Moneta d'oro di Carlo I d'Angio (fonte: wikipedia) |
Il prof. Feniello ritrova poi Arcora in documenti del XIV sec., dove compare un rateo complessivo per 2 once, 20 tarì e 6 grana. La considerazione che viene presto fatta è che la diminuzione del carico fiscale sia certamente dovuta ad una contrazione demografica dovuta a cause di guerra e di pestilenze (per inciso, Afragola passa da 26 o. 26 t. e 14 g. a 3 o., 24 t. e 6 g. !).
I dati presentati sopra riguardano l'inizio del XIV sec. (1309); nel 1399 invece, Arcora è dispersa dalle carte onciarie: al suo posto una notula che Arcora non è più abitata e, di conseguenza, non è tassabile.
Oltre alle pestilenze ben note, i luoghi arcoriani soffrivano anche del malo ayre, ovvero il paludismo: una epidemia endemica e persistente che decima i villaggi dell'area e i complessi monastici.
Infatti, nell'inventario dei beni del Monastero di S.Maria Maddalena (al 28 Aprile 1364), si ritrova, a proposito di arcora che:
"in Villa Arcure terra que non laboratur ad presens ob laboratoris defectum"
Praticamente, non c'era più nessuno a lavorare nei campi!
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