Posti nel blog...
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- Storielle e filastrocche....dedicate a Tatonno 'e Galiota
- 'E canzone d'o zie Peppine (Giuseppe Porcaro)...
- I caduti della Grande Guerra (1915-18)
- Museo Virtuale "Tavernanova400"
- Cronache dalla Seconda Guerra Mondiale
- Video tavernanovesi...
- San Martino di Casamanna
- Aree archeologiche della zona arcoriana
- Inno Tavernanovese di Antonio Barone.
- Calendario Tavernanovese 2025
domenica 22 dicembre 2019
sabato 21 dicembre 2019
domenica 15 dicembre 2019
Grazie al Sergente Mott che abbiamo la famosa foto...
...erronamente datata al primo Ottobre 1943:
Nella collezione online dell' Imperial War Museum vi è anche il cartellino della foto:
martedì 10 dicembre 2019
Il Tavernanova Calcio e il suo presidente: Avvocato Carmine Esposito
L'avvocato tavernanovese per antonomasia, Carmine Esposito (l'avvocato Esposito), è stata certamente una figura di spicco della Tavernanova nel trentennio 1970-1990.
Ho ritrovato per puro caso una mini-biografia che Vi riporto qui e che meglio rende l'opera di questo tavernanovese:
Carmine Esposito nasce a Tavernanova (frazione del Comune di Casalnuovo di Napoli) tra il Natale ed il Capodanno del 1929. Tuttavia, il freddo e la notevole distanza da percorrere a piedi per raggiungere l’anagrafe di Casalnuovo, inducono i genitori - Maria Autieri, donna forte e saggia, ed Antonio Esposito, uomo mite e religiosissimo – a dichiararlo solo il 04.01.1930. Carmine – ultimo di cinque figli maschi – va alla “scuola di intrattenimento” ed alle elementari nella sua terra e, successivamente, su suggerimento di Monsignor Leone, considerati anche i tempi difficili (siamo in pieno conflitto mondiale) frequenterà presso il convitto vescovile di Nola, prima le scuole medie, poi il liceo classico.
Ho ritrovato per puro caso una mini-biografia che Vi riporto qui e che meglio rende l'opera di questo tavernanovese:
Carmine Esposito nasce a Tavernanova (frazione del Comune di Casalnuovo di Napoli) tra il Natale ed il Capodanno del 1929. Tuttavia, il freddo e la notevole distanza da percorrere a piedi per raggiungere l’anagrafe di Casalnuovo, inducono i genitori - Maria Autieri, donna forte e saggia, ed Antonio Esposito, uomo mite e religiosissimo – a dichiararlo solo il 04.01.1930. Carmine – ultimo di cinque figli maschi – va alla “scuola di intrattenimento” ed alle elementari nella sua terra e, successivamente, su suggerimento di Monsignor Leone, considerati anche i tempi difficili (siamo in pieno conflitto mondiale) frequenterà presso il convitto vescovile di Nola, prima le scuole medie, poi il liceo classico.
Iscrittosi all’Università di Giurisprudenza presso la Federico II di Napoli, durante il percorso universitario, svolge, quale volontario – sempre disinteressato, con spirito di sacrificio ed abnegazione - l’attività di educatore, sin dal 1952, presso le strutture della Piccola Opera della Redenzione che - quale rifugio per i bambini ed i giovani bisognosi - Padre Arturo D’Onofrio (sacerdote di Visciano (NA), già Servo di Dio e per il quale è stato ora avviato il processo di beatificazione), apre via, via, in quegli anni, sul territorio campano.
In particolare Carmine seguirà prima il centro di Domicella (AV), poi quello di Torre Annunziata (NA), infine quello di Marigliano (NA).
Nella rivista Redenzione (anno 50, n.10, dicembre 1999, pag.22), Pasqualino Cutolo (che ha conosciuto Carmine proprio nel centro di Marigliano) scrive di lui:
“Carmine fu per tutti un amico, un padre per i più piccoli, un fratello maggiore per i più grandi. A Marigliano giunse in un momento in cui avevamo bisogno di tutto: i ragazzi erano oltre cento, le esigenze innumerevoli. E lui sempre con il sorriso sulle labbra, mai adirato, tutti accontentava, per tutti aveva un consiglio, una parola buona, per quelli che avevano perduto tutto nella vita, anche la speranza nell’avvenire… il buon Carminuccio seppe diventare per loro una nuova speranza, per un futuro più bello. Grazie avvocato Esposito di ogni cosa che ci hai dato. Hai insegnato a noi cos’è l’amore, come si perdona al fratello, hai messo nel nostro cuore la generosità per i più poveri. Niente era tuo, ma tutto dei tuoi ragazzi, hai insegnato ad essi a vivere, ora essi portano nel cuore il tuo nome scritto a caratteri indelebili” .
L’incontro con Padre Arturo si pone sicuramente quale pietra miliare nella formazione, nel modo di concepire la vita ed il rapporto con il prossimo, di colui che in seguito sarà affettuosamente chiamato da tutti semplicemente “l’avvocato Esposito”. Da qui parte il suo impegno per i giovani e nel sociale, impegno che - finiti gli studi ed avviata la professione forense (Carmine si laurea il 25.07.1958, nello stesso anno inizia la pratica forense, superando poi gli esami di abilitazione nel 1962) - lo spingerà anche ad attivarsi in campo politico, iscrivendosi alla DC nel 1965.
martedì 5 novembre 2019
L’area tavernanovese possedimento di Maria, nipote di Sergio I Duca di Napoli.
Ho aggiornato un vecchio post del 2016, aggiungendo una immagine che meglio rende il risultato ottenuto.
"[...] domino Iohanni Domini gratia consul et dux idest integrum campum nostrum campense quod pro ista parte arcora cum integrum intersicum suum qui est a parte meridiei iuxta viam publicam una cum introitu suo et omnibus sibi generaliter et in integrum pertinentibus qui in suprascripto sancto et venerabili nostro monasterio obvenit a domina Maria monacha filia quondam domini Marini lociservatoris, postmodum vero monacho visavio vestro per firmissimam chartulam offertionis scriptam que et ipsam chartulam offertionis scriptam nos habemus pro reliquum quod continet. [...]"
Ovvero che un parte imprecisata di arcata (dell'acquedotto) con tutta i terreni (censiti) attraversati e che dalla parte meridionale si trovava vicino ad una via pubblica - insieme alle sue intere pertinenze – erano toccati in sorte al Monastero da Maria, figlia di questo domino Marino "lociservatoris", monaca dello stesso Monastero di Napoli.
Marino era l'ultimo dei figli del Duca Sergio I (e perciò detto "lociservatoris", un appellativo che veniva dato al più giovane dei figli dei Duchi di Napoli), vedi anche Rif.[48]. Si presuppone che Marino possa essere stato il fratello del duca Gregorio IV di Napoli.
Come era costume per quel tempo, la monaca aveva portato in dote al monastero questo territorio ricevuto dal padre (sinnò nun ce traseva...).
Siamo al 18 Luglio
949:
nell'ambito di una valorizzazione e ricalcolo di alcuni beni materiali, il duca
di Napoli Giovanni III permutò, con il monastero di S.Severino e Sossio di
Napoli, un mulino con un territorio in Arcora.
Voglio
precisare qui che quando si parla di Arcora in un contesto anteriore al 1484
non si parla dell'attuale Casalnuovo ma di quel (vasto) territorio che era
attraversato dall'Acquedotto Augusteo del Serino; nello specifico quel
territorio attraversato dal suo pontecanale di lunghezza pari a 3,5 Km che,
ricordiamo, tagliava in due l'antica via Nolana proprio
a Tavernanova, grosso modo dopo la Chiesa Parrocchiale 100 m. più avanti verso
Pomigliano; lo stesso acquedotto poi, nel suo andare verso la zona dell'attuale
Casalnuovo, passava vicinissimo al "possedimento" dei Gaudioso.
Dunque,
nella pergamena che attesta tale permuta (in "Monumenta ad neapolitani Ducatus
historiam pertinentia, vol.2-2, di Bartholomaei Capasso), si ritrova che:
Marino era l'ultimo dei figli del Duca Sergio I (e perciò detto "lociservatoris", un appellativo che veniva dato al più giovane dei figli dei Duchi di Napoli), vedi anche Rif.[48]. Si presuppone che Marino possa essere stato il fratello del duca Gregorio IV di Napoli.
Come era costume per quel tempo, la monaca aveva portato in dote al monastero questo territorio ricevuto dal padre (sinnò nun ce traseva...).
La parte più
interessante di questo studio, però, nasce dall'analisi del testo a seguire:
"Coherentem
in suprascriptum integrum campum et in suprascriptum intersicum in uno
tenientia ab uno latere parte occidentis campum heredum quondam domini
Iohannis filii domini Salamonis sicuti inter se terminus lapideus est
finis et habet per longitudinem in ipso latere passi tricentum decem et
octo, et de uno capite a parte septemtrionis coheret campum heredum domini
Stefani sicuti inter se levata est finis et habet ibidem latitudinem passi
quadraginta et ex alio latere a parte orientis coheret ipsurn
arcora dudum aqueductus usque et ad ipsum intersicum et da ipsum
intersicum in parte meridie coheret terra sanctorum Apostolorum et habet
in ipso latere a parte orientis da fine de campum heredum predicti domini
Stefani qui est a parte septemtrionis usque in nostrum intersicum passi
ducentidui et da ipsu intersicum usque ad supradicta via
publica parte meridie habet passi centum quadraginta duo de
longitudine et de latitudine ipse intersicus habet passi centum duodecim
et a parte meridiei in capite de supradictum intersicum coheret suprascripta
via publica que ducit ad ipsa arcora et habet ibidem latitudinem
passi sexaginta sex."
Per la sua
traduzione, mi sono avvalso dell'aiuto della prof.ssa A. Visone in quanto Vi
sono dei passaggi che richiedevano un latino un poco più preciso del
mio:
"vale a
dire l’intero nostro terreno campestre che (è) da questa parte degli archi con
l’intero suo pezzo di terra interposto che dalla parte di mezzogiorno è vicino
alla via publica con la sua unica entrata e con tutte le cose pertinenti ad
esso in generale ed per intero…
Confinante
al soprascritto intero campo e al soprascritto pezzo di terra interposto in un
solo corpo da un lato dalla parte di occidente con il campo degli eredi del fu
domino Giovanni figlio del domino Salamone come tra essi il confine è una
pietra terminale e ha per lunghezza nello stesso lato 318 passi e da un capo
dalla parte di settentrione confina con il campo degli eredi del domino Stefano
come tra essi il confine è diminuito e ha ivi una larghezza di 40 passi e dall’altro
lato dalla parte di Oriente lo stesso confina con gli archi già dell’acquedotto
fino allo stesso pezzo di terra interposto e dal pezzo di terra interposto
nella parte di mezzogiorno confina con la terra dei santi Apostoli e ha
(misura) nello stesso lato dalla parte di oriente dal confine con il campo
degli eredi del predetto domino Stefano che si trova dalla parte di
Settentrione fino al nostro pezzo di terra interposto 202 passi e dallo stesso
pezzo di terra interposto fino alla sopradetta via pubblica dalla parte di
mezzogiorno ha (misura) 142 passi di lunghezza e di larghezza lo stesso pezzo
di terra interposto ha 112 passi e dalla parte di mezzogiorno lungo il capo del
sopradetto pezzo di terra interposto confina con la sopradetta via pubblica che
conduce agli stessi archi e ha ivi una larghezza di 66 passi."
La lettura
di questa parte di testo fa emergere alcuni passaggi che dovrebbero indicare
come questo territorio molto probabilmente abbracciava l'area
tavernanovese; infatti:
- Suprascripta via publica que
ducit ad ipsa arcora: quale strada conduceva ad arcora nel nono
secolo se non (i resti, forse) della via Nolana? (cfr. la
riproduzione della Tavola Corografica del Ducato Napoletano nel
sec. XI di B. Capasso, a cura della Società Napoletana di Storia
Patria)
- Intersicum suum qui est a parte
meridiei iuxta viam publicam: se vi è una intersezione (di territorio, quindi
un limites di una centuriazione) vicino a questa strada
con le arcate dell'acquedotto (che vanno sulla direzione nord-sud), la
strada è posta sull'asse est-ovest: quale è la strada intesecata dalle
arcate del pontecanale e che era sulla direttiva est-ovest se non la via
Nolana?
- Et da ipse intersicum usque ad
supradicta via publica parte meridiei: si sottolinea che la via publica è al lato sud
rispetto ad un limite (confine) della centuriazione.
- Coheret ipsum arcora dudum
acqueductus:
territorio attaccato (confinante) con gli archi dell'acquedotto.
Quindi, il
fulcro di questo antico territorio era l'intersezione degli archi dell'acquedotto
con la via Nolana e noi sappiamo che questa intersezione era in Tavernanova,
come prima specificato.
Altre
congetture su questa pergamena si possono fare nell'ordine di inquadrare il
territorio nei limiti (e misure) delle centuriazioni Suessola e Ager
Campanus II, sfruttando un eccellente lavoro svolto da Giacinto
Libertini, Bruno Miccio, Nino Leone e Giovanni De Feo "L’acquedotto
augusteo del Serino nel contesto del sistema stradale e dell’urbanizzazione del
territorio servito nell’Italia Meridionale":
Ager
Campanus II, epoca di Silla e Cesarea, in colore
verde
Centuriazione
Suessola, in colore giallo
In rosso la Via Nolana e in blu il tracciato delle arcate dell'Acquedotto.
Dalle misure
riportate nella pergamena (in passi ferrei della Chiesa di
Napoli, 1 passo = 194 cm) e ammettendo che per "pezzo di terra
interposto" si intenda un terreno a limites non
"congruenti" con quello principale (pezzi di terreno a
scacchiera...), si potrebbe abbozzare una configurazione di territorio che
comprende l'intersezione tra i due tipi di centuria.
Per meglio
vedere ciò, sfruttando Google Earth (R), ho posizionato le immagini elaborate
dal gruppo di lavoro citato sopra su una nuova mappa. Si ottiene questo:
Si può
quindi affermare, con buona approssimazione, che la parte pressochè centrale dell’attuale
territorio di Tavernanova è appartenuto ai Duchi di Napoli fin dal nono secolo!
Primavera del 1945: da Pomigliano a Napoli
SDASM arch. : Wagner Melching 483rd Bomb Group Collection |
In realtà dovrebbesi chiamare "Pimigiliano To Naples", così come trascritto da W. Melching.
La foto dovrebbe essere stata scattata nella primavera del 1945 e ritrae uno degli equipaggi del 483rd Bombardment Group, U. S. Army Air Corps, attivo in Italia con il suo bombardiere B-17.
La strada dovrebbe essere la nazionale che da Pomigliano arrivava (e arriva...) a Napoli, passando per Tavernanova.
...ma a che "altezza" siamo? A me da l'impressione di un tratto della Via Vecchia delle Puglie...
domenica 13 ottobre 2019
Aggiornamenti alla sezione dei "Condottieri di ventura nei luoghi arcoriani"...
Al termine di un proficuo scambio di opinioni con lo studioso Roberto Damiani, ho provveduto ad aggiornare la "scheda" sui Condottieri di ventura ni luoghi arcoriani.
Le modifiche nascono dalla analisi del termine Casalnuovo di Napoli che erroneamente si faceva riferire a toponimo "Casa Nova" che s'incontra nel testo "Cronicon Siculum incerti authoris ab anno 340 ad annum 1396 in forma Diary ex inedito Codice Ottoboniano Vaticano, cura et studio Josephi De Blasiis, Neapoli 1887".
Casa Nova era un sito che principiava la via di Poggioreale, costruito ai tempi del sovrano Carlo II d'Angiò agli inizi del 1300. (cfr.
G. Civelli - "Dizionario corografico del Reame di Napoli - 1852; G. Fusco, M. Fusco - "Riflessioni sulla topografia della città di Napoli nel Medio Evo " -1865; G. Pignatelli - "Napoli: tra il disfar delle mura e l'innalzamento del muro finanziere" - 2006).
In base a tali considerazioni, ho provveduto a depennare dalla lista i seguenti Cavalieri di ventura:
Le modifiche nascono dalla analisi del termine Casalnuovo di Napoli che erroneamente si faceva riferire a toponimo "Casa Nova" che s'incontra nel testo "Cronicon Siculum incerti authoris ab anno 340 ad annum 1396 in forma Diary ex inedito Codice Ottoboniano Vaticano, cura et studio Josephi De Blasiis, Neapoli 1887".
Casa Nova era un sito che principiava la via di Poggioreale, costruito ai tempi del sovrano Carlo II d'Angiò agli inizi del 1300. (cfr.
G. Civelli - "Dizionario corografico del Reame di Napoli - 1852; G. Fusco, M. Fusco - "Riflessioni sulla topografia della città di Napoli nel Medio Evo " -1865; G. Pignatelli - "Napoli: tra il disfar delle mura e l'innalzamento del muro finanziere" - 2006).
In base a tali considerazioni, ho provveduto a depennare dalla lista i seguenti Cavalieri di ventura:
- CORRADO LUPO (Corrado Wolff, di Wolfurt, Wolfaert)
- RAIMONDO ORSINI DEL BALZO (Raimondello da Nola)
- GIOVANNI PIPINO D'ALTAMURA
- GIOVANNI ACUTO/JOHN HAWKWOOD
- ANGELINO D'AUSTRIA
lunedì 23 settembre 2019
Quanti abitanti vi erano a Tavernanova nell'immediato dopoguerra?
491
venerdì 20 settembre 2019
Casalnuovo, 17 Settembre 1943
"Il 17 settembre fu una giornata nera per i paesi vesuviani; fra le zone coinvolte in una serie di attacchi compiuti dai cacciabombardieri americani, anche il centro di Casalnuovo finì colpito dal lutto , quando furono sganciate bombe sulla zona della stazione ferroviaria, dove in poco tempo si sviluppò un incendio a causa della presenza dei vagoni-cisterna con del carburante a bordo.
I fratelli De Maria, Mario e Angelo, che abitavano nel palazzo all’epoca in Via Benevento 69, accorsero a vedere le fiamme, insieme a molti altri. Quando i ragazzi arrivarono all’altezza del numero 73, caddero altre bombe che andarono dapprima a colpire lo Stabilimento della Partenope di fronte, adibito alla riparazione degli accumulatori per i sommergibili della Regia Marina, poi l’intero corpo di fabbrica sul lato sinistro della strada; morì sotto le macerie Angelo De Maria, insieme ad altre 30 persone, i cui nomi sono incisi su una lapide affissa nei pressi della Chiesa del Carmine in Via Benevento 36".
I fratelli De Maria, Mario e Angelo, che abitavano nel palazzo all’epoca in Via Benevento 69, accorsero a vedere le fiamme, insieme a molti altri. Quando i ragazzi arrivarono all’altezza del numero 73, caddero altre bombe che andarono dapprima a colpire lo Stabilimento della Partenope di fronte, adibito alla riparazione degli accumulatori per i sommergibili della Regia Marina, poi l’intero corpo di fabbrica sul lato sinistro della strada; morì sotto le macerie Angelo De Maria, insieme ad altre 30 persone, i cui nomi sono incisi su una lapide affissa nei pressi della Chiesa del Carmine in Via Benevento 36".
(fonte. S.Pocock - Campania 1943 - Three mices book)
domenica 8 settembre 2019
Settembre 1943...per non dimenticare
Un Curtiss P-40 americano sulla pista tra Cercola e Volla |
"I rapporti tra italiani e tedeschi peggiorarono notevolmente dopo la dichiarazione dell’armistizio la sera del 8 settembre. All’alba del 9, per esempio, un generale di divisione italiana, forse lo stesso Ettore Del Tetto, comandante della Difesa Territoriale di Napoli, passò per la Via Nazionale delle Puglie, proveniente da Casamarciano dove il comando del 19° Corpo d’Armata del Generale Pentimalli si era appena trasferito. Fu detto ai vari reparti italiani dislocati lungo la strada di tornarsene a casa, episodio di cui fu testimone il caporale Mario Mattiuzzo, di stanza con una compagnia di mitraglieri nel vicinissimo territorio di Casoria, alla Cittadella. La maggior parte dei soldati italiani seguirono il consiglio del generale, rompendo gli otturatori delle loro armi e scappando via."
(da S. Pocock - "Campania 1943" - vol.2)
lunedì 12 agosto 2019
A 7 anni dalla scomparsa...W don Gennaro
Sul canale youtube di "Tavernanova...aria gentile" ho postato il seguente video:
Arrivederci don Gennaro, onorati di essere stati tuoi parrocchiani!
venerdì 9 agosto 2019
Monaci abili a far maccheroni erano in quel di Tavernanova...
esempio di "ingegno per la pasta del XVII sec. (fonte: wikipedia) |
La cosa simpatica è che nel 1714, forse per riammodernare i macchinari in uso alla taverna che essi stessi gestivano (o per gli alti costi di gestione, visto che iniziavano a fiorire le prime fabbriche di pasta...), nel loro libro degli Affitti (e Vendite) si legge:
"Vendita di ingegno per far macaroni con la sua vita e masta vita in bronzo".
Era l'Agosto del 1714.
Così, la pasta trafilata al bronzo veniva già realizzata (e cucinata) a Tavernanova fino dal XVII secolo...
martedì 6 agosto 2019
Al momento, il primo fabbro tavernanovese è marcato al 1697...
fonte: alamy.com |
"Donna Arianna della fragola si affitta una bottega con camera sopra sita all'incontro la taverna nova [...]; dichiara aver ricevuto quattro .... di ferro, una incudine; due martelli con manico alla francese.[...]".
La signora Arianna di Afragola avrà certamente messo un suo lavorante in quella bottega.
Da questo e da altri riscontri ricevuti, si può affermare che di fronte la taverna nova era possibile affittare camere; nel 1698, Silvestro Campana " coli patti apposti nel retroscritto contratto [...] affitta una camera e basso dove abitava il ferraro durante il tempo di anni 3".
Un altro affitto che confermerebbe la mia ipotesi che l'area della grancia insieme al complesso di case di fronte fosse, in età romana, una villa rustica, viene da quest'altro contratto di affitto, del 1714:
"...una casa consistente in una camera, e basso con stalla nuova, pennata murata, sita nello stesso luogo di rimpetto alla taverna nuova".
Altre cose interessanti vengono fuori; ad esempio: dove si trovava la Masseria delle Fontanelle? Si trovava certamente nell'area tavernanovese.
Alla prossima e...buone ferie!
mercoledì 24 luglio 2019
27 Maggio 1423: prigionieri verso Pomiliano de Nola...
Erano 126 tra signori e gentilomini catalani, tra questi sono citati:
Marco Attendolo era nipote di Muzio Attendolo; quest'ultimo era giunto a Napoli per strappare il Regno alla regina Giovanna II (che non aveva eredi diretti) e passarlo a Luigi III d'Angiò (che il Papa Martino V aveva nominato intanto Re di Napoli).
Costei, dunque, ricevuto l'appoggio dell'antipapa aragonese Benedetto XIII, definì come proprio erede Alfonso d'Aragona in cambio dell'aiuto militare contro i francesi.
Per una serie di motivi, accadde che Muzio non stette più al soldo dell'Angiò e questo fatto poteva essere di vantaggio ad Alfonso.
Ma il "calcolo" era dietro l'angolo: saputo che la Regina aveva un amante (e prevedendo che prima o poi un figlio sarebbe nato da quella relazione, e che gli avrebbe "soffiato" l'eredità al trono), Alfonso lo fece arrestare.
Torna allora in campo Muzio Sforza, stavolta con la divisa della Regina Giovanna, contro l'aragonese Alfonso. Il sovrano aragonese si chiuse nel Maschio Angioino e riuscì, con l'aiuto delle ventidue galee della sua flotta, a resistere e respingere gli assalitori che si dovettero ritirare in parte ad Aversa ed in parte, con i prigionieri su accennati, a Pomigliano d'Arco.
Era la sera del Giovedì 27 Maggio 1423: ancora una volta, nei luoghi arcoriani, passava la "Storia".
(fonte: "Miscellanea di Storia italiana" - tomo VII - Torino 1869, a cura della Regia Deputazione di Storia Patria).
- Don Domenico Lupo
- Don Federico de Ventimilia
- Don Piero D'Aragona
- altri notabili siciliani
Alfonso V d'Aragona ("il magnanimo") - fonte Wikipedia |
Costei, dunque, ricevuto l'appoggio dell'antipapa aragonese Benedetto XIII, definì come proprio erede Alfonso d'Aragona in cambio dell'aiuto militare contro i francesi.
Per una serie di motivi, accadde che Muzio non stette più al soldo dell'Angiò e questo fatto poteva essere di vantaggio ad Alfonso.
Ma il "calcolo" era dietro l'angolo: saputo che la Regina aveva un amante (e prevedendo che prima o poi un figlio sarebbe nato da quella relazione, e che gli avrebbe "soffiato" l'eredità al trono), Alfonso lo fece arrestare.
Torna allora in campo Muzio Sforza, stavolta con la divisa della Regina Giovanna, contro l'aragonese Alfonso. Il sovrano aragonese si chiuse nel Maschio Angioino e riuscì, con l'aiuto delle ventidue galee della sua flotta, a resistere e respingere gli assalitori che si dovettero ritirare in parte ad Aversa ed in parte, con i prigionieri su accennati, a Pomigliano d'Arco.
Era la sera del Giovedì 27 Maggio 1423: ancora una volta, nei luoghi arcoriani, passava la "Storia".
(fonte: "Miscellanea di Storia italiana" - tomo VII - Torino 1869, a cura della Regia Deputazione di Storia Patria).
mercoledì 17 luglio 2019
Quando via Zi Carlo era "areta 'a 'gnusa"....
Oggi divaghiamo su via Zi Carlo, prendendo spunto da una citazione del buon Luigi Perna (Giggino 'mericano) incontrato recentemente a Pomigliano.
Quando lui abitava a Tavernanova, la via Zi Carlo era comunemente appellata 'areta 'a 'gnusa, per indicare che la strada, ad un certo punto, non era più praticabile.
Facciamo allora un viaggio nel tempo, proprio su questa stradina...
In una cartografia di fine '600, dalla strada regale si vede dipartire la stradina in questione, che non è affatto 'gnusa, ma che anzi porta a Licignano (vedi questo post). Da questa si diparte poi una strada "che vene da casale nuovo", e che sembrerebbe coincidere con il tratto di strada che porta alla Masseria dei Marchesi della Torre (leggere anche questo interessante post).
A questa massaria aggiungiamo allora le notizie legate proprio a "Zi Carlo": ce ne ragguaglia l'amico Fulgenzio (leggi qua).
La pianta che vedete in alto risale al 1934. Sovrapponendola con la cartografia del 1695, in particolare con la zona a sud della scritta "Tavernanova", si scopre che in tempi ancora più antichi il tratto di strada che lambiva la Massaria Torre (o Fico), attraversava la Consolare delle Puglie per arrivare sino alla Masseria Preziosa! (Archivio di Stato, vol.1845 Sala Disegni).
Ritorniamo alla nostra Massaria 'o Monte: il pittore Pietro Fabris probabilmente ci riporta alla base della costruzione di questo toponimo:
Ovvero lo leggiamo nel titolo dell'opera, databile a partire dalla metà del XVIII sec.
"Cava di tufo ch’è nel podere di D. Benedetto Farina nel territorio di Casalnuovo, il quale tufo è lava che il Vesuvio nei tempi antichissimi versò liquida"
Quando lui abitava a Tavernanova, la via Zi Carlo era comunemente appellata 'areta 'a 'gnusa, per indicare che la strada, ad un certo punto, non era più praticabile.
Facciamo allora un viaggio nel tempo, proprio su questa stradina...
In una cartografia di fine '600, dalla strada regale si vede dipartire la stradina in questione, che non è affatto 'gnusa, ma che anzi porta a Licignano (vedi questo post). Da questa si diparte poi una strada "che vene da casale nuovo", e che sembrerebbe coincidere con il tratto di strada che porta alla Masseria dei Marchesi della Torre (leggere anche questo interessante post).
A questa massaria aggiungiamo allora le notizie legate proprio a "Zi Carlo": ce ne ragguaglia l'amico Fulgenzio (leggi qua).
La pianta che vedete in alto risale al 1934. Sovrapponendola con la cartografia del 1695, in particolare con la zona a sud della scritta "Tavernanova", si scopre che in tempi ancora più antichi il tratto di strada che lambiva la Massaria Torre (o Fico), attraversava la Consolare delle Puglie per arrivare sino alla Masseria Preziosa! (Archivio di Stato, vol.1845 Sala Disegni).
Ritorniamo alla nostra Massaria 'o Monte: il pittore Pietro Fabris probabilmente ci riporta alla base della costruzione di questo toponimo:
Ovvero lo leggiamo nel titolo dell'opera, databile a partire dalla metà del XVIII sec.
"Cava di tufo ch’è nel podere di D. Benedetto Farina nel territorio di Casalnuovo, il quale tufo è lava che il Vesuvio nei tempi antichissimi versò liquida"
domenica 7 luglio 2019
Quando negli anni '50 passava la "Milano-Taranto".....
fonte: www.milanotaranto.com |
Tutta Tavernanova, nella seconda settimana di Luglio (dal 1950 al 1957, anno della prima grande sospensione), si poneva lungo la Nazionale delle Puglie per assistere al passaggio di questi pionieri che si lanciavano in una avventura motoristica, a pochi anni dalla fine della seonda guerra mondiale.
Il percorso "classico" passava appunto per il nostro villaggio, per passare per Avellino
fonte: www.milanotaranto.com |
Purtroppo da qualche decennio la Mi-Ta non passa più per il nostro paese, molto probabilmente per la forte urbanizzazione lungo la via Nazionale..e pure per qualche fosso.
A questo link potrete trovare alcuni video d'epoca: https://www.milanotaranto.com/storia-della-milano-taranto/video/
Grazie Giggino per aver condiviso questi ricordi dell'Italia che in tutti i modi cercava di riprendersi dalla guerra e di una Tavernanova che faceva il proprio dovere!
mercoledì 26 giugno 2019
L'acque della Bolla: "supera di bontà quasi tutte l'acque dell'Italia, e Germania"...
lo scrive l'Abate Giovan Battista Pacichelli nel nel 1685.
L'occasione vien data nel suo libro "Memorie de viaggi per L'Europa Christiana".
Il nostro Abate, oltre a citare la famosa "Casa della Bolla" nel nostro territorio, racconta il suo viaggio verso Bari:
"Per l'oggetto piacevole di molte Terre, e Casali, sù le coste della parte del Vesuvio, opposta al mare, in un miglio dalla Bolla, in un rolante condotto da 'forti muli all'uso di quì e affittato fino a Bari, per dieci ducati, passai da Pomigliano d' Arco, Ducato Baronale, già della casa del Balzo, aperto."
Certamente l'abate passò per Tavernanova, non da meno potrebbe aver qui affittato il "rolante" (sinonimo di carrozza?) fino a Bari...
venerdì 3 maggio 2019
Dalle foto da te conservate che è nato questo blog...
...mamma.
Era l'8 Maggio del 2011 quando questo blog prese vita sulle ali della tua memoria...
Grazie di 💓da parte di tutti.
giovedì 25 aprile 2019
giovedì 7 marzo 2019
1885 - Da una stampa antica un facsimile di ciò che si vedeva dalle nostre parti
1885 - L'ACQUEDOTTO DEL SERINO, inaugurato a Napoli il 10 maggio (disegni dei signori Montefusco e Rossi) |
Purtroppo la denominazione non è chiara (neppure sull'originale), mentre una medesima illustrazione riporta in alto un qualcosa molto vicino alla parola "Pomigliano":
Che ne pensate?
Un saluto e grazie per le visite.
giovedì 14 febbraio 2019
1823 - Dall'Archivio di Stato Austriaco
Siamo nel 1823. Questa è una parte della mappa "Naples and Sicily" redatta nel quinquennio (1821-1826). Il foglio da cui ho estrapolato il particolare intorno alla Taverna nuova (T. nuova) è marcato 1823.
Noterete alcuni particolari, e fra questi:
- l'alberatura sul versante sinistro (verso Pomigliano) della Strada Regia delle Puglie
- la marcatura (anche se poco precisa) della grancia benedettina e del complesso di fabbrica di fronte alla stessa
- la marcatura della probabile (e antica) Starza de li Galiota, a via Casamanna.
L'imbeccata per ritrovare questa mappa (su Internet) mi è stata fornita dal prof. Severino Santorelli di Lauro (AV), studioso di storia lauretana.
sabato 5 gennaio 2019
5 Gennaio 1979: scompare il fondatore del Bar Porcaro
Video per ricordare Tatonne 'e Purcare (d'o bbarre), fondatore del Bar Porcaro di Tavernanova, a 40 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il mattino del 5 Gennaio 1979.
Ciao 'o nò.
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