Tutto nel testo seguente:
DECISIONE DELLA GRAN CORTE SPECIALE DI NAPOLI SPECIALMENTE DELEGATA DA SM (DG), nelÌa Causa contro i rivoltosi di Monteforte cd Avellino per la ribellione in detti luoghi scoppiata nel 2 di Luglio 1820
dove molte truppe provenienti da Napoli si attestarono a Pomigliano d'Arco agli ordini del generale Carrascosa (4 Luglio 1820).
Per Tavernanova probabilmente passarono anche le truppe del generale Duca di Roccaromana e quasi certamente la bandiera tricolore dei rivoltosi il 7 Luglio.
Bandiera moti 1820-21 (fonte: Corriere della Sera) |
Michele Morelli e Giuseppe Silvati |
Infatti, sebbene alla fine dei moti il Re Ferdinando I acconsentì alla introduzione nel Regno di una costituzione sulla falsariga di quella approvata in Spagna, pochi mesi dopo, le potenze della Santa Alleanza decisero di intervenire a sostegno dei Borboni.
Sconfitto l’esercito costituzionale ad Antrodoco (7 marzo), Morelli cercò di organizzare un’estrema resistenza tra Nola e Avellino ma il tentativo fallì. Avendo la Direzione di polizia messo una taglia cospicua sulla sua testa, sciolse il suo gruppo e insieme con Silvati si diede alla fuga. Imbarcatisi con il proposito di raggiungere l’Albania, furono costretti a sbarcare sulle coste della Dalmazia austriaca, poi entrarono in Bosnia per ritornare a Ragusa, prima presentandosi come due mercanti romani e in seguito, sotto falso nome, come ufficiali napoletani disertori.
Furono catturati e consegnati al consolato austriaco di Ancona per essere avviati al Regno delle Due Sicilie: riuscito a fuggire, Morelli fu nuovamente arrestato rivelando, in ultimo, la sua vera identità.
Verso la metà di agosto del 1822 fu rinchiuso a Napoli al Forte dell’Ovo, dove ritrovò il compagno Silvati. Durante il processo l’accusa fu di “misfatto di cospirazione”, reato molto grave a quel tempo. Fu condannato all’impiccagione e il 12 settembre dello stesso anno ci fu l’esecuzione in piazza San Francesco.
Il corpo di Morelli, che aveva rifiutato ogni conforto religioso, fu gettato in una fossa di calce viva.
Furono catturati e consegnati al consolato austriaco di Ancona per essere avviati al Regno delle Due Sicilie: riuscito a fuggire, Morelli fu nuovamente arrestato rivelando, in ultimo, la sua vera identità.
Verso la metà di agosto del 1822 fu rinchiuso a Napoli al Forte dell’Ovo, dove ritrovò il compagno Silvati. Durante il processo l’accusa fu di “misfatto di cospirazione”, reato molto grave a quel tempo. Fu condannato all’impiccagione e il 12 settembre dello stesso anno ci fu l’esecuzione in piazza San Francesco.
Il corpo di Morelli, che aveva rifiutato ogni conforto religioso, fu gettato in una fossa di calce viva.
(fonte: http://www.mediateur.it/museoirpino/audio-tour-michele-morelli/)
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