paludese alla Volla con Casa”, tale Massaria è appartenuta ai Ferrara fin dal 1641. Il censo era piuttosto grande: parliamo di 220 ducati a cui aggiungere alcuni beni di prima necessità, quali derrate di orzo e grano, che venivano corrisposte dai conduttori allo stesso Monastero nel mese di Giugno.

Masseria Campana (o Carofano)

Una pergamena di un censo del Monastero di S. Gregorio Armeno consente di archiviare qualche notizia su questa Massaria. 
Sebbene la proprietà Carofano si possa far risalire al sec. XVI, nel 1747 questo censo (alla Volla) riguardava un “Territorio arbustato di moggia 20, e Masseria di moggia 9 alla Volla, o sia Taverna nuova".

Questo censo, del valore di 77 ducati annui, fu assegnato a Giacomo e Crescenzo Campana in linea con il loro predecessore Matteo (terza generazione). Pertanto la presenza dei Campana in tale Masseria può dirsi stabile fin dal 1672.

venerdì 25 agosto 2023

La manutenzione alla strada "obbligatoria" Arcora costò allo Stato...

 ...17700 Lire:


come riportato negli "Atti" del Consiglio Provinciale di Napoli. Siamo nel 1902.

Ricordo che l'attuale via Arcora è riportata in una mappa della fine del XVII sec. come "strada che porta alla fragola"


giovedì 24 agosto 2023

Tavernanova 1943: dei due militari inglesi...

 oggetto di un post di cinque anni fa:


adesso conosciamo anche le coordinate militari. Essi appartenevano al 1/5th Battalion della
131st Queen's Royal Lorried Infantry Brigade
inglese.

Galeotto fu il cappello...

lunedì 5 giugno 2023

Tavernanova, Settembre 1807: la mensilità agli addetti alla riscossione dei dazi doganali

 Nella Napoli del 1807, quella del cosiddetto Decennio Francese, sotto il Regno di Gioacchino Murat, nel nostro villaggio era attivo il cosiddetto burò di dazi di consumo,  una specie di tassa orientata principalmente a tassare il "passaggio" di pasta, farina e cereali per il nostro paese gravando questi beni fin dalla loro produzione. Vi era pertano una sorta di ufficio di dogana presidiato dalle truppe del Regno.

Tale ufficio - e di conseguenza la tassazione stessa sulla produzione - fu poi spostato verso Pomigliano d'Arco l'11 Luglio del 1811 (vedi questo post).

Presso l'Archivio (digitale) del Banco Di Napoli, vi è una rendicontazione circa  un "Ordinativo di pagamento di ducati duecentotre e grana diciotto disposto da Federico Tortora, direttore dei Dazi di Consumo, a favore di Giuseppe Maria Giannini, cassiere dell'Ufficio Maggiore dei Buccieri di Napoli, per pagare le mensilità di settembre 1807 agli addetti alla riscossione dei dazi doganali dei casali di Napoli.".

Manco a dirlo, questo ordinativo veniva effettuato sul Conto argento n. 5107 a disposizione di Federico Tortora.

In tale ordinativo, compaiono i nomi dei "doganieri" in quel di Tavernanova:

Caporale Giovanni Piscopo, la cui mensilità era di ducati 7
Soldati Gaetano Volpicelli e Crescenzo Tengo a cui veniva corrisposta una mensilità di ducati 3.66

fonte: Archivio Storico del Banco di Napoli




lunedì 29 maggio 2023

Mappa cartografica Kaunitz-Ritberg del 1772

 

La mappa ha qualche similitudine con quella del Liberati del 1754, ma riporta altresì un errore di localizzazione di Tavernanova, posizionata a ridosso della Preziosa, in alto, estrema sinistra.

Sono presenti altri errori su Pomigliano e i comuni limitrofi.


sabato 27 maggio 2023

Altre mappe interessanti...

 ...dell'area tavernanovese, reperite presso la biblioteca digitale Gallica.

Qualcuna di queste sembrerà familiare agli aficionados di questo sito, qualche altra è una novità:

una prima mappa è databile pressochè nei primi decenni del XVII secolo, ed è la famosa mappa di Antonio Bulifon, "Campagna felice":


A seguire, il "Cratere maritimo", di Giuseppe Liberati, del 1754:



A questa mappa, si rifà quella di Perrier el 1778:


Più recenti sono queste ultime due; la prima risale al 1819, del De Jorio, interessante perchè indica chiaramente le miglia dalla Capitale, Napoli, lungo la via Regia delle Puglie:


Un'altra mappa, risalente al 1930, che aveva come tema il Golfo di Napoli, è di Pietro Corbellini:


Buon fine settimana alli paisani...

domenica 21 maggio 2023

1802 - Pianta topografica dei trentatrè casali...

 Questa pianta si tova nella Pinacoteca di Capodimonte. L'autore è Luigi Marchese, regio ingegnere camerale.


Il titolo completo è altresì: "Pianta topografica dell'intero territorio della città di Napoli e suoi trentatrè casali corrispondente alle particolari piante in dettaglio"

Ho acquisito all'asta una copia in scala di questa e di altre stupende mappe, pubblicate da Alinari il secolo scorso (!).

Qui un particolare dell'area di Tavernanova-Volla-Casalnuovo:

L'importanza di questa mappa - per quanto ci riguarda - è il suo riportare i proprietari dei territori all'epoca della lavorazione che, grosso modo, risultano in continuità con le attribuzioni territoriali quantomeno relative al XVIII sec.

Ciò è molto importante per le nostre ricerche.

Buona domenica a tutti li paisane!


venerdì 19 maggio 2023

Roma, 25 Febbraio 1929: Re Vittorio Emanuele III firma il decreto che segna il passaggio di Tavernanova quale frazione del Comune di Casalnuovo.

 "Vittorio Emanuele III - per grazia di Dio e volontà della Nazione - Re d'Italia...

abbiamo decretato e decretiamo:

Articolo 1.

I comuni di Casalnuovo di Napoli e Licignano di Napoli, nonchè le parti di territorio dei comuni di Afragola, Napoli e Pomigliano d'Arco delimitate giusta la pianta planimetrica vistata il 12 Gennaio 1929 dall'Ingegnere Capo della Sezione Tecnica Catastale di Napoli, sono riuniti in un unico comune denominato Casalnuovo di Napoli."

Credo che il documento in questione sia molto importante per la nostra storia locale. Tavernanova passa dall'essere una frazione di Pomigliano a frazione di Casalnuovo.

Per la cronaca, le frazioni aggregate, oltre a Tavernanova, furono Botteghelle e Casafontana ( e relativi territori distaccati appartenuti ai comuni di Afragola, Pomigliano d'Arco e Ponticelli).


Fonte: Archivio Centrale dello Stato

Planimetria globale (fonte: Archivio Centrale dello Stato)

La planimetria fa il verso ad una mappa di Luigi Marchese del 1802 ("Descrizione del territorio della Città di Napoli e dei suoi trentatrè Casali"), che vedremo più avanti.

Di seguito, il particolare della planimetria che riguarda la zona tavernanovese:


fonte: Archivio Centrale dello Stato

Un saluto a tutti i compaesani.



mercoledì 15 febbraio 2023

I duchi di Napoli, la "staurita" e la "collecta".


 I luoghi arcoriani sono stati da sempre un territorio di spesa per i Duchi di Napoli e la loro discendenza.

Come già evidenziato in questo post, l'area arcoriana su cui poi è sorto parte del villaggio tavernanovese annoverava tra i suoi antichi proprietari la badessa Maria, figlia di Marino e nipote di Sergio, Duca di Napoli (anno 949).

Maria era badessa del Monastero di San Gregorio Armeno di Napoli, conosciuto anche come S. Ligorio.

Un'altra Maria, figlia del Domino Leone, nel 979 diede in affitto una striscia di terra foris arcora che lambiva una terra del Domino Marino e la strada pubblica che portava a Licinianum.

Domino Leone probabilmente apparteneva al ramo dei discendenti amalfitani dei Duchi di Napoli se non a quelli di Gaeta.

Con buona probabilità possiamo supporre che il territorio di cui la pergamena del 979 appartenesse ancora a Marino, nipote di Sergio.

Quasi quaranta anni dopo, si affaccia sulla scena arcoriana un'altra Maria badessa alla quale, "Sergius…Consul et Dux" nel 1009 donò il Monastero di S.Ligorio in Napoli. Il Sergio Console e condottiero, era Sergio IV e la Maria badessa era figlia di un suo consanguineo (Stefano) (cfr. Monumenta Neapolitani Ducatus, Vol. II, Part 2 (1892), V, Diplomata et chartæ ducum Neapolis, VIII, p. 21)

In un post del 2015 abbiamo portato all'attenzione del lettore come, in una pergamena del 1016, proprio la badessa del monastero di S.Gregorio Armeno dava in affitto due terre ad otto abitanti di Arcora.
Le terre sono localizzate nell'ampio territorio di Pomigliano d'Arco (cfr. G. Vitolo, "Culto della croce e identità cittadina", in "La Croce: iconografia e interpretazione").

Nella stessa pergamena si legge che essa concede di recarsi "ad audiendum officium" (a sentì 'a messa...) nella chiesa di S. Pietro ad Cancellata, di proprietà del monastero (nei pressi dell'antica Suessola), aggiungendo che "si ibi facere voluerint plebem et staurita, eis licentiam concedit": ovvero se vogliono fare una staurita (per evitare lo spostamento ed avere un piccolo luogo di culto cristiano nel territorio stesso), questa gli verrà concessa.

Il territorio in questione era pertanto situato accanto alla via pubblica nolana ed aveva come confini un'altra terra appartenente al Monastero stesso, la terra della chiesa di San Pietro a Cancellata, e "ab uno capite sunt ipsa arcora", cioè un confine era costituito proprio dagli archi dell'acquedotto.

Nella mappa del 1695 (e Vi prego di riferirVi a questa ricerca), l'agrimensore De Jorio traccia il territorio di S. Pietro a Cancellata. Quest'ultimo confina proprio con la via publica nolana, il territorio di S.Ligorio ed altre terre di proprietà di S.Pietro.
L'ipsa arcora è il tratto dell'acquedotto che attraversava la via publica nolana lambendo l'attuale Palazzo Gaudiosi sul vertice di Nord-Est, passando peraltro sopra quella che doveva essere la via quae pergit ad Licinianum.

Chiudiamo il cerchio, riportando che tra i beni che Aurelia D'Eboli cedette al Barone di Pomigliano  Vespasiano del Balzo, nel 1593, in particolare quelli nei pressi della taberna che sarebbe poi diventata la "taverna nova", vi era anche una "collecta" titolata a S. Maria. 
Questo toponimo collecta, era un luogo dove il popolo si radunava alla fine delle processioni solenni e dove il clero recitava appunto una "orazione sopra il popolo" (cfr. F.Gaetano Incontri, "Spiegazione teologica liturgica e morale sopra la celebrazione delle feste diretta a' cherici della citta' e diocesi Florentina", 1776).
Pertanto si potrebbe ipotizzare che la Cappella tavernanovese è stata prima una staurita del XI sec. e poi una collecta nel XVI e questo sulla base che alcuni territori arcoriani, appartenuti ai Duchi di Napoli e alle badesse loro parenti, fossero localizzati nell'attuale Tavernanova, intorno all'antica grancia dei monaci di S.Severino e Sossio di Napoli, oggi Palazzo Gaudiosi.




giovedì 9 febbraio 2023

In una piantina del 1694 spuntano Tavernanova e Casarea

 E' ancora una piantina dell'agrimensore Giovanni D'Iorio che, nel Novembre del 1694, traccia confini e contenuti della "Partita Le Fontanelle alla Preziosa":


Giusto per orientarsi, la strada in basso (da sinistra a destra) è indicata come "strada che vene dallo jannazzo e mena alla tavernanova" mentre quella centrale è indicata come "strada che vene dalla tavernanova e va a casarea". Intorno alle due strade abbiamo le proprietà di Horatio Carafa, quelle del M.ro di S.Ligorio di Napoli e quelle dell'Illustrissimo Francesco Lettereso.

Lo "Jannazzo" era un canale di diramazione dell'acquedotto della Bolla, nelle Paludi di Napoli, sul quale era attestato anche un mulino (Guinnazzo o Jannazzo).

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