sabato 22 dicembre 2018

'O Gallerezzo con il Rosario: canto delle lavoratrici di canapa del nostro territorio

Come già illustrato, nella zona tavernanovese vi era una operia di canapa di un tale Don Matteo Benincasa, Curato del Reale Castello dell'Ouo.
La filatura (e pettinatura) della canapa era di esclusiva competenza femminile e tipica di un lavoro di gruppo.
E' chiaro che un gruppo socializzi e uno dei frutti di questa socializzazione sono i canti, sia a carattere religioso che mondano.
Leggiamo nel testo di L.Mosca - P. Saviano "La stoppa strutta" (1998) che:
"Nei canti canapini è possibile individuare solo un momento secondario dell’intensa religiosità di cui era soffusa, in generale, la vita popolare e, in particolare, la vita quotidiana delle canapine. Le espressioni di questa religiosità - la messa mattutina che liberatoriamente interrompeva il lavoro notturno, la preghiera interiore, il rosario recitato tirando tra i pettini i fascetti di canapa, i momenti comunitari della partecipazione alle forme liturgiche e solenni, le vigilie, ecc. - erano tante e tali, quotidiane e ricorrenti, al punto che il filone ‘religioso’ dei canti delle pettinatrici occupava solo uno spazio limitato in queste espressioni. Esiste comunque questo filone del canto ad argomento religioso, il quale è notevole soprattutto per una funzione complementare svolta rispetto alla liturgia ufficiale; dal momento che attraverso di esso si verifica una importante estensione del clima delle ricorrenze e delle vigilie di feste. Di questo clima, infatti, il canto religioso rappresenta un vero e proprio annuncio popolare, atteso e ascoltato, di volta in volta e di anno in anno, anche dalle altre componenti della società tradizionale."
Il testo citato, che ha attinto dalle tradizioni dell'area frattese , riporta un canto di conclusione alla preghiera del Rosario simile a quello pomiglianese che qui Vi riporto (fonte: G.Palmese - "Te voglia cuntà 'a vita mia (primme ca furnesce" - Graus Editore 2015):



Stu Rusario che cantammo
A Gesù Bambino l'appresentammo
Se lu piglia cu buon amore
E cala 'manto 'e peccatore,
peccatori e peccatrici 'a Maronna ci benerice,
Stù Rosario c'hammo ditto
Si parola ce mancasse,
cumprimenti che ce ne fosse,
si per caso ve ne manco
songo 'na misera peccatrice,
Gesù Bambino risponne e dice:
Stù Rosario nu mancate!
E lu tempi ca ce vò,
io vò dongo pè l'avanzà,
vò dongo pè trapassà
E vanno l'Angeli accumagnà!
Maria donamela stà jurnata ca ve songo obbligata
Comma 'na schiava 'ncatenata,
'ncatenata pè dolce amore,
datemi la Vostra santa, materna benedizione.

Ho ragione di ritenere che questo canto sia stato anche intonato nella zona tavernanovese visti i riscontri documentali (cfr. C.Cicala "Casali Novo intus Arcora") e la presenza di paludi e di canali atti al lavaggio della canapa.

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