18 Luglio 949: nell'ambito di una valorizzazione e ricalcolo di alcuni beni materiali, il duca di Napoli Giovanni III permutò, con il monastero di S.Severino e Sossio di Napoli, un mulino con un territorio in Arcora.
Voglio precisare qui che quando si parla di Arcora in un contesto anteriore al 1484 non si parla dell'attuale Casalnuovo ma di quel (vasto) territorio che era attraversato dall'Acquedotto Augusteo del Serino; nello specifico quel territorio attraversato dal suo pontecanale di lunghezza pari a 3,5 Km che, ricordiamo, tagliava in due l'antica via Nolana proprio a Tavernanova, grosso modo dopo la Chiesa Parrocchiale 100 m. più avanti verso Pomigliano; lo stesso acquedotto poi, nel suo andare verso la zona dell'attuale Casalnuovo, passava vicinissimo al "possedimento" dei Gaudioso.
Dunque, nella pergamena che attesta tale permuta (in "Monumenta ad neapolitani Ducatus historiam pertinentia, vol.2-2, di Bartholomaei Capasso), si ritrova che:
"[...] domino Iohanni Domini gratia consul et dux idest integrum campum nostrum campense quod pro ista parte arcora cum integrum intersicum suum qui est a parte meridiei iuxta viam publicam una cum introitu suo et omnibus sibi generaliter et in integrum pertinentibus qui in suprascripto sancto et venerabili nostro monasterio obvenit a domina Maria monacha filia quondam domini Marini lociservatoris, postmodum vero monacho visavio vestro per firmissimam chartulam offertionis scriptam que et ipsam chartulam offertionis scriptam nos habemus pro reliquum quod continet. [...]"
Ovvero che un parte imprecisata di arcata (dell'acquedotto) con tutta i terreni (censiti) attraversati e che dalla parte meridionale si trova vicino ad una via pubblica - insieme alle sue intere pertinenze - toccò in sorte al Monastero da Maria, figlia di questo domino Marino "lociservatoris", monaca dello stesso Monastero di Napoli.
Marino era l'ultimo dei figli del Duca Sergio (e perciò detto "lociservatoris", un appellativo che veniva dato al più giovane dei figli dei Duchi di Napoli).
Come era costume per quel tempo, la monaca aveva portato in dote al monastero questo territorio ricevuto dal padre (sinnò nun ce traseva...).
La parte più interessante di questo studio, però, nasce dall'analisi del testo a seguire:
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domenica 31 luglio 2016
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