sabato 10 agosto 2024

I mulini nell'area arcoriana

 

Il mulino più vicino all’area tavernanovese era quello “della Torricella” o “delle canne”.

Molto probabilmente, il mulino fu edificato in quella porzione di terreno che Giovanni, duca di Napoli permutò nel 949 con il Monastero di S.Severino e Sossio[1] con un pezzo di terreno che il Monastero aveva avuto in dote da Maria, nipote di Sergio I Duca di Napoli. Questo terreno è stato individuato nell’area di Tavernanova dove oggi è anche il complesso Gaudiosi.

Nel documento qui riportato, a cura del professor Luigi Verolino, l’attestazione storica del Molino della Torricella, che fu costruito sul fiume Rubeolo, con alcune note sui conduttori che si sono susseguiti (e la rendita che dovevano corrispondere al Monastero).

Altre tracce risalgono al periodo 1013-1020 dove, viene anche menzionata una “integra starcza de terra maiore, iuris propria dicti sancti vestri monasterii, et cum integram ecclesiam vestram Sancti Siverini et domum frabitam et obidentia et curte, per quem vadit fluvium maiore qui nominatur Rubeolum[2]” (1215, vol.III).

Nel 1143, come da figura, il mulino fu affidato a Tommaso di Sant’Elia per 15 tarì annui.

Tra il 1219 ed il 1246 (156, vol.I), Andrea Capice di donna Orania (ed i suoi eredi) ebbe in gestione dal monastero due pezzi territorio ad illa Padule proprio nei pressi del mulino della Torricella, uno più piccolo ed uno più grande. Il territorio più piccolo aveva come confini le terre di San Gennaro ed Agrippino ad corpus da un lato ed una via in comune per l’ingresso mentre ad un capo vi eran la via carraia in comune ed all’altro la via che conduceva al mulino del monastero. Quello più grande aveva invece come confini da un lato la starza del suddetto monastero (di modo che si potesse raggiungere la stessa Turricella) e dall’altro lato vi è il fiume; poi da un capo vi è la terra del monastero insiemi ad altri confini.

Come si evince dalla figura, nel 1260 il mulino fu dato in gestione ad Andrea Sicardo, per la somma di 9 once annue e l’obbligo di macinare 10 moggia(?) di grano al mese da dare al Monastero. Tale affitto durò circa 30 anni.

Grazie al prof. Luigi Verolino che abbiamo una interessante mappatura dei Mulini nel periodo XV-XVIII secolo:



[1] cfr. C. Cerbone, D. De Stelleopardis – “Afragola feudale: per una storia degli insediamenti rurali del napoletano” – Ist. di studi Atellani, 2004

[2] Il Rubeolo deve intendersi, secondo alcuni studiosi, il Bolla. (cfr G.Garruccio, Antichità di Napoli e suoi contorni, 1850)

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