sabato 17 giugno 2017

I moti del Luglio 1820 (quelli di Morelli & Silvati) passano per Tavernanova (parte II)


Tutto nel testo seguente:

DECISIONE DELLA GRAN CORTE SPECIALE DI NAPOLI SPECIALMENTE DELEGATA DA SM (DG), nelÌa Causa contro i rivoltosi di Monteforte cd Avellino per la ribellione in detti luoghi scoppiata nel 2 di Luglio 1820 

dove molte truppe provenienti da Napoli si attestarono a Pomigliano d'Arco agli ordini del generale Carrascosa (4 Luglio 1820).

Per Tavernanova probabilmente passarono anche le truppe del generale Duca di Roccaromana e quasi certamente la bandiera tricolore dei rivoltosi il 7 Luglio.

Bandiera moti 1820-21 (fonte: Corriere della Sera)
Purtroppo, come sappiamo, nel 1822 - catturati gli ideatori di questa Rivoluzione il tenente Michele Morelli e il sottotenente Giuseppe Silvati - la Corte Speciale di Napoli emise (solo per loro due) la condanna a morte.
Michele Morelli e Giuseppe Silvati
Il nostro territorio potrebbe aver visto passare questi due eroi coraggiosi!!
Infatti, sebbene alla fine dei moti il Re Ferdinando I acconsentì alla introduzione nel Regno di una costituzione sulla falsariga di quella approvata in Spagna, pochi mesi dopo, le potenze della Santa Alleanza decisero di intervenire a sostegno dei Borboni. 
Sconfitto l’esercito costituzionale ad Antrodoco (7 marzo), Morelli cercò di organizzare un’estrema resistenza tra Nola e Avellino ma il tentativo fallì. Avendo la Direzione di polizia messo una taglia cospicua sulla sua testa, sciolse il suo gruppo e insieme con Silvati si diede alla fuga. Imbarcatisi con il proposito di raggiungere l’Albania, furono costretti a sbarcare sulle coste della Dalmazia austriaca, poi entrarono in Bosnia per ritornare a Ragusa, prima presentandosi come due mercanti romani e in seguito, sotto falso nome, come ufficiali napoletani disertori.

Furono catturati e consegnati al consolato austriaco di Ancona per essere avviati al Regno delle Due Sicilie: riuscito a fuggire, Morelli fu nuovamente arrestato rivelando, in ultimo, la sua vera identità.
Verso la metà di agosto del 1822 fu rinchiuso a Napoli al Forte dell’Ovo, dove ritrovò il compagno Silvati. Durante il processo l’accusa fu di “misfatto di cospirazione”, reato molto grave a quel tempo. Fu condannato all’impiccagione e il 12 settembre dello stesso anno ci fu l’esecuzione in piazza San Francesco.
Il corpo di Morelli, che aveva rifiutato ogni conforto religioso, fu gettato in una fossa di calce viva.
(fonte: http://www.mediateur.it/museoirpino/audio-tour-michele-morelli/)

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