E' un giusto dubbio.
Nel saggio di G. Vitolo "Culto della croce e identità cittadina", contenuto nella raccolta tematica in 3 volumi "La Croce: iconografia e interpretazione" si parla di un presunto atto di fondazione di una "staurita".
Ma che rè questa staurita?
Dal IX secolo che questo termine "chiese e cappelle nate in collegamento con la processione della domenica delle palme e nelle quali si praticava, insieme alla devozione per la Santa Croce, la carità cristiana attraverso l'elargizione di elemosine ai poveri e la celebrazione di riti di suffragio per i defunti,[...]".
Gli altari temporanei venivano trasformati in edicole e cappelle, "queste ultime non di rado mediante il riadattamento di edifici preesistenti", dice l'autore.
In un contratto del 6 Marzo del 1016, con i quali la badessa del monastero di S.Gregorio Armeno dà in affitto due terre ad otto abitanti di Arcora (l'autore lo lega alla zona di Pomigliano d'Arco...), si legge che essa concede di recarsi "ad audiendum officium" (a sentì 'a messa...) nella chiesa di S. Pietro ad Cancellata, di proprietà del monastero, aggiungendo che "si ibi facere voluerint plebem et staurita, eis licentiam concedit", ovvero se vogliono fare una staurita, gli verrà concessa.
In poche parole, se questo nucleo di persone ci impiega molto tempo per arrivare alla chiesa di S.Pietro (e questo tempo lo tolgono al lavoro nei campi), meglio è creare un centro di aggregazione (staurita, nelle modalità espresse sopra) più vicino al territorio dato in affitto.
Ma dove stavano i territori che la badessa aveva dato in affitto?